Bad School - Alla Ricerca Di Nemo, di Andrew Stanton

Il Bad School della settimana è Alla Ricerca Di Nemo, capolavoro Pixar del 2003 firmato Andrew Stanton. È il film papà di Alla Ricerca di Dory

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Spoiler Alert
Il mare del figlio

Che cosa è, realmente, il cinema d'autore? Verrebbe da digitare... qualcosa che sia realizzato cinematograficamente a prescindere (dai soldi, dalla moda del momento, dallo stile o dall'obbligo di coerenza filmografica) e, soprattutto, qualcosa che sia intimamente legato all'io dell'artista a capo del progetto. Pete Docter ha realizzato Inside Out (2015) perché aveva perso connessione con la figlia adolescente e mentre pranzavano insieme a casa la guardava chiedendosi: "Chissà cosa le frulla in testa?!". Nanni Moretti è passato negli anni dalla frase lapidaria più triste e bella di una fase della sua vita artistica datata 1984 ("È triste morire senza figli" battuta conclusiva di Bianca prima che il suo Michele Apicella serial killer si becchi l'ergastolo) alla realizzazione di un film del 2001 sulla paura di continuare a vivere dopo la morte di un figlio natogli nel 1996. Aveva cinque anni Pietro Moretti quando il padre Nanni Moretti diresse la futura Palma d'Oro a Cannes La Stanza Del Figlio. Aveva cinque anni il figlio di Andrew Stanton quando il papà si accorse che era troppo protettivo nei suoi confronti. Il regista che con Lasseter aveva diretto A Bug's Life - Megaminimondo (1998) cominciò allora a collegare tra loro varie suggestioni in chiave totalmente autoriale: i ricordi di una visita a un acquario quando era piccolo, l'illuminazione riguardo la potenzialità cromatica di un oceano ricreato in computer animation quando era già un promettente regista della scuderia Pixar e, dulcis in fundo, la paura di essere un padre troppo apprensivo (da lì la creazione di un alter ego testuggine nel cartoon con faccia e voce sua ma in versione surfer stonato iperspericolato con figlio scalmanato al seguito).
Nemo, il coprotagonista del nuovo cartoon Pixar firmato Stanton dopo il successone di A Bug's Life, sarebbe stato un pesciolino pagliaccio con un'ala più piccola dell'altra. Si trattò di una deformazione molto professionale.
Era il 2003.

Com'è profondo il mare

Come il sequel Alla Ricerca Di Dory (2016) anche il primo capitolo di queste rocambolesche avventure oceaniche vede l'enfasi di Stanton & Co. su difetti fisici e patologie mentali. Dopo un inizio perfetto dove "l'aletta fortunata" del pesciolino pagliaccio Nemo è sia metaforica (il papà gli tarpa le ali con la sua apprensione) che coerentemente letterale (il suo guscio subì una bella botta allorquando un barracuda distrusse l'idillio borghese della nuova casa con vista dei genitori, uccidendo i circa 400 fratelli di Nemo e facendo scomparire la mamma), vedremo la coppia di sopravvissuti Marlin e Nemo cercare di tirare avanti come pesci "uomini" soli e autosufficienti. Papà Marlin non si è chiaramente ripreso da un esaurimento nervoso. Come dargli torto? Il suo anemone villa con vista dei primi minuti del film è diventato la tana del trauma da cui non bisogna uscire perché: "L'oceano è pericoloso!". Giovanni Sermonti (Moretti ne La Stanza Del Figlio) imparerà che anche l'Adriatico può essere letale così come la Julieta di Almodóvar subirà un lutto per via dei flutti gelidi e scontrosi della Galizia. Ecco che allora il mare può diventare il Male e da questo punto di vista... Stanton realizza un vero e proprio miracolo.

