Bad School - Rocky IV, di Sylvester Stallone

Il Bad School della settimana è Rocky IV interpretato e diretto da Sylvester Stallone. È il film in cui muore Apollo Creed

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Spoiler Alert

Prima

Prima di scaricare i pomodori, prima di guardare in cielo se un giovane usa l'espressione "cloud" (ma quanto è comico Rocky?), prima di aspettare fremente che qualcuno bussi alla porta quasi rovinando una sorpresa (ma quanto è tenero Rocky?) e prima di prendere la sedia incastrata tra i rami di un albero per parlare al cimitero con le lapidi di Adriana e Paulie... Rocky Balboa era nel 1985 un uomo di 39 anni pronto a diventare l'icona statunitense perfetta in grado di mandare al tappeto il comunismo, eterno rivale Usa fin dai tempi della fine della Seconda Guerra Mondiale e anche prima. Nel 1985 Rocky Balboa non è un vecchietto fiero, perbene, dolce ma anche un po' rimbambito come in Creed - Nato per Combattere. Ben trenta anni fa... Rocky è un Re giovane e forte. E' un sovrano che regna sulla sua dinastia. E' infatti arrivato a portare il titolo di Rocky IV, film scritto, diretto e interpretato dallo stesso Sly. Nella pellicola sarà un uomo vigoroso e molto oleato (come si usava all'epoca) avvolto nella bandiera a stelle e strisce in una notte volutamente natalizia del 25 dicembre in quel di Mosca (mai dimenticare che il primo Rocky si apre con l'inquadratura di un crocefisso, come simbolo di sacrificio per la collettività e segno di cattolica provenienza del personaggio). Sarà pronto a sopportare il pubblico moscovita mentre gli tifa contro e sarà poi pronto a far applaudire come per un moto condizionato un simil-Gorbaciov in tribuna. Il vero Gorbaciov sarà lui a dare delle mazzate al comunismo a colpi di glasnost' e perestrojka a partire dal febbraio 1986. Nel novembre del 1985, invece, esce Rocky IV nelle sale del nordamerica. Rocky in quel momento è un imperialista? Certamente no. E' uno strumento di propaganda? Certamente sì. E' il motore della propaganda. E' lui che decide di esserlo. E' lui che sceglie di esserlo. Rocky IV è esplicito a partire delle prime immagini fortissime di due guantoni con le bandiere ben impresse sopra. Non vediamo due pugili fronteggiarsi ma due paesi, due ideologie, due nazioni, due propagande.
L'uomo inizialmente non c'è. Poi verrà fuori.

Il Drago Ivan, in realtà, è il Frankenstein di Karloff

Ivan è un mostro? Ivan è un drago come Smaug? No. Ivan Drago è Boris Karloff ovvero Frankenstein. Stessa altezza vertiginosa, stessa faccia malinconicamente inespressiva, stessa cattività del "mostro" sottoposto a punture, test e macchine che lo pompano costantemente come fosse un prodotto tecnologico e non un semplice essere umano. Come Frankenstein, il boxeur russo Ivan praticamente non ha diritto alla parola (avrà tre battute in tutto il film) e come Frankenstein, a un certo punto, si ribellerà contro il suo creatore e contro un esterno che lo vuole sempre controllare e indirizzare come fosse un automa (la dialettica tra natura e macchina è presente nel film attraverso anche un droide regalato da Rocky a Paulie + il montaggio contrapposto dei due allenamenti in Unione Sovietica).

Un altro Stallone, un altro regista, un altro uomo e un altro nordamericano di un'altra epoca (per esempio: questa)... avrebbe sicuramente trattato Ivan Drago con più pietas nel finale. Perché pur sentendosi questo sapore malinconico e "karloffiano" in due o tre momenti del film, Sly decide comunque di andarci giù duro e da lucido regista di un film di propaganda sa che non può regalare al suo avversario quella finestra di comprensione umana post-sconfitta che è un tema, e un topos, fondamentale della saga balboa. Quand'è che Ivan perde l'incontro contro Rocky? Quando va al tappeto? Assolutamente no. Egli perde quando urla al suo popolo in russo: "Io combatto per me stesso". Ecco: mentre Balboa aiuta i russi a rialzarsi quando cadono con i calessi in mezzo alla neve e mentre Balboa decide di allenarsi fuori casa in un posto che ricorda la Siberia (leggi: Rocky sceglie la Russia più marginale e soprattutto la Russia della deportazione dei dissidenti nei confronti del regime comunista)... Ivan urla a tutta l'U.R.S.S., nella sua lingua madre, il proprio individualismo e il proprio tradimento degli ideali comunisti dove il bene collettivo viene sempre prima del singolo individuo. Prima Ivan Drago era, parole dello speaker, "un uomo che ha nel suo angolo tutta la nazione". Alla fine rimarrà solo perché confesserà di pensare esclusivamente a se stesso. Il pubblico moscovita amerà Rocky perché Balboa, invece, non combatte mai solo per se stesso. Perché Balboa, nonostante non sia comunista, è un uomo del popolo capace e voglioso di stare tra il popolo. Questo è il colpo finale che distrugge il Drago.

