Bad School - Tetsuo, di Shin'ya Tsukamoto

Il Bad School di questa settimana è uno dei manifesti cyberpunk ovvero Tetsuo di Shin'ya Tsukamoto, molto amato dal Gabriele Mainetti di Lo Chiamavano Jeeg Robot

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Spoiler Alert

Prima

C'è uno spettatore che più di altri reagisce con entusiasmo all'affermazione finale quanto cripitica contenuta nello showdown di Akira (1988) di Katsuhiro Ôtomo. C'è qualcuno che sente più di altri in sala quel sibillino urlo finale: "Io sono Tetsuo!". Il suo nome è Shin'ya Tsukamoto, ha 28 anni, realizza corti da quando ne ha 14  e l'anno successivo alla distribuzione di Akira uscirà anche lui nei cinema giapponesi (esattamente agli inizi di luglio) con il suo primo lungometraggio girato in 16mm. Il titolo è Tetsuo, delirio in bianco e nero di carne & metallo, eros & thanatos, vendetta & fantascienza, girato in una Tokyo dove tutti corrono come pazzi a passo uno come già nel precedente mediometraggio che sa di antipasto Le Avventure Del Ragazzo Del Palo Elettrico (1987). Tetsuo sarà il film che proietterà un 29enne Tsukamoto nell'empireo dei grandi registi visionari. Si parla di cyberpunk (sottogenere della fantascienza con Blade Runner di Scott, i romanzi di William Gibson e lo stesso Akira di Ôtomo come punti di riferimento) ma anche di erotismo morboso alla Nagisa Ôshima di Ecco l'Impero Dei Sensi (1975). I personaggi di Tetsuo potrebbero diventare dei supereroi periferici come l'Enzo Ceccotti di Lo Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti (grande ammiratore del film) ma più che altro soffrono come delle bestie controllando dei corpi in mutazione dolorosa e piacevole insieme. Dentro c'è anche un pizzico di uno dei film più folli della storia del cinema ovvero Eraserhead - La Mente Che Cancella, firmato in bianco e nero da un certo David Lynch nel lontano 1977. Soprattutto per quanto riguarda un buffo personaggio.

Il Feticista Del Metallo è il figlio dell'Uomo Del Pianeta?

I personaggi di Tetsuo potrebbero diventare dei supereroi periferici come l'Enzo Ceccotti di Lo Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti

L'Uomo Del Pianeta di Eraserhead, oltre a soffrire di una brutta ed evidente forma forse aliena di dermatite, è un deus ex machina letterale nel senso che lo vediamo dare il via alla fabula lynchiana incastrato tra leve e macchinari che lui aziona con una certa implacabile fatica. Egli, come la ragazza con le guance schifose che vive dentro il termosifone sul quale il protagonista appoggia i calzini fradici, abita una dimensione tutta sua probabilmente fluttuante nello spazio. Tsukamoto pare citarlo assai in Tetsuo visto che il suo Feticista del Metallo, interpretato con un notevole brio proprio dal regista, pare trovare domicilio pure lui in dimensioni tutte sue rispetto alla realtà che lo circonda in una scala di grandezza parecchio diversa rispetto al suo abitacolo. Per esempio: una signora in metropolitana lo stuzzicherà mentre lui è contenuto dentro un groviglio di ferraglia sul pavimento della stazione. Tsukamoto pare quindi fondere nel suo primo lungo l'amore per il Sam Raimi de La Casa (la macchina da presa corre in avanti come una matta anche se a scatti e non con la fluidità della shaky cam) più tanti dolorosi piaceri di una nuova carne come ne La Mosca (1986) di Cronenberg o quella scena fantastica di Terminator (1984) in cui Schwarzenegger si cambia l'occhio mentre Cameron ci fa letteralmente sentire la puzza della pelle sintetica andata a male del suo modello T-800. Ma forse adesso è il caso di un minimo di trama.

