Bad School - Super Mario Bros, di Rocky Morton e Annabel Jenkel

Il primo Bad School del 2017 è dedicato al primo film della Storia tratto da un videogame: Super Mario Bros. Fu un disastro commerciale e critico. Ma era veramente così brutto?

Condividi
Spoiler Alert
Haters

Esiste un film del 1993 che al momento della sua uscita fu odiato da tante persone: 1) quelli che avevano amato il videogioco giapponese da cui era tratto 2) quelli che non avevano mai giocato al videogioco giapponese 3) praticamente tutti i critici cinematografici del mondo tranne il Washington Post 4) gli attori del film 5) i registi del film 6) i produttori del film. Fu considerato il peccato originale per quanto riguarda l'adattamento per grande schermo di un gioco al computer. È come se la Mela dell'Eden di Assassin's Creed non fosse stata acciuffata né dai Templari né dagli Assassini ma invece ingurgitata da qualche dinosauro cattivissimo. A proposito... lo sapevate che quei ragazzoni giganteschi non si estinsero milioni di anni fa bensì furono scaraventati in un'altra dimensione in cui avrebbero creato una città di nome Dinohattan da non confondere con Dinocittà (il progetto di Dino De Laurentiis di costruire il suo enorme, personale, teatro di posa sulla Pontina)?
È tutto vero. Lo dice Homer Simpson all'inizio Super Mario Bros.

Gamers

I giocatori principali della partita Super Mario Bros. sono Roland Joffé (regista inglese di grande successo negli '80 quando vince a 31 anni la Palma d'Oro per Mission; qui è produttore), Rocky Morton e Annabel Jankel (registi inglesi anche marito e moglie, autori di videoclip singolari e tra i creatori dell'icona anni '80 Max Headroom), 10 sceneggiatori totali di cui rimangono accreditati alla fine solo Parker Bennett, Terry Runte e Ed Solomon, gli attori Dennis Hopper (l'uomo profetizzato negli '80 da David Lynch come perfetto villain dei '90), Bob Hoskins (l'inglese che fa benissimo l'americano, e l'italiano, tanto che De Palma lo tenne in panchina per Gli Intoccabili qualora De Niro non avesse avuto tempo per Al Capone), John Leguizamo (il 29enne nativo colombiano cresciuto nel quartiere Queens della Grande Mela sta esplodendo sia al cinema che a teatro) e Samantha Mathis (lanciata da Pump Up The Volume, all'epoca è anche la fidanzata di River Phoenix quando lui muore di overdose al Viper Room la notte del 30 ottobre 1993 a cinque mesi dall'uscita nel mercato Usa di Super Mario Bros).

Caos

Dopo che Joffé è riuscito a convincere Nintendo ad accettare l'idea di un film tratto dal loro classico arcade del 1983 spin-off di Donkey Kong (due fratelli idraulici italiani, MarioLuigi, combattono nelle fogne di New York per ripulirle da Tartarughe & Co.), nel frattempo diventato Super Mario Bros. (Mario e Luigi devono liberare la Principessa del Regno dei Funghi Peach Toadstool dalla cattività impostale dal perfido Bowser), parte il vero grande problema dell'intera operazione: la sceneggiatura. Cosa fare? Come raccontare per il cinema Mario e Luigi? Sono due idraulici di Brooklyn che stentano a raggiungere la fine del mese (realismo metropolitano)? Combattono nelle fognature contro le tartarughe (horror)? Le Tartarughe Ninja, arrivate al cinema con un successone nel 1990, operano anche loro proprio sotto il suolo della Grande Mela. È il caso di creare una rivalità tra Mario & Luigi e Leonardo, Raffaello, Donatello & Michelangelo? Meglio di no. Perché non far andare i fratelli nel Regno dei Funghi per liberare la Principessa (fantasy psichedelico)? Parecchie stesure vengono approntate, modificate, rifiutate, poi accettate, poi di nuovo rifiutate. L'inizio delle riprese si avvicina sempre di più e ancora non si ha precisa in testa l'idea del film da fare. Si cerca l'avventura metropolitana fantastica alla Ghostbusters? Oppure qualcosa di più satirico (come avevano fatto Morton e Jankel per Max Headroom) utilizzando la fantascienza distopica alla Brazil? Quando Morton e Jankel arrivano sul set (parole loro) sono convinti di girare un film bello cattivello e anche piuttosto spaventoso dal punto di vista effettistico, contro società fasciste di altre dimensioni e malavitosi italoamericani che costringono idraulici onesti di Brooklyn a tirare la cinghia. Il film che loro due, Hoskins, Hopper, Leguizamo e Mathis realizzeranno veramente, con continui ritardi sul piano di lavorazione (quasi 3 mesi di riprese) e un budget diventato gigantesco (42 milioni di dollari)... non sarà quello per cui tutti e sei avevano firmato il contratto.
Sono arrivati i dinosauri.

