Bad School – The Elephant Man, di David Lynch

Il Bad School della settimana è la seconda tappa dentro la filmografia di David Lynch: The Elephant Man. Dopo Eraserhead, Lynch realizza un grande film commerciale e strappalacrime

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Spoiler Alert

“Jimmie Stewart venuto da Marte”

Eravamo rimasti al successo inaspettato di Eraserhead – La Mente Che Cancella (1977) quando non solo il film incassa 7 milioni di dollari ma soprattutto apre a Lynch le porte del cinema mainstream. Chi l'avrebbe mai detto? Stuart Cornfeld, giovane produttore esecutivo della Brooksfilm di un certo Mel Brooks (trivia per appassionati: pare che Cornfeld sia stato il punto di riferimento principale per il personaggio di Tom Cruise, produttore irabondo in Tropic Thunder di Stiller), propone Lynch a un collega in Brooksfilm impegnato nell'adattamento della vera storia del deforme Joseph Merrick (1862-1890) per il grande schermo. Il nome del collega è Jonathan Sanger. Il titolo del film sarà The Elephant Man (1980). Sanger e Cornfeld sono ben disposti nei confronti di questo bizzarro artista, pittore e scultore, con un approccio tutto suo alla settima arte. Ma il vecchio capo che ne penserà? Brooks vede Eraserhead e va fuori di testa. Dirà a Lynch: “Sei pazzo ma ti amo” e “Sei un Jimmie Stewart venuto da Marte!”. Il regista di Frankenstein Junior ha capito tutto: Lynch è un bellissimo trentenne, alto, simpatico, solare, positivo e con una faccia da americano perbene alla Jimmie Stewart (la somiglianza è forte). Difficile pensare, stando in sua compagnia, che sia il regista del disturbante Eraserhead – La Mente Che Cancella. Ma nessuno credeva anche che l'articolato e colto Wes Craven fosse il regista dell'agghiacciante L'Ultima Casa A Sinistra (1972). Lynch è pronto per il grande salto. È felicissimo di fare un film più normale, non vede l'ora di misurarsi con una produzione più professionale e sopratutto... ha bisogno di soldi, di un mestiere e di una carriera.

Stile

C'è quella stessa idea di bianco e nero pulviscolare di Eraserhead – La Mente Che Cancella anche se il direttore della fotografia è il più chiaroscurale Freddie Francis. C'è il dramma umanista vittoriano con un dottore perbene colpito dalla storia di crudeltà e violenze subite dal fenomeno da baraccone Merrick (nel film si chiama John per via di errori già presenti nelle biografie da cui è tratta la sceneggiatura) ma stavolta siamo dentro un prodotto audiovisivo commovente, classico nella sua colonna sonora (c'è lo struggente Adagio per archi di Barber) e che non si vergogna di essere, come si direbbe oggi, “buonista”. Lynch sa essere sentimentale e grazie a John Hurt (ore e ore di intenso make up per l'attore inglese prima di poter essere il “freak” Merrick), Anthony Hopkins (il dottore buono), Freddie Jones (il “padrone” cattivo di Merrick) ed Anne Bancroft (un'attrice famosa gentile con Merrick) realizza un film da lacrime su un “mostro” che mostro non è. Il successo è semplicemente strepitoso.

Conclusioni

26 milioni di dollari incassati solo in Usa (budget: 5), otto nomination all'Oscar (nessuna vittoria ma l'Academy, colpita dal make up, crea il premio apposito per l'anno dopo quando Rick Baker trionferà con Un Lupo Mannaro Americano A Londra), critica in visibilio, deformità fisica come nuovo sottogenere del dramma (Dietro La Maschera di Bogdanovich sarà una sorta di exploitation) e tante idee che verranno riprese da colleghi nel futuro (dal Tim Curry con make up leggermente “merrickiano” in Legend di Ridley Scott al Darkman di Sam Raimi). Lynch ha vinto. Può essere un regista commerciale da salotto buono. Vittoriano e non. È diventato una stella.

E quindi... perché non giocare per il prossimo progetto... con Guerre Stellari?

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