Due

Tutto Alla Ricerca Di Nemo è diviso in due anime registiche. Le sequenze ambientate dentro lo studio dentistico affacciato sul porto di Sydney dove finisce il piccolo Nemo già nel primo atto, fanno parte di un film di evasione dal campo di prigionia modello Galline In Fuga (2000) della Aardman. Gli stacchi al montaggio sono netti, gli spazi così compressi e facilmente comprensibili dallo spettatore (acquario dei prigionieri, studio dentistico, anticamera) da costringere il cartoon a puntare tutto su un ritmo che deve enfatizzare una meccanica comica (l'arrivo irruento del pellicano Amilcare dall'esterno), action (ce la farà Nemo a compiere i piccoli atti di sabotaggio ideati dall'idolo moresco Branchia senza rimetterci le pinne?) e addirittura horror ("Darla!!!!!!!!"; la nipote del dentista è una super bogeygirl così spaventosa da essere introdotta dalle note musicali di Psyco).
Lo spazio narrativo di Marlin, padre disperato alla ricerca del figlio attraverso piccoli indizi trovati in un mare immenso, è molto, molto diverso. Qui Stanton sa che le acque attraversate dal pesce pagliaccio genitore sono più vaste e misteriose rispetto al luogo della cattività del figlio Nemo, Branchia & Co. Cambia la regia: non più stacco brutale ma rivelazione, anche lenta, di qualcosa inizialmente confuso e poi sempre più nitido. Tutti i personaggi che entreranno in contatto con Marlin durante il suo lungo viaggio verso Nemo... si concretizzano dopo essere sembrati ombre o macchie dalle molteplici interpretazioni.
È un oceano quasi onirico (non a caso Marlin sverrà dopo l'incontro con le meduse risvegliandosi sul guscio di una testuggine surfer dopo essere stato a lungo privo di conoscienza) ricco di sorprese, enigmi (Chi è Sandy Plankton? Un sagace youtubber di nicchia pare averlo scoperto), sentieri, sfide con sé stessi e figure che entrano nel campo visivo di Marlin venendo da chissà dove (ecco la potenzialità dell'oceano in cgi: ti ci puoi veramente divertire a livello cromatico) senza mai dare a noi spettatori delle prospettive o vie di fuga dello sguardo prevedibili.
L'arrivo del sub mette ancora oggi i brividi (era l'epoca in cui la Pixar rappresentava noi umani in chiave disumana dopo aver esaltato giocattoli, mostri e insetti) per via di una perentoria invasione del fotogramma dal basso verso l'alto flemmatica ma terrificante con ansimo che i genitori avrebbero riconosciuto al volo. È quello di Darth Vader.
Idem per squali tossicodipendenti in via di recupero, meduse urticanti, mine leggermente basculanti e balene ingurgitanti.

Conclusioni

Alla Ricerca Di Nemo segnò un'altra tappa fondamentale della marcia Pixar alla conquista del cinema d'animazione, e non solo quello, dopo i folgoranti primi lungometraggi Toy Story (1995), A Bug's Life (1998), Toy Story 2 (1999) e Monsters & Co. (2001). Era passato solo un anno dalla vittoria nel 2002 dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino da parte di Miyazaki per La Città Incantata (2001). Nel 2001 era nato il premio Oscar per Miglior Film d'Animazione (Alla Ricerca Di Nemo sarebbe stato il primo cartoon Pixar a vincerlo) e quindi ci si trovava nel pieno di un'epoca che gli storici giustamente ribattezzarono Golden Age dell'Animazione.
Quello diretto da Stanton fu un capolavoro profondo come le acque che raccontava e ancora oggi, nonostante l'ottima riuscita di Alla Ricerca Di Dory, è il miglior capitolo del dittico ittico realizzato dallo studio nato nel 1979 come costola della Lucasfilm.
Divertente, terrificante, emozionante, risonante. Il suo concept fece passare di moda espressioni come: "Difficile come cercare un ago in un pagliaio". Vuoi mettere quanto sia mille volte più complicato... cercare un pesciolino piccolo-piccolo all'interno di un oceano grande-grande?
I bambini risero mentre i genitori si terrorizzarono. Stanton aveva toccato un tasto mitologico legato a una paura eterna del genitore ovvero la perdita della prole affidata all'arbitrarietà delle acque: da Mosè a Romolo e Remo.
Solo attraverso il superamento delle proprie paure e paranoie (come dovrà fare l'octopus Hank in Alla Ricerca Di Dory) Marlin riuscirà a ritrovare suo figlio Nemo.
Un nome che significa nessuno in latino e si ricollega al mito di Ulisse prima ancora che al Capitano degli abissi del Jules Verne di Ventimila Leghe Sotto I Mari (1870).
Un nome importante e unico che però diventerà Fabio, Chico, Elmo, Harpo e Bingo in bocca a un pesce chirurgo di nome Dory affetta da perdite di memoria a breve termine ma in grado di accompagnare Marlin nella titanica impresa.
Stanton non si è dimenticato di lei e dopo 13 anni... Alla Ricerca Di Dory è il nuovo capolavoro di una Pixar diventata a tutti gli effetti nuova Disney.

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