Bad School - Una Storia Vera, di David Lynch

Il Bad School della settimana è Una Storia Vera di David Lynch. Prima volta prodotto da Disney e senza divieti di censura. È un ritorno al successo.

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Spoiler Alert

Prime volte

Cosa ci può essere di più bello per un vero artista... se non provare nuove, radicali, esperienze artistiche e professionali a 56 anni di età? Quattro “prime volte” per Lynch in occasione dell'ottavo lungometraggio Una Storia Vera: 1) il film è prodotto dai “familisti” della Disney 2) la pellicola è censurata G dalla MPAA ovvero per tutti 3) Lynch non è autore né del soggetto né della sceneggiatura 4) il film viene girato seguendo la linearità cronologica della sceneggiatura (un vezzo che appartiene solo a Ken Loach in modo fisso e che, di solito, aumenta non poco i costi di produzione). Il soggetto è di una sua collaboratrice storica al secolo Mary Sweeney, coadiuvata in sceneggiatura da John Roach. Una Storia Vera, scusateci per il gioco di parole, è tratto da una storia vera come The Elephant Man: nel 1994 il settantatreenne reduce di guerra Alvin Straight attraversa l'Iowa e il Wisconsin a bordo di un taglia erba. Quasi 390 km percorsi alla velocità di 8 km orari di media.
Perché? Per andare a trovare il fratello.

Stile

Dopo il film più acido della carriera (Strade Perdute, non a caso paragonato dai fan al primo Eraserhead – La Mente Che Cancella), ecco arrivare l'opera più dolce. Alvin decide di andare a riparlare con il fratello dopo anni di odio perché ha saputo che il parente ha avuto un infarto. La storia, la strada, il road movie, gli incontri, la colonna sonora (13esima collaborazione con Badalamenti), la recitazione dell'attore principale sono come il cognome del protagonista: “straight”. Un termine importante della lingua inglese perché può spaziare da “diretto” a “onesto” passando per “eterosessuale”, “pulito” (ovvero Disney), “dritto”, “preciso” e, in chiave dispregiativa, “antiquato”. Impossibile non cogliere l'ironia dietro l'operazione. Ma come? L'artista Lynch spesso definito “perverso”, “contorto” e “depravato”... diventa “straight”. In realtà i veri lynchiani sanno che l'uomo ha diretto lo strappalacrime The Elephant Man, di cui questo film è fratello “straight” perché parla anch'esso di forza di volontà, problemi fisici (il corpo del vecchio protagonista è marcio e corrotto) e orgoglio messo da parte per superare un'idea di noi stessi cui ci siamo pericolosamente abituati (se siamo posseduti dall'odio, è come essere dei mostri). Alvy viaggia e incontra. Chi? Ciclisti, donne che investono cervi, autostoppiste incinte, preti. Il finale è da brividi e simile a quello della prima stagione di True Detective: due uomini vissuti si ritrovano sotto il cielo stellato con un passato rancoroso alle spalle e la pace, finalmente, sopra le loro teste.

Conclusioni

Il film genera amore puro. Lynch-Disney è qualcosa di organico e nonostante ci si aspettasse di più al botteghino (costato 10 milioni di dollari, incassa solo 6 in Usa ma supera ampiamente i costi con l'incasso e le vendite worldwide), Una Storia Vera rifà innamorare il mondo di questo sacro pazzo che mette da parte l'oscurità per regalarci la calda luce delle stelle. Molto bene in Concorso a Cannes (ma niente premi) e nomination Oscar per Richard Farnsworth (la seconda per lui dopo Arriva un cavaliere libero e selvaggio di Pakula) nel ruolo di AlvyFarnsworth (il più vecchio mai nominato nella categoria Miglior Attore dall'Academy Award) entra in connessione così forte con la storia di Alvy da lavorare in condizioni fisiche pessime (proprio come il suo personaggio), regalarci una prova da lacrime e poi morire, suicidandosi dignitosamente giusto un anno dopo per via di un cancro devastante che aveva invaso il corpo.

Una Storia Vera è un grande Lynch che si fa piccolo-piccolo dietro la storia e Farnsworth-Alvin. È l'ennesima rinascita di un grande artista. La strada può anche non essere perduta ma dritta, semplice e davanti ai nostri occhi.

In poche parole... straight.

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