Bad School - Spartacus, di Stanley Kubrick

Il Bad School è Spartacus di Stanley Kubrick, film che permette a Dalton Trumbo di firmare lo script col suo vero nome dopo l'ostracismo subito dal maccartismo

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Spoiler Alert

La disfatta di Spartaco è diventata la vittoria dell'uomo

C'è un film nella storia del cinema che fu un'esperienza 70mm alla The Hateful Eight, girato in Super Technirama 70 con overture, intermission e scene tagliate dalla censura perché considerate scandalose in chiave omosessuale e splatter. Esistono ben tre versioni di questo kolossal: quella da 184 minuti uscita in sala il 7 ottobre 1960, quella da 161 minuti re-distribuita nel 1967 e quella da 197 minuti tornata nei cinema il 26 aprile del 1991... in cui Anthony Hopkins imita la voce di Laurence Olivier.
Il film racconta, senza grande attendibilità storica, le gesta di uno schiavo proveniente dalla Tracia nel I secolo a.C.
Il suo nome era Spartaco.
Lo sceneggiò un nordamericano comunista.
Il suo nome era Dalton Trumbo.

Dlin Dlon (da L'Ultima Parola - La Vera Storia di Dalton Trumbo)

E' il campanello della casa di Dalton Trumbo, sceneggiatore perseguitato dalla Commissione Attività Antiamericane semplicemente perché appartenente a una certa ideologia politica. Tutto comincia nell'ottobre del 1947 quando quello che non era un reato (essere iscritto al Partito Comunista) lo mette in grossa difficoltà. Lo processano, lo invitano a fare i nomi dei suoi complici, lo imprigionano e costringono a non lavorare più per Hollywood. Lui comunque non si dà per vinto e firma fino alla metà degli anni '50 parecchi copioni con pseudonimi vari, arrivando addirittura a vincere due Oscar con gli script di Vacanze Romane (1953; lo avrebbe firmato per lui l'amico Ian McLellan Hunter) e La Più Grande Corrida (1956; con il nome finto di John Rich). Improvvisamente, dopo anni di ostracismo e sceneggiature scritte di nascosto, Trumbo riceve due visite importanti che lo aiuteranno ad uscire dall'ombra.
Dlin dlon.
Nel dicembre 1958 arriva sul suo uscio di casa il regista tedesco Otto Preminger, il quale gli offre di sceneggiare per lui Exodus (1960). Prima Trumbo aveva ricevuto un altro "dlin dlon" ed era quello di Kirk Douglas (interpretato in L'Ultima Parola - La Vera Storia di Dalton Trumbo da un eccellente Dean O'Gorman già visto nei panni del nano Fili nella trilogia Lo Hobbit di Peter Jackson).
Douglas lo va a trovare a casa di sera per conto suo (Preminger sarebbe arrivato nel 1958 con l'autista) e di punto in bianco gli offre di scrivere la sceneggiatura di un film che potrebbe avere una stretta relazione con la vita tormentata dello screenwriter comunista.
Si parla di uno schiavo ribelle pronto a combattere contro l'antica Roma repubblicana, di un potere che non vuole rendere gli uomini liberi e di un ideale di uguaglianza tra pari contrapposto all'idea di società dominata dalle classi sociali più agiate.
Trumbo comincia subito ad eccitarsi e chiede a Douglas il titolo.

Spartacus

Douglas vuole "vendicarsi" di William Wyler, il quale lo aveva scartato come Ben-Hur preferendogli Charlton Heston