Non i montanti montati con energia. A proposito di montaggio...

We're gonna need a montage! Anzi...facciamo 4

Citiamo il geniale momento musicale di Team America (2004) in cui Trey Parker ci ricorda quanto effettivamente sia importante avere un montaggio ovvero una sequenza ritmata da una bella canzone pop in cui l'eroe di solito si prepara alla grande battaglia attraverso un allenamento serratissimo e coordinato tra musica e immagini (il massimo dell'adrenalina per l'espressività audiovisiva). La saga Rocky, ovviamente, era citata in quella canzone dentro Team America. Forse il franchise Balboa contiene alcuni dei montaggi più passionali e coinvolgenti degli ultimi anni. E allora analizziamoli i famosi montaggi di Rocky IV senza dimenticare che, anche da questo punto di vista, Stallone ha voluto fare le cose in grande perché invece di un montaggio... ne ha messi addirittura quattro!

Primo montaggio: è un momento cupo e riflessivo che attanaglia la mente di Rocky mentre guida la sua Lamborghini di notte senza essersi tolto la cravatta. Dopo la bella chiacchiera con Adriana con lei sopra le scale e lui sotto sprofondato nell'ombra... Rocky sfreccia nella notte ricordando il bromance con Apollo Creed (è chiaro che Ben Stiller e Owen Wilson scimmiottavano quegli abbracci e quelle corse in spiaggia nella loro parodia di Starsky & Hutch), la morte dell'amico per mano di Ivan Drago, i momenti d'amore con Adriana, la morte di Mickey e i cazzotti ai quarti di bue. Tanti attimi emblematici di Rocky (1976), Rocky II (1979) e Rocky III (1982). Stallone non sapeva se la saga sarebbe continuata o no e questo primo montaggio, oltre ad essere tenebroso (Rocky si vede cadere a terra come Apollo), è anche estremamente crepuscolare. Sembra proprio che la missione all'estero che Rocky ha deciso di accettare volando verso l'Unione Sovietica per vendicare Apollo... possa essere l'ultimo combattimento del patriota Usa denominato lo Stallone Italiano e quindi... l'ultimo film. La canzone No Easy Way Out di Robert Tapper enfatizza nel montaggio il cul de sac esistenziale e senza sbocco in cui si è infilato Balboa.

Secondo montaggio: Rocky è in Unione Sovietica e si allena in mezzo alla neve e alla natura mentre Ivan è legato a macchine e confinato negli spazi asettici di palestre ricche di flare (e se fosse la sequenza della saga più amata da J.J. Abrams?). Rocky aiuta i russi in mezzo alla neve, sega i tronchi e butta giù gli alberi (mentre Ivan butta giù esseri umani). E' l'inizio della riscossa per il nostro ragazzo. La musica è strumentale per un montaggio che comincia a far vedere un barlume di luce e speranza nel futuro di Rocky. Soprattutto... la connessione con il popolo russo, capace di apprezzare un americano così pazzo da fare footing in mezzo alla neve alta con ai piedi degli scarponi da montagna.

Terzo montaggio: con Heart's on Fire di John Cafferty a palla, il montaggio degli allenamenti si fa più adrenalinico con Rocky che sfoggia una barba alla Steve Reeves de Le Fatiche di Ercole (1958) mentre è sempre nella catapecchia in mezzo alla neve a differenza di un Ivan ancora legato a mille macchine e per di più siringato con sostanze a noi oscure e forse dopanti (ironia: sarà Sly ad essere fermato e multato nel 2007 per aver importato in Australia 48 fiale di ormoni illegali). Rocky in questo montaggio è così gasato che seminerà la Mercedes del Kgb (Vladimir Putin nel 1985 aveva 32 anni e faceva l'agente del Kgb in Germania dell'Est) che lo segue da quando è atterrato nel paese. In assenza delle scale di Philadelphia lo vedremo scalare da solo una montagna e poi urlare: "Draaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaago".