I Walk The Dinosaur

Con un prologo piuttosto sconclusionato affidato al Dan Castellaneta voce di Homer dentro I Simpson (anche il suo cachet non deve essere stato basso) veniamo informati che i dinosauri non si sono estinti bensì vivono in un'altra dimensione dove è tutto deserto alla Mad Max tranne una città (Dinohattan) che sembra la copia coatta della Los Angeles di Blade Runner. Dennis Hopper è il Re Koopa, un t-rex che in aspetto umano ha i capelli biondo ossigenati rasati ma con striature e punte (sembra un incrocio tra Johnny Rotten dei Sex Pistols e Flea dei Red Hot Chili Peppers, il quale era presente anche lui con la Mathis al Viper Room quella notte del 30 ottobre 1993). L'obiettivo di Koopa è recuperare una pietra magica in grado di unire le due dimensioni e permettergli di dominare noi esseri umani (il Pianeta Terra del 1993 lo distruggerebbe probabilmente in tre secondi netti vista la scarsissima potenza di fuoco del suo esercito). La pietra la possiede una paleontologa di nome Daisy Toadstool (Mathis), da poco amica di due idraulici di Brooklyn di nome Mario Mario (Hoskins; il più grande, fidanzato e pragmatico dei due) e Luigi Mario (Leguizamo; giovane, timido, sognatore). Ad un certo punto si troveranno tutti e tre nella dimensione di Dinohattan dove combatteranno contro l'istrionico Re Koopa. Il film è veramente un gran casino. Accanto ad effetti prostetici dal forte valore organico come liquami piuttosto viscidi (bave fungoidi un po' ovunque che poi scopriremo essere un vero e proprio personaggio!) e t-rex squagliati che sembrano litri di slime verde (qui si cerca Ghostbusters), vedremo macchine modificate alla Mad Max, scarponi a razzo, rozzi interventi in computer graphic, macchine di de-evoluzione più adatte a giochi sulla serie b alla The Rocky Horror Picture Show che non a un film ad altissimo budget, scagnozzi di Koopa con cappotti da Armata Rossa e micro teste da rettili (la maggior parte sono uguali mentre alcuni sono dei "tipi" come i Gremlins), cuccioli di dinosauri in animatronic (Yoshi), panini di lucertola e minuscole bombe con gambe, lentissime ma più inesorabili del mostro di It Follows ("Bo-bomb!").
I fratelli (non identici come nel videogame) indossano a un certo punto le famose salopette del gioco blu-rossa e blu-verde. Ma non si capisce perché.
E Re Koopa, al massimo della tensione, si ricorda che aveva ordinato una pizza.

Lovers

L'inventore del gioco Shigeru Miyamoto disse che in fondo il film non era poi così male anche se forse aveva commesso l'errore di somigliare troppo al videogame e poco a un film in sé e per sé autonomo. Fu un intervento bizzarro perché di fronte al flop dell'uscita in sala e alle critiche al vetriolo (Siskel & Ebert lo misero in cima alla lista del Peggio del 1993) quello che indignò maggiormente i fan del videogame... era che c'erano pochissimi punti di contatto con l'arcade nato nel 1983. Forse Miyamoto voleva essere solo gentile e diplomatico. Il film Super Mario Bros. divenne una sorta di memento mori nell'ambiente per quanto riguarda il concetto di produzione senza le idee chiare. Facciamo un film per bambini o una satira sci-fi anche per adulti? È lì che qualcosa, ripetiamo, non è andato per il verso giusto. Peccato perché tante idee sono buffe, il tono è comunque divertente e Mario e Luigi sono due tizi amabili e perbene (Mario è affezionato agli arnesi del mestiere; Luigi meno). Dopo il momento dell'odio e il passare del tempo... magicamente Super Mario Bros. diventa nel nuovo secolo un guilty pleasure "so bad, but so good" con due affezionati fan come Steven Applebaum e Ryan Hoss (lui fonda il sito più dettagliato sul film nel 2007), addirittura pronti a realizzare un sequel a fumetti alle avventure di Mario, Luigi e Daisy. Già... un sequel. L'edizione italiana di 8 minuti più breve rispetto a quella Usa perde quel divertente omaggio al finale di Ritorno Al Futuro con Daisy che torna a Brooklyn per avvertire i fratelloni (diventati per i media Super Mario Bros.) che c'è ancora bisogno di loro nell'altra dimensione. Applebaum e Hoss si sono divertiti, con l'aiuto di uno degli sceneggiatori originali come Parker Bennett, a realizzare quel Capitolo II attraverso il coinvolgimento di alcuni fumettisti. Il pubblico italiano dunque non vede nel 1993 quell'ammiccamento al finale del capolavoro di Zemeckis, come tante altre scene divertenti presenti nell'edizione Usa da 104 minuti (è in arrivo tra pochi giorni un nuovo, definitivo, blu-ray), compresa la scena post credit con i cugini prima-scemi-poi-intelligenti di Koopa, Iggy e Spike, allettati da due giapponesi pronti a proporre loro una versione di loro stessi sotto forma di videogame.
"Come lo chiamereste il videogioco?" chiedono i giapponesi ai due sul divano.
"The Super Koopa Cousins!" (Fisher Stevens e Richard Edson spaccano per tutto il film).
Buon titolo. Magari avrebbe avuto più successo di Super Mario Bros.
Ci riferiamo al film.

Continua a leggere su BadTaste