Bad School - Il Rompiballe, di Édouard Molinaro

Nel 1973 nasce François Pignon, maschera formidabile dell'idiota distruttore della tranquillità altrui. Checco Zalone è uno dei suoi figli

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Spoiler Alert

Inizio

Colpisce ancora molto l'inizio de Il Rompiballe (1973), prima avventura cinematografica della maschera François Pignon perché, come Quasi Amici (2011) di Toledano & Nakache, comincia proprio come un thriller. Si apre con una Citroën DS 19 nera che esplode (doveva aprirla il proprietario scomodo testimone a un maxiprocesso al secolo Louis Randoni), telefonate tese, omicidi, cruciali arrivi all'aeroporto e un killer professionista con la faccia da vero duro di Lino Ventura in viaggio verso Montpellier. Quindi la commedia, a livello di gag e tono, non pare proprio aver voglia di fare capolino. La presenza di Ventura, mitico duro di origini italiane del cinema francese dai tempi di Grisbì (1954) di Jacques Becker, conferma allo spettatore la credibilità della proposta cinematografica. Apparentemente... sembra proprio un thriller poliziesco con attentati, malavita e killer professionisti come l'incipit di A Qualcuno Piace Caldo (1959) di Wilder. Poi al minuto 12 entra in scena il nostro eroe petulante e depresso François Pignon, il quale possiede delle inquietanti statuine di plastica (dopo saranno protagoniste del momento forse più comico di tutta la pellicola) in una macchina adornata anche con delle margheritine di campo arancioni (anch'esse di plastica). I suoi tergicristalli fanno un rumore molto buffo.
Anche lui sta andando a Montpellier come il killer Ralf Milan di Ventura.
Ma non per uccidere.

Il suicida e l'omicida

Il nostro Checco Zalone riesce a essere anche più brutto di lui... ma di poco

Lo sceneggiatore trentaseienne Francis Veber, autore della pièce teatrale originale, propone subito al regista quarantacinquenne Édouard Molinaro (diventerà assai celebre con Il Vizietto) un abbinamento esilarante. C'è chi va a Montpellier per suicidarsi (Pignon) e chi va a Montpellier per uccidere (Milan). Molto intelligente il montaggio alternato delle due ritualità. L'universo maschile è quindi diviso in due categorie: vittime e carnefici o prede e predatori. Pignon pare appartenere alla prima categoria perché è un venditore di camicie tradito dalla bella moglie cavallerizza (lei lo considera un perdente) mentre Milan è un titolare fisso del club dei vincenti in quanto killer di poche parole capace di dominare e sottomettere il mondo che lo circonda. Collocare questi due universi maschili agli antipodi come vicini di stanza in un albergo è un'idea geniale perché in questo modo Veber creerà subito il pretesto per una connessione tra i due (il sospettoso Milan è subito incuriosito dagli strani rumori che sente provenire dal dirimpettaio Pignon), vera e propria scintilla scatenante per 80 minuti di perfetta commedia di situazione in costante crescita comica aiutata non poco, a ben pensarci, dal montaggio secco e clima asciutto organizzato da Molinaro e staff tecnico (c'è un direttore della fotografia da Nouvelle Vague come Raoul Coutard). Pignon (il cantautore belga Jacques Brel) ha i dentoni, una faccia cavallina, orecchie a sventola e capelli sporchi (il nostro Checco Zalone riesce a essere anche più brutto di lui... ma di poco). Milan è autorevole (Ventura aveva cinquantaquattro anni), severo, con un volto scolpito nella pietra e un naso schiacciato da pugile.
Come potrebbe essere mai possibile che il primo riesca a mettere k.o. il secondo?

Bromance fatale

Le automobili dicono molto degli uomini ed è attraverso alcune idiosincrasie automobilistiche che Milan farà la conoscenza con la potenzialità assassina del passivo-aggressivo venditore di camicie François Pignon. La prima volta che Ventura guarda seriamente allarmato Brel è quando Pignon lo spinge a sfasciare il portabagagli di una macchina altrui convinto che sia la sua per poi correggersi con estrema nonchalance lasciando il killer letteralmente di stucco. Grandissimo momento. Da quello sketch in poi Pignon diventa il killer e Milan la vittima. Straparlando del più e del meno senza capo né coda (dalla sua triste storia d'amore a fantasie di paternità), saltando volutamente dei distributori di benzina Esso e Total perché fedele solo a benzinai Fina ("Per le statuine di plastica") e mostrando mano a mano una psicopatologia ben definita e letale (in questo la maschera Pignon è molto più simile al prevaricatore menefreghista Checco Zalone che non al travet Ugo Fantozzi), nonché un'autostima dalle parti della totale mania di grandezza. Pignon distruggerà la vita di Milan come Checco Zalone annienta in Che Bella Giornata (2011) Ivano Marescotti e nell'ultimo Quo Vado? la bella e tenace Sonia Bergamasco. Chi è il gemello di Pignon da questo punto di vista? Ma l'Ispettore Clouseau del gigantesco Peter Sellers, ovviamente. Quindi ricapitolando: più complessato di Totò (forte e nerboruto perché figlio di Pulcinella) ma molto più spietato di Fantozzi (perché pericoloso egomaniaco represso) e in un certo senso padre meno aggressivo di Checco Zalone (Pignon è più educato e non figlio della deregulation morale dell'Italia degli ultimi 20 anni madre incosciente di Zalone), questa maschera mostra il suo lato più mostruoso in una seconda parte dove azzanna la vita di Milan con i suoi dentoni giganteschi. Gran finale stile Psyco con un vero e proprio amor fou malaticcio di natura bromance (fortissimo sottotesto omosessuale) dove i due maschi appartenenti inizialmente a mondi opposti si sono ormai scambiati i ruoli (bello quando Pignon misura il collo di Milan per fargli una camicia simulando con il metro un'idea di impiccagione del killer) e passeranno insieme tanti anni in prigione con François sempre più felice di stare accanto a Ralf. Che il nostro Pignon abbia rinunciato alla moglie riconquistata (!) per passare anni in galera accanto a Milan e altri omaccioni pericolosi... non fa che rendere il suo personaggio ancora più sottilmente inquietante.

I tanti Pignon di Veber

Il film fu un successone. Tre milioni e mezzo di spettatori in Francia, un remake hollywoodiano firmato da un certo Billy Wilder nel 1981 (Buddy Buddy con Lemmon-Matthau; meno bello dell'originale) e l'inizio della vita di François Pignon, qui interpretato alla grande dal cantautore belga Jacques Brel e poi in seguito impersonato da Pierre Richard (Les Compères - Noi Siamo Tuo Padre, 1983; Due Fuggitivi e Mezzo, 1986), Jacques Villeret (La Cena Dei Cretini, 1998), Daniel Auteuil (L'Apparenza Inganna, 2001), Gad Elmaleh (Una Top Model Nel Mio Letto, 2006) e Patrick Timsit (Il Rompiballe, 2008).
Non si può ricordare Pignon senza ricordare suo papà al secolo Francis Veber, regista di tutti questi film elencati qualche riga sopra con Pignon protagonista. Il cinema di maschere comiche è molto diverso dal cinema dei comici. Di Pignon originali francesi ne esistono 7 + 2 apocrifi "Pignon americani" (leggi: con un cognome diverso) interpretati da due pezzi da novanta come Jack Lemmon e Robin Williams. Esiste un Pignon movie anche a Bollywood.
Quanti Checco Zalone avremo il piacere di analizzare e ricordare?
Per ora siamo arrivati già a quattro.

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