Bad School - Re-Animator, di Stuart Gordon
Il Bad School della settimana è dedicato a Re-Animator di Stuart Gordon, cult movie del 1985 prodotto da Brian Yuzna con un memorabile Jeffrey Combs
Elisir
È di un bel rosso vivo bordeaux simile all'omonimo vino che vorresti trangugiarti di gusto in Overlord di Julius Avery, prodotto da J.J. Abrams. È verde fluorescente come il green body di cui sembrava composto lo slimer in Ghostbusters (1984) nel cult movie Re-Animator (1985) di Stuart Gordon. Chiamatelo come volete: "sostanza specifica", "reagente chimico", "preparativo", "composto", "sostanza rianimatrice" o "soluzione iniettabile". Oppure "elisir" di lunga vita... almeno dal punto di vista cinematografico. Hanno colori diversi ma lo scopo è lo stesso: resuscitare i morti. Nel film di Avery arriviamo a conoscere il motivo (i nazisti vogliono un supersoldato) e l'origine della sostanza ovvero quel catrame conservato sotto il suolo di un paesino francese scelto per condurre lì gli esperimenti durante la II Guerra Mondiale. Nel film di Stuart Gordon del 1985 ci troviamo più nell'ambito della scoperta scientifica o supremazia accademica dove rianimare i cadaveri non serve a potenziare un eventuale soldato ma ad alzare la barra delle possibilità scientifiche, sconfiggere il decadimento naturale degli organi interni e quindi raggiungere l'eternità soprattutto se sei lo scienziato che è riuscito a portare a termine questa missione. L'elisir verde fluorescente non sappiamo proprio da cosa sia composto (dubitiamo c'entri qualcosa il catrame) ma il "dottorino", allievo del professor Hans Gruber, che ha contribuito a perfezionarlo negli anni lo conosciamo bene.
Si chiama Herbert West.
Da H. P. Lovecraft a "Head Gives Head"
Prima descrizione dell'eccentrico studente di medicina dalle pagine di "Herbert West, Rianimatore" collezione di sei storie pubblicate sulla rivista Home Brew dal settembre 1921 al giugno 1922: "A quell'epoca West era un giovane sottile, piccolo di statura, con gli occhiali, i lineamenti delicati, capelli biondi, occhi di un azzurro pallido e la voce educata; era quindi strano sentirlo ragionare sui vantaggi del cimitero di Christchurch o di quello comunale". Intuiamo subito due cose dalle prime pagine di queste storielle a puntate di cui Lovecraft si vergognava un poco perché fatte su commissione 5 dollari a capitolo: 1) l'aspetto fisico di Herbert è soave e quasi angelico a differenza della volontà macabra che lo porterà ad essere definito qualche pagina più in là: "un meticoloso Baudelaire dell'esperimento anatomico, un languido Eliogabalo dei sepolcri"; 2) il senso dell'umorismo di cui Lovecraft era immensamente provvisto nel contrasto ironico tra buone maniere westiane e oscenità delle sue conversazioni (tradotto: qual è il cimitero migliore dove andare a fare la spesa?). Quando Jeffrey Combs entra a fare il provino per questo strano horror contemporaneo, colorato, splatter e osceno che il regista Stuart Gordon e il produttore Brian Yuzna stanno adattando dalle pagine dark del solitario di Providence... è una di quelle epifanie che nella leggenda era già accaduta quando, ad esempio, Robert Englund entrò scapigliato e di pessimo umore quel giorno in cui Wes Craven stava disperatamente cercando un certo Freddy Krueger. Combs è scuro, bassettino come West, occhi penetranti neri, labbra carnose, lineamenti delicati sul fronte però delirante. In lui sono presenti: la timida dolcezza di James Dean + il nervosismo represso di Anthony Perkins (ecco perché ci sta bene la sigla cover di Psyco di Richard Band) + la fragile virilità di Brad Davis. Biondino e con gli occhi azzurri? Gordon ha trovato il suo castano Herbert West. Erano anni che il buon Stuart lavorava ad adattamenti teatrali di testi antichi riproposti in chiave più moderna con la compagnia dell'Organic Theatre di Chicago. Aveva portato sul palcoscenico Doctor Strange & Thor della Marvel (ebbene sì ma con nomi diversi per non pagare i diritti) e un Peter Pan con hippie strafatti di lsd. Adorava Lovecraft e pure Frankenstein per cui, stanco di un periodo in cui si producevano tanti film con vampiri, trova in quella metà anni '80 nel produttore Brian Yuzna la sponda giusta per trasformare quel suo progettino da Herbert West, Reanimatore di Lovecraft da spettacolo teatrale a serie tv e infine in un lungometraggio horror da 900 mila dollari di budget per le sale Usa. I due nemmeno quarantenni Yuzna (1949) e Gordon (1947), provenienti da una generazione di sperimentazione e contestazione politica, hanno già in testa una scena con... una testa staccata da un corpo che pratica sesso orale nei confronti della nostra eroina romantica legata a un lettino d'ospedale. Lo chiamano il momento "Head Gives Head" perché se "to give a head" significa praticare il cunnilingulus in slang americano... beh in questo caso a svolgere l'azione è una addirittura "solo" una testa decapitata*.