Un giovane ma già cocciuto Stanley Kubrick viene ingaggiato di corsa dalla star anche produttore Kirk Douglas (con la sua Bryna Productions) al posto di Anthony Mann dopo che il quarantatrenne papà di Michael e il trentunenne futuro regista di Arancia Meccanica si erano reciprocamente apprezzati sul set del kubrickiano Orizzonti di Gloria (1957). Douglas vuole "vendicarsi" di William Wyler, il quale lo aveva scartato come Ben-Hur preferendogli Charlton Heston. L'attore-produttore è convinto che interpretando Spartaco dimostrerà a Wyler che errore grave commise nel non scritturarlo come protagonista. Kubrick vuole già misurarsi con un kolossal epico in costume da svariati milioni di dollari di budget. Lo scrittore autore del romanzo di cui Douglas comprò i diritti, Howard Fast, era stato messo anche lui in prigione perché comunista. Lo sceneggiatore voluto con forza da Douglas, Dalton Trumbo, era stato anche lui inserito nella black list e, come detto, aveva subito pesantemente l'intervento della Commissione Attività Antiamericane. Il film assume dunque un valore emblematico e assai interessante. Al suo interno albergano feroci ambizioni di rivalsa personale (Douglas), incandescente volontà di potenza (Kubrick) e, sul fronte degli "scrittori", la possibilità sia per Fast che per Trumbo di arrivare a una catarsi cinematografica che possa diventare anche politica e sociale attraverso giammai l'abiura bensì l'enfatizzazione metaforica di quella ideologia che tanto li aveva messi in difficoltà e che ora poteva tornare ad essere rivendicata con forza, su uno schermo gigantesco e per un vastissimo pubblico, sia dallo scrittore che dallo sceneggiatore.
La produzione di Spartacus è dunque un crocevia storico gigantesco di tante affascinanti strade tortuose e strategie personali che sanno farsi anche destino collettivo in degli Stati Uniti ormai pronti a superare il cupo maccartismo del dopoguerra anche attraverso la presenza di un rilassato John Fitzgerald Kennedy alla Casa Bianca, protagonista di un momento altamente significativo nel film di Jay Roach su Dalton Trumbo: sarà proprio JFK a dichiarare chiusa la stagione della caccia alle streghe della Commissione Attività Antiamericane ignorando i picchetti di protesta degli anticomunisti alla prima di Spartacus del 6 ottobre 1960 presso il De Mille Theatre.
E' quindi un film il cui vero senso cinematografico sta quasi più nell'avventurosa produzione affidata a un Kirk Douglas dalla statura eroica (nel film di Roach è un vero e proprio irresistibile cavaliere senza macchia e senza paura al fianco di Trumbo & Co.) piuttosto che nel risultato finale? Il dibattito è ancora aperto.

Io Sono Spartaco

Un'affermazione che Kubrick non condivise mai in relazione alla sua filmografia. Lui ha sempre detto... di non essere Spartacus o meglio di non vedere in Spartacus un film che rappresenti al 100 per cento la sua idea di cinema. Senza possedere il final cut e costretto ad un punto di vista nei confronti del protagonista per lui tropo buonista (gli scontri con Douglas erano tutti sulla natura troppo nobile e senza ombre del leader degli schiavi considerato da Kubrick personaggio troppo retorico e poco affascinante), il regista ebbe più di un problema con la sua star durante le riprese per non parlare del direttore della fotografia Russell Metty, più volte secondo la sua opinione umiliato dal giovane director nato nel Bronx perché di fatto impossibilitato a fare il suo mestiere vista la straordinaria capacità kubrickiana di occupare anche il ruolo di operatore e d.o.p.
Sul set volarono letteralmente gli stracci. I tre super-attori inglesi, nonché anche registi, voluti per interpretare i senatori romani togati Crasso (Laurence Olivier), Gracco (Charles Laughton) e il commerciante di gladiatori Batiato (Peter Ustinov) misero in più di un'occasione in discussione il regista ai tempi delle riprese solo trentunenne, nonché la stessa sceneggiatura di Trumbo a loro detta troppo concentrata sulle gesta di Spartacus e poco sui loro personaggi. Ma di cosa parla il film?

Ideologie

La decadente Repubblica romana (occhio al volto pieno di crepe di una statua nei titoli di testa di Saul Bass) è dilaniata al suo interno dalla corrente progressista di Gracco, più vicina alle istanze del popolo qui chiamato plebe, e dall'ala conservatrice incarnata alla perfezione da Crasso e dalla sua onnipresente collana d'oro dalla forma lasciva, simboli di una classe patrizia che non vuole prendere in considerazione i più umili continuando a guardarli, e governarli, dall'alto verso il basso. Sia da un punto di vista politico che sessuale (celeberrima la scena a base di lumache e ostriche in cui il Crasso di Olivier cerca di sedurre l'Antonino di Tony Curtis, tagliata nel 1960 e reintrodotta nel final cut della versione restaurata del 1991 con Anthony Hopkins pronto a doppiare il da poco deceduto Olivier).