Un minimo di trama

E' proprio così perché non è che la storia sia poi particolarmente complessa nei frenetici e rumorosi 67 minuti di Tetsuo. Il film si apre sul Feticista del Metallo, il quale è forse un fan di Abebe Bikila come il Dustin Hoffman de Il Maratoneta. E se volesse infilarsi del metallo nelle gambe per renderle più forti e quindi correre ancora più a lungo? E se cercasse di diventare Pistorius prima del tempo e senza il motivo dell'handicap? Una coppia in macchina lo investirà mentre lui sta sperimentando la dolorosa fusione cosciametallo. La coppia borghese (lui è un piccolo businessman con giacca, cravatta e occhiali di ordinanza) non solo lo centrerà in pieno percorrendo queste stradine di Tokyo anonime e periferiche ma poi, non contenta, farà l'amore davanti ai suoi occhi una volta che lo avranno caricato sull'autovettura e trascinato in un bosco per nascondere lui e il loro delitto. Rimasto vivo, il nostro Feticista del Metallo cercherà vendetta prima prendendo possesso della signora della metropolitana e poi andando a trovare il businessman a casa (conosce addirittura il suo numero di telefono).

Gloria e vita alla nuova carne!

Si esclamava così in Videodrome (1983) di David Cronenberg. Forse il Businessman sarà d'accordo visto che vedrà la sua pelle e le sue interiora farsi metallo e fil di ferro in un crescendo di metamorfosi grigia perfettamente non splatter proprio perché il bianco e nero rende tutto industriale e ferroso. Ci sarà tempo prima per dell'eros sudaticcio tra il businessman e la compagna con uso seduttivo del cibo alla Tom Jones (1963) di Tony Richardson in attesa di giungere all'esplosione dalle viscere di una trivella gigantesca al posto dell'organo genitale. Un momento geniale perché onestamente plateale e connesso con le associazioni mentali più brutali e sincere di qualsiasi spettatore, sia maschio che femmina. Tetsuo è così. Prendere o lasciare. Dopo ben 27 anni il film di Tsukamoto è ancora parecchio scatenato e punk più che cyber visto che gli effetti sonori sono fastidiosi e la colonna sonora di Chu Ishikawa ammicca agli spigolosi Einstürzende Neubauten ovvero i papà tedeschi del Raznor Nine Inch Nails. Le pochissime battute passano da "Posso sfondare una puttana come te!" a "Hai un pezzo di metallo nel cervello" a "Presto il tuo corpo diventerà metallo" a "Avrai questo corpo orribile per tutta la vita" a "Trasformiamo il mondo in una massa d'acciaio" a "Facciamo ardere la Terra con il nostro amore". Il resto sono urla e gemiti. Il finale vede l'apparizione davanti ai nostri occhi di un leviatano a metà strada tra la Cosa di Rob Bottin per Carpenter e un carro di Viareggio andare in giro per i viottoli di questa anonima periferia dopo che i corpi del Businessman e del Feticista del Metallo si sono fusi in un amplesso omoerotico con il secondo sopra a urlare e sparare e il primo sotto a sbavare e godere. Da un certo punto di vista... un happy ending.

Happy Beginning

Il film ebbe tanto successo e noi italiani lo conoscemmo presto grazie all'amore per Tsukamoto del critico dominante dei '90 ovvero Enrico Ghezzi e al Fantafestival romano, kermesse all'epoca di quantità e qualità in grado di portare il fior fiore del fantastico mondiale nella capitale d'Italia, dal primo Peter Jackson a questo primo, folgorante, Tsukamoto.

Dopo

Come è andata la carriera di questo interessante cineasta giapponese dopo Tetsuo? Due sequel di questo capolavoro datato 1989 (nel terzo Tetsuo: The Bullet Man del 2009 arriva la collaborazione con Nine Inch Nails) e complessivamente 15 lungometraggi spesso ospitati in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con lui quasi sempre tra i protagonisti come attore (non è che sia proprio Marlon Brando). Ha deluso le aspettative dopo questo primo grande film? E' diventato un regista di culto pigramente seduto sugli allori con ospitata fissa, quanto sempre meno eclatante, al Festival di turno?
Il dibattito è aperto e Tsukamoto è ancora relativamente giovane (59 anni).
Pare che l'ultimo Nobi, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2014, fosse piaciuto molto a un giurato che non ti aspetti al secolo Carlo Verdone.
A noi piace ricordare oggi il suo esordio un sacco bello.
L'unico e inimitabile... Tetsuo.

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