Bad School - Il Re Leone, di Roger Allers e Rob Minkoff

Il Bad School della settimana è Il Re Leone, punta di diamante del cosiddetto Rinascimento Disney degli anni '90

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Spoiler Alert

Non c'era una volta

La Pixar. O meglio... esisteva già dal 1979 ma Toy Story (1995; 22 novembre per gli Usa e 22 marzo 1996 per noi) non era ancora uscito nei cinema facendo cambiare idea a Steve Jobs e segnando per sempre il cinema d'animazione. C'era la Disney (già da un bel po') e Jeffrey Katzenberg era pronto a continuare quello che molti analisti stavano definendo il Rinascimento Disney dopo i fiacchi anni '80 dimenticati dagli ottimi risultati raggiunti da La Sirenetta (1989) in poi attraverso titoli molto apprezzati come La Bella e la Bestia (1991), Aladdin (1992) e quello che molti ritenevano durante la pre-produzione il titolo su cui puntare per alzare ancora di più la barra di qualità e consenso: Pocahontas (1995). C'era un altro film in lavorazione durante la pre-produzione delle avventure di John Smith con la figlia del capo indiano Algonquin. Era ambientato tra gli animali della savana in Africa, per la prima volta nella storia della Disney avrebbe vantato un soggetto originale (anche se Osamu TezukaEiichi Yamamoto dell'anime del 1965 Kimba, il leone bianco potrebbero non essere d'accordo), avrebbe visto collegamenti alle tragedie greche + Amleto di Shakespeare e sarebbe stato impreziosito dalle canzoni della coppia Elton John-Tim Rice con Hans Zimmer in colonna sonora originale per il suo primo lungometraggio d'animazione a sette anni da Doppia Esposizione (1987), partitura per film in solitaria per il tedesco senza il mentore Stanley Myers.

Il Re Katzenberg

Come molti sanno la gestazione non fu facile e, per i canoni rigorosissimi della Disney in chiave antiautobiografica, anche piuttosto bizzarra. Jeffrey Ketzenberg, reduce dai trionfi adulti in Disney nel "reparto" Touchstone Pictures dopo le prime esperienze in Paramount, era diventato così potente grazie al Rinascimento cui aveva partecipato attivamente fin dai tempi del mix cartoon/live action Chi Ha Incastrato Roger Rabbit? (1988), da, addirittura, ammettere molti anni dopo in un blu-ray de Il Re Leone che alcuni degli intrighi relativi alle avventure del giovane leone Simba, impegnato nella riconquista del suo ruolo dentro il regno del papà Mufasa, furono ispirati dalla sua precedente esperienza politica. Giovanissimo, infatti, aveva appoggiato la campagna da sindaco di New York del repubblicano John Lindsay (poi avrebbe cambiato idea diventando supporter di Obama) guadagnandosi il soprannome di "squirt", traducibile in slang come "schizzo" o anche qualcosa di molto peggio che lasciamo alla vostra discrezionalità. Poi ovviamente dentro il plot semplice e potente del Re Leone c'è Amleto (Scar, fratello subdolo e traditore del Re delle Terre del Branco Mufasa, ricorda il perfido Claudio, zio del principe danese Amleto come Scar è lo Zio di Simba) con il padre defunto del nostro eroe in grado di apparirgli dentro uno specchio d'acqua come capita a Derek Zoolander con se stesso in tutti e due i film diretti e interpretati da Ben Stiller, casualmente o forse no futuro leone anche lui, ma più frivolo di Simba e Mufasa, nei fortunati cartoon Madagascar (2005-2012) della Dreamworks di Spielberg, Geffen... e proprio Katzenberg. Tornando a questo importante cartoon del 1994: furono cambiati gli sceneggiatori, fu cambiato uno dei registi (George Scribner sostituito da Rob Minkoff ), si trasformò lentamente in musical (ecco perché Scribner abbandonò) e fino quasi all'ultimo fu incerto, dentro la stessa major, il potenziale commerciale e artistico di una pellicola che innervosiva tanti dentro la Casa che Walt creò. Fino a che non arrivò un certo trailer.