Interessante che prima che il tracio Spartaco guidi e raccolga gli schiavi contro Roma... Crasso non distingua esattamente il suo volto una volta in visita a Capua presso la scuola di gladiatori di Batiato in compagnia del protetto Marco Publio Glabro (John Dall, protagonista del capolavoro serie b La Sanguinaria, scritto da Trumbo con pseudonimo Millard Kaufman per i rozzi produttori King Brothers), Elena e Claudia Marzia. Il patrizio Crasso osserva i gladiatori sotto di lui senza memorizzarne i connotati. Per lui non sono uomini degni di una specifica identità. Questo servirà intelligentemente in sceneggiatura per arrivare al momento in cui Crasso che non sa chi sia Spartaco ovvero un ottimo escamotage per giungere alla scena madre più importante del film in cui tutti gli schiavi ribelli dicono all'unisono: "Io sono Spartaco" e, attraverso la solidarietà, non tradiscono il leader rivoluzionario cercato tra i prigionieri da un furente Crasso. Un istante di grande cinema poi in futuro ripreso da mille film, da In & Out ("Io sono gay") allo spietato ribaltamento parodico dei Monty Python di Brian di Nazareth ("Io sono Brian!"). Dalton Trumbo era stato tradito da molti ex amici (nel film di Roach ci si concentra sulla delazione contro di lui da parte di Edward G. Robinson) durante gli anni del maccartismo per cui immaginiamo il suo desiderio di proporre qualcosa di diametralmente opposto (ogni schiavo è disposto a morire pur di non consegnare Spartaco) in quel film che lo avrebbe definitivamente riabilitato chiudendo la stagione delle orribili black list. Quando il gladiatore africano Draba il Negro (Woody Stroode) deciderà di non uccidere Spartaco ma addirittura scalare le gradinate dell'arena per uccidere i vili padroni romani... il tracio capirà che dovrà diventare un soggetto politico a sua volta in grado di sacrificare se stesso per il bene di una nuova comunità di uomini e donne antagonisti all'ideologia classista romana.

Chiuso vs. Aperto

Ottomila comparse impiegate poco fuori Madrid da Kubrick e troupe per la grande battaglia tra l'esercito di Spartaco e le coorti di Crasso

I romani discutono sempre al chiuso e sotto il tetto del Senato, o delle loro case bellissime, pronti a usare l'arma dell'ironia e del doppio gioco. Gli schiavi guidati da Spartaco abitano le campagne in un idillio bucolico anti-metropolitano. Spartaco gioca apertamente con l'amata Varinia (Jean Simmons) ridendo come un matto e rotolandosi con lei nei prati. Nella comunità utopica degli schiavi c'è gaia comicità fisica (gag di Spartaco e Antonino con le uova) mentre a Roma domina un velenoso humour verbale.  I senatori romani non mostrano mai i loro reali sentimenti soprattutto durante i dibattiti in aula in cui si consuma lo scontro tra Gracco e Crasso con il giovane Giulio Cesare di un muscoloso John Gavin pronto in un amen a passare dal fianco del primo a braccio armato del secondo. Peter Ustinov si diverte a riscrivere alcune scene tra il suo Batiato e Gracco, specie quella in cui i due trovano nella grassezza reciproca non solo una prova della loro sintonia umana ma anche la spiegazione del perché il "grasso" aiuta gli uomini politici ad essere maggiormente comprensivi e di buon senso (viene in mente il monologo delirante del Napoleone di Ian Holm ne I Banditi del Tempo di Terry Gilliam in cui il despota francese sostiene che tutti i più grandi capi dell'umanità fossero bassi come o addirittura più di lui).

Il suo nome era Dalton Trumbo

Cosa ci lascia il film? Ottomila comparse impiegate poco fuori Madrid da Kubrick e troupe per la grande battaglia tra l'esercito di Spartaco e le coorti di Crasso in cui c'è pure un pizzico di splatter (il braccio amputato di un soldato romano produce qualche schizzo rosso; momento prima tagliato e poi reintrodotto nella versione del 1991), tanti giganteschi ego coinvolti, conflitti interni, budget alle stelle (si raggiungono i 12 milioni di dollari), finale con assonanza cristologica voluto con forza da Douglas (Spartaco viene crocefisso come Gesù Cristo), quattro Oscar vinti (Fotografia, Scenografia, Costumi e Peter Ustinov come Non Protagonista) e buon successo al box office (60 milioni di dollari worldwide nel 1960-1961). Ma qual è oggi il motivo principale per cui dobbiamo ricordare questo kolossal problematico? Forse la grande scena più volte copiata e rimodellata da altri di "Io sono Spartaco" e sicuramente la grande battaglia condotta da Kirk Douglas per far firmare senza pseudonimi la sceneggiatura a Dalton Trumbo, riabilitandolo del tutto e scrivendo di fatto la parola fine al cupo periodo della Commisione di Attività Antiamericane (sarebbe stata sciolta nel 1975, un anno prima la morte di Trumbo).
Lo screenwriter comunista disse commosso a fine lavorazione: "Grazie, Kirk, per avermi restituito il mio nome".
Il suo nome era Dalton Trumbo.

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