Stop Making Sense
Partiamo a Zurigo e finiamo nell'obitorio della Miskatonic School, Arkham, Massachusetts. I fan di Lovecraft godono perché riconoscono in didascalia dopo pochi minuti la città fantastica, come l'inesistente Derry di Stephen King, dove lo scrittore del New England ambientò tante sue storie. Ma siamo nei rutilanti e colorati anni '80 per cui il "dottorino" Daniel Cain è un sincero appassionato dei Talking Heads visto che conserva nella camera dove fa l'amore con la sua fidanzata un bel poster del film concerto di Jonathan Demme con David Byrne & Co. intitolato Stop Making Sense (1984). La versione di Gordon e Dennis Paoli (insostituibile sodale in sceneggiatura di tutti e cinque gli adattamenti gordiani da Lovecraft) è meno cosmica di Lovecraft (non male l'idea dello scrittore di creare un esercito di non-morti mostruosamente incavolati con il profanatore West per il gran finale) e più comica e prosaica (grandi rivalità tra "dottorini" e "dottoroni" con bisticci e accuse di plagi accademici tra West e l'odioso Dr. Carl Hill). C'è sesso rispetto a quelle ottime pagine a puntate di Lovecraft che coprono quasi 20 anni di storia nella Storia (il narratore ed Herbert West vanno pure nelle Fiandre durante la I Guerra Mondiale per cercare cadaveri freschi) mentre Re-Animator si svolge durante pochi giorni. C'è tanto romanticismo, il mito di Frankenstein e anche un po' Dracula. Aiaiai: ma non era stanco dei vampiri il nostro Gordon? Nella capacità di ipnotizzare chiunque gli capiti a tiro il perfido Dr. Carl Hill ricorda non poco il Conte partorito dall'immaginazione di Bram Stoker con cui condivide l'ossessione per il potere e il controllo sulle persone, compresa la nostra eroina romantica che spia e stalkerizza da tempo come Vlad faceva con Mina Harker nelle pagine di Dracula.
Re-Animator parte tranquillo con il suo setting dei personaggi e per 30 minuti non succede quasi niente con i nostri occhi posati su attori nemmeno particolarmente coinvolgenti come Bruce Abbott (Dan Cain) e Barbara Compton (Megan Halsey) mentre capiamo subito che Jeffrey Combs (Herbert West) e David Gale (Dr. Carl Hill) stanno a un livello decisamente superiore. Da quando Herbert rianima il gatto Rufus (minuto 30) la pellicola di Gordon diventa una magnifica sarabanda dove l'effetto spinto horror è sempre trattato come se ci trovassimo in una pellicola di Bergman per come tutto debba essere raffinato e psicologicamente plausibile. Struggente la parabola drammatica del papà di Megan, quel Dr. Halsey che verrà prima "charmizzato" da Hill, poi schiacciato da una porta, privato di due dita da un rianimato simile ad Arnold Schwarzenegger, scaraventato su un muro, resuscitato da West & Cain, studiato e poi lobotomizzato da Hill e, infine, salvato da un rigurgito di coscienza, nonostante tutto, nel corso dello showdown finale. Come in Overlord di Julius Avery anche in Re-Animator una volta iniettato il misterioso fluido le vene si gonfiano, i muscoli si potenziano, l'umore non diventa dei migliori, l'articolazione del pensiero non sussiste con il rianimato solo molto più forte e aggressivo rispetto a quando era vivo. Geniale aggiunta rispetto a Lovecraft durante la decade di tanta eroina: Herbert si inietta spesso e volentieri l'elisir nel braccio (dosi? 8 millilitri) così da capire perfettamente perché è così fuori di testa. Non è solo uno scienziato tremendamente ambizioso ma anche un tossico non legato ad alcun rapporto empatico con il resto del mondo. Si può letteralmente dire che il suo reagente gli ha dato alla testa, non solo in senso metaforico.
E se si provasse un'overdose del fluido verde su un cadavere rianimato? Ecco allora che l'orrore cosmico lovecraftiano potrebbe fare capolino anche nella modernità garrula di Gordon-Paoli-Yuzna attraverso dei tentacoloni degni di Cthulhu che ti trascinano negli abissi della tua superbia superomistica.
Conclusioni
Con sommo stupore dei realizzatori del film... due tra i più importanti critici del periodo come Pauline Kael e Roger Ebert vanno fuori di testa alle proiezioni stampa di Re-Animator. Le loro recensioni entusiastiche aiutano il film ad essere considerato ben al di sopra del terreno di cruda exploitation da cui Gordon e Yuzna fieramente erano partiti. Ovviamente avevano ragione sia Kael che Ebert: il film di Gordon andrebbe studiato ancora oggi per come usi in chiave costantemente creativa e dunque artistica i mezzi del cinema horror a partire da effetti speciali che trasformano la truculenza in qualcosa di sgargiante da vedere e inquietante da ricordare anche anni dopo la visione. Sapete benissimo come è andata a finire dopo: un buon incasso, due sequel firmati Brian Yuzna (Re-Animator 2 nel 1989 e Beyond Re-Animator nel 2003) + lo status sacrosanto di cult movie.
Tante le citazioni e gli omaggi nel corso del tempo, dal Peter Jackson che si diverte a scritturare Jeffrey Combs in Sospesi Nel Tempo (1996) chiedendogli di fatto di rientrare in modalità Herbert West all'ultimo chiaro riferimento in Overlord di Julius Avery con il suo fluido colorato contenuto nella siringona gestita dai nazisti e quei rianimati disarticolati, incazzati e fortissimi che si svegliano dopo l'iniezione del fluido proveniente dal catrame.
Mentre nel caso di quel reagente verde di Herbert... ancora aspettiamo di capire da cosa cavolo lo estrasse.
*Da American Nightmares - Conversazioni con i maestri del New Horror americano, di Paolo Zelati, Profondo Rosso, Roma, 2014