12 Novembre 1993

Oggi viviamo in un'epoca in cui, come sapete bene, l'arrivo di un trailer è molto, molto, molto, molto importante. Lo scorso 3 marzo l'apparizione web del trailer in lingua originale di Ghostbusters di Paul Feig ha generato una reazione mondiale piuttosto gigantesca a prescindere da polemiche e commenti. Il 12 novembre 1993, quindi quasi 23 anni fa, debuttò in Usa I Tre Moschettieri di Stephen Herek, accompagnato da un trailer che avrebbe rivoluzionato tutto e tutti. Gli spettatori in attesa del film da Alexandre Dumas Junior videro infatti in una savana dai colori caldi e morbidi, l'inizio di una giornata speciale in cui tutti gli animali, da elefanti a giraffe a gnu, si recavano in silenziosa processione verso una cerimonia imperdibile presso la Rupe della Terra del Branco dove il re leone Mufasa e la regina leonessa Sarabi avrebbero mostrato, con l'aiuto dello sciamano babbuino Rafiki, il neonato e prossimo sovrano Simba a tutti i sudditi del Regno. Matteo Garrone, grande appassionato di animazione viste le citazioni di Up della Pixar dentro Reality, non si è troppo allontanato da questa idea per la lunga processione senza parole verso un matrimonio importante da parte dei tanti personaggi de Il Racconto dei Racconti. Tornando a questo assaggio di Re Leone mostrato in anteprima in quel novembre 1993: non si trattò di un trailer classico bensì... di un corto. In fondo... è proprio l'inizio del film. Oggi forse abbiamo dimenticato il coraggio dietro quella scelta (oppure fu disperazione legata a un marketing indeciso?). Comunque la mettiate, l'idea di scegliere di non montare l'inizio del lungometraggio e usarlo come antipasto del prossimo cartoon Disney creò un effetto sul pubblico in sala, questo lo sappiamo, semplicemente devastante. Il Cerchio Della Vita (cantata in Italia da Ivana Spagna) era una canzone bellissima e perfetta per accompagnare il sorgere del sole e la concretizzazione davanti ai nostri occhi di ambientazione (la fauna della Terra del Branco), gerarchia sociale, incipit narrativo (il rito dell'ostensione di Simba davanti ai sudditi rispettosi), presentazione di protagonisti (Mufasa, Sarabi, Simba) e non protagonisti (Rafiki).
Senza una parola ma affidandosi solo a sound & vision.
Walt Disney sarebbe stato orgoglioso dei suoi "figli".

Hakuna Matata

Diciamocela tutta: dopo una partenza così maestosa Il Re Leone poteva anche diventare bruttissimo nei seguenti 85 minuti... e sarebbe probabilmente rimasto alla fine comunque un cartone piacevole alla memoria grazie a quei primi quattro minuti scarsi. Invece, addirittura, il cartoon tiene il livello altissimo del geniale corto introduttivo Il Cerchio della Vita grazie a storia avvincente, cattivo perfetto (terrificante il fratello indolente, rancoroso e decadente di Mufasa Scar, doppiato in originale da un Jeremy Irons che giocava con l'Oscar vinto per Il Mistero Von Bulow replicando la celebre battuta: "Non ne hai la più pallida idea") e comprimari di grande incisività (le iene un po' sballate alleate di Scar nonché gli amabili Timon e Pumbaa al fianco di Simba).
Quando il piccolo erede al regno di Mufasa sarà costretto a lasciare la sua patria ingannato da Scar, eccolo entrare in una famiglia allargata come succede al Po di Kung Fu Panda, venendo di fatto adottato dal suricato Timon (magnifico lo stacco al montaggio che porta alla sua gag in cui deve creare il diversivo travestendosi e ballando; ricorda non poco un'idea balzana di Peter Quill in arte Star-Lord dentro Guardiani della Galassia) e dal facocero con problemi gastrointestinali Pumbaa. Quando i nuovi alleati presenteranno a Simba la loro visione del mondo attraverso la canzone scacciapensieri Hakuna Matata, si creerà quel passaggio di capitolo necessario in ogni favola che si rispetti dall'evento traumatico (perdita dei genitori e fuga dalla patria) per arrivare alla reazione dell'eroe legata a una sua crescita in un nuovo contesto umano (o animale) e geografico. La canzone di John & Rice e il corrispettivo momento musicale diventeranno un altro tassello magico di quel mosaico incredibile che è ancora oggi Il Re Leone.

Conclusioni

Un animale caratteristico di un luogo (qui in Africa il leone come in Cina il panda per il franchise Dreamworks), tono epico, momenti musicali irresistibili, doppiatori carismatici (Irons super ma anche un James Earl Jones regale come Mufasa affidato in Italia al nostro titanico settantunenne Vittorio Gassman) e sollievo comico fecero de Il Re Leone il re dell'incasso worldwide dell'anno 1994. Non arrivò l'epocale nomination a Miglior Film all'Oscar ottenuta da La Bella e la Bestia (1991) ma comunque la pellicola codiretta da Allers & Minkoff si presentò alla Notte delle Stelle del 1995 con quattro candidature pesanti portando a casa Miglior Colonna Sonora e Miglior Canzone (Il Cerchio della Vita) con magica doppietta da parte del team di musicanti composto da Elton John, Tim Rice e Hans Zimmer.
E Katzenberg? Divenne definitivamente un Re dentro la major prima della sanguinosa faida interna con l'ex alleato Michael Eisner, degna degli intrighi e complotti dentro la famiglia di Mufasa, Scar e Simba.
Ma questa è un'altra storia. Una storia che portò via Katzenberg dalla Disney spingendolo a fondare anni dopo la Dreamworks con Steven Spielberg e David Geffen.
Un luogo dove colui che Eisner al massimo della furia definì "little midget" (molto peggio di "squirt"), avrebbe poi sviluppato due franchise figli più comici, superficiali e action de Il Re Leone intitolati, rispettivamente, Madagascar e Kung Fu Panda.
E il cerchio della vita, in un certo senso, si chiuse.

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