Quarto montaggio: quello finale. Rocky e Ivan se le danno di santa ragione dentro il ring con Rocky che quasi deve fare un saltino per colpire il russo in volto vista la differenza d'altezza tra i due (Lundgren: 196 cm; Stallone: 177cm). Rocky combatte sempre allo stesso modo: caracolla come un ubriaco dentro il quadrato con la guardia bassa mentre ha una capacità pazzesca di incassare e sopportare il dolore ("Non fa male!" sarà uno dei tormentoni in edizione italiana del film insieme al mitico "Ti scpiezzo in due" del doppiatore Alessandro Rossi molto diverso dalla battuta originale di Ivan: "I Must Break You" dove si sente ancora tutta la costrizione del Frankenstein mostro di laboratorio prigioniero dei suoi creatori e obbligato a uccidere). I due si picchiano in mezzo a slo mo, prese wrestling (e la mente non può non andare al mitologico incontro Rocky Balboa vs Hulk Hogan in Rocky III), i famosi cazzotti che ti scuotono tutto al ralenti facendoti spruzzare attorno sudore e/o sangue (quanto erano liquidi gli anni '80). Il montaggio si chiude al round 15 quando il pubblico comincia a urlare: "Rocky! Rocky! Rocky!" e Ivan Drago sarà così scosso dal punto di vista psicologico da confessare tutto il suo individualismo in diretta tv (tra i telespettatori in Usa anche Rocky Junior qui interpretato da Rocky Krakoff).
E' chiara adesso la certezza che il Rocky trascinatore di folle siberiane... ha conquistato anche Mosca e un sosia di Gorbaciov si alzerà e applaudirà in tribuna Balboa come faceva il nazista Max Von Sidow nei confronti di Pelè in Fuga per la Vittoria (1981) dopo che il brasiliano aveva segnato in rovesciata tenendosi una mano sul cuore dolorante. Che poi il vero Gorbaciov, e non tanto Rocky Balboa, sia stato dal febbraio del 1986 (pochi mesi dopo l'uscita in sala in Usa di Rocky IV) l'effettivo picconatore del regime comunista da Presidente dell'URSS attraverso glasnost' e perestrojka è un'altra storia. Anzi... è la Storia.

Conclusioni e conversazioni

Certo... oggi fa sorridere vedere il dolcissimo local hero di Philadelphia Rocky Balboa di Creed - Nato per Combattere (2016) essere un'icona geopolitica della propaganda antisovietica datata 1985. Ma comunque non c'è niente da fare: anche come guerriero della patria Rocky è un simpaticone che non se la tira mai ed è sempre pronto ad aiutare il prossimo (vedi primo dei due montaggi siberiani) senza il minimo paternalismo nei confronti dei moscoviti che lo hanno fischiato all'inizio dell'incontro.

Rocky IV è un bel film totalmente di propaganda per scelta e non per circostanze astrali

Rocky dirà alla fine del durissimo match: "Quando sono venuto qui non sapevo cosa mi aspettava. Ho visto che molta gente mi odiava ed io... ed io... non sapevo... non sapevo come la dovevo prendere. Poi ho capito che neanche voi mi piacevate, ma durante questo incontro ho visto cambiare le cose: cioè quello che provavate per me e quello che io provavo per voi! Sul ring eravamo in due disposti ad ucciderci l'un l'altro, ma penso che è meglio così che milioni di persone! Però quello che sto cercando di dire è che se io posso cambiare, e voi potete cambiare... tutto il mondo può cambiare!"

Erano gli anni in cui Sly era effettivamente diventato una star patriottica visto che l'allora Presidente Usa Ronald Reagan amava citare in continuazione Rambo (altro pezzo da novanta della filmografia di Stallone anche se non uscito dalla sua penna a differenza di Rocky) in relazione a soluzioni escapiste e desiderate per i più duri fatti internazionali. Crisi degli ostaggi a Beirut del 1985?  Reagan dice che dopo aver visto Rambo 2 - La Vendetta (1985)... ora saprebbe cosa fare. In una bellissima conversazione televisiva con Francesco Castelnuovo per Sky Cinema nel non troppo lontano 2008, Sylvester Stallone parla molto proprio di quel periodo e di come, invecchiando, si fosse un po' vergognato di essere stato utilizzato come arma propagandistica nel pieno stile hollywoodiano in cui la settima arte è un'arma di seduzione di massa a livello geopolitico. Ammette anche in quella intervista di non essere mai stato un ammiratore di Reagan e di come tutto gli sfuggì un pochino di mano.

C'è però da dire che amiamo troppo e stimiamo troppo Stallone per credere al fatto che all'epoca si fosse fatto strumentalizzare così... un po' per caso. Sia nel caso di Rambo che nel caso del suo "miglior amico immaginario di sempre" (battuta alla vittoria Golden Globe di quest'anno) Rocky Balboa.

Rocky IV è un bel film totalmente di propaganda per scelta e non per circostanze astrali ( fu scritto, diretto e interpretato da lui).
Che poi l'icona Balboa anche in quell'epoca così gloriosa, sbruffona e muscolare fosse comunque sempre dannatamente umana, spiritosa e simpatica... non fa che rendere questo film un prodotto audiovisivo di propaganda ancora più devastante ed efficace.

Quasi più di quei cazzottoni al corpo, marchio di fabbrica dell'intramontabile Stallone Italiano.

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