Bad School - Platoon, di Oliver Stone

Il Bad School della settimana è Platoon di Oliver Stone, il film che lo fece trionfare a Hollywood. Come Edward Snowden, anche Chris Taylor voleva essere un soldato

Condividi
Spoiler Alert

Edward & Chris

Edward Snowden voleva essere un soldato delle forze speciali. Ma le sua ossa non ressero il peso del corpo già a partire da quegli addestramenti sotto la pioggia datati 2004 presso Fort Benning in Georgia. Molto semplicemente: quell'uomo non fu fisicamente idoneo a vivere la guerra sul fronte e il "crack" che si sente in effetto sonoro è per Oliver Stone il segno letteralmente sonoro della sua inadeguatezza fisica alla battaglia. Si sarebbe dovuto accontentare di lavorare dietro un computer per l'intelligence. Chris Taylor, dalle ossa robuste e dalle guance floride, voleva andare in Vietnam da volontario dentro un plotone (Platoon) di fanti (nonostante il suo status sociale potesse permettergli di scegliere di meglio) e nel settembre del 1967 ci riuscì. Snowden è il protagonista del ventesimo e ultimo film a soggetto diretto da Oliver Stone, ora nelle nostre sale. Taylor è il punto di vista, nonché voce narrante, che domina il suo quarto lungometraggio da regista.
Platoon (1986) è la pellicola che lo avrebbe fatto trionfare a Hollywood anche se aveva già vinto un Oscar.
Il film che definì, per sempre, una carriera.

Platoon

L'aspirante romanziere classe 1946 arrabbiato a morte con mamma e papà per via di un divorzio che arrivò come una doccia fredda, era stato soldato in Vietnam dal 16 settembre 1967 fino al novembre del 1968. Più di un anno di servizio, da volontario, prima nel secondo Platoon, B Company, Terzo battaglione, Venticinquesima divisione fanti per poi chiudere l'esperienza nell'unità di fanteria motorizzata. Quattordici mesi di guerra, due volte ferito in combattimento, nove medaglie d'onore ricevute dall'esercito una volta tornato a casa.
Artisti soldati: ne abbiamo avuti tanti. Dal poeta greco del VII secolo a.C. Archiloco, il quale non si vergognava di perdere lo scudo in battaglia, alla frustrazione del regista John Milius depresso come pochi per non essere riuscito ad essere arruolato proprio per quella Guerra in Vietnam (1955-1975) dove Oliver Stone combatté per più di un anno. J.R.R. Tolkien soffrì non poco in trincea durante la I Guerra Mondiale (soffrì soprattutto l'obbligo classista da ufficiale di trattare duramente i sottoposti), Ernest Hemingway guidò le ambulanze in Italia durante quella stessa Grande Guerra mentre Walt Disney fece letteralmente carte false per dare una mano anche lui alla Croce Rossa come driver in Francia nel 1918.
Ma quando il papà di Topolino arrivò lì, il conflitto era già finito.

Godi, o giovane, della tua giovinezza

Platoon si apre con una frase biblica da L'Ecclesiaste dopo che lo sceneggiatore Oliver Stone aveva aperto, influenzato e modificato da Milius, il suo copione per Conan il Barbaro (1982) con il Nietzsche di: "Ciò che non uccide, rende più forti". Il copione di Platoon, scritto di getto appena tornato dall'esperienza di soldato, non lo aveva ucciso ma lo aveva reso certamente più forte dentro l'industria. Indignato dalla retorica patriottica del Vietnam movie Berretti Verdi (1968) di e con John Wayne, l'aspirante cineasta aveva buttato giù d'istinto la sceneggiatura di Platoon rifacendosi alla sua esperienza di soldato un po' come Ernest Hemingway aveva fatto con il suo celebre romanzo di guerra Addio Alle Armi (1929). La sceneggiatura era durissima e affascinante. Nessuno ancora aveva raccontato la Guerra in Vietnam in quel modo così crudo e realistico per di più dall'interno. Sembrava che mancasse una voce così dai tempi di un altro regista-artista-soldato come il Samuel Fuller di Corea In Fiamme (1951). Quel film scritto d'impeto da Stone non si produsse lungo tutto il corso dei '70 venendo superato e anticipato da altri Vietnam movie come Il Cacciatore (1978) e Apocalypse Now (1979). Ma, come capitò anche al John Landis autore del copione di Un Lupo Mannaro Americano a Londra, anche se nessuno volle lì per lì far diventare un film quella sceneggiatura, comunque l'apprezzamento ad Hollywood per quello script entrato in black list permise all'autore di accedere ad altri lavori e opportunità. Grazie all'impossibile Platoon, il giovane Stone poté ottenere il credit di sceneggiatore per Fuga Di Mezzanotte (1978) di Alan Parker e grazie all'Oscar per quella Sceneggiatura Non Originale, il newyorchese divenne così forte che, dopo gli esordi registici horror tutt'altro che redditizi al botteghino Seizure (1974) e La Mano (1981), ecco nel 1986 la nascita di un nuovo regista in grado di realizzare quasi contemporaneamente due film di forte critica nei confronti degli Stati Uniti d'America lontani dal genere fantastico.
Uno intitolato Salvador (1986) e con James Woods protagonista.
L'altro intitolato, finalmente, Platoon (1986).

L'inferno è l'impossibilità della ragione

Chris Taylor arriva in Vietnam e subito scende da un aereo per essere accolto da sguardi alienati (c'è un soldato malconcio che torna a casa che lo fissa un po' troppo a lungo e in modo inquietante), prese in giro, cadaveri di soldati come lui che tornano a casa in buste della spazzatura (le famose body bag nere come la pece) scaraventate malvolentieri di qua e di là. Sentiamo le parole di Chris quando scrive alla nonna (Stone era ancora incavolato con i genitori per via del divorzio?) che: "L'inferno è l'impossibilità della ragione" e subito nei primi giorni intercetta presso il suo platoon mancanza di solidarietà tra i soldati, poca speranza di vincere la guerra, disorganizzazione dei capi, razzismo, favoritismi, assenza di meritocrazia e per finire una bella pallottola dei vietcong (musi gialli per noi e dinks in versione orginale) che lo ferisce a un primo appostamento vissuto con l'ansia del primo appuntamento. Chris Taylor è Charlie Sheen, figlio di Martin Sheen, colui che interpretò da protagonista un atro Vietnam movie con voice over narrante come Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola. Tom Berenger è il primo nome dei titoli di testa. Johnny Depp è al posto numero 11 della lista.

Padri

Tutto il film è sulla ricerca del padre o capo branco. Chi diventerà la guida di Chris? Il sergente dal nome biblico Elias (super profeta guerriero dell'Antico Testamento anche presente, e stimatissimo, nel Corano) che nel film verrà accostato più di una volta, nelle immagini (inizialmente cammina con il mitra posizionato a mo' di croce) e nelle parole ("È qui da tre anni e si crede di essere Gesù Cristo") al figlio di Dio o al più prosaico e cinico Sergente Capo Barnes? Due militari di carriera agli antipodi. Elias è interpretato da un Willem Dafoe sensibile, dal sapore bisessuale (soffierà del fumo oppiaceo nella bocca di Chris attraverso la canna del fucile in quella che è una scena dalla fortissima componente erotica), leggero e letale nella giungla come un nativo americano (Stone vedeva Elias come un discendente dei "pellerossa"), pronto a guardare insieme a Chris le stelle (già in Platoon, ben prima de La Sottile Linea Rossa, c'è un regista che mette in scena la struggente distanza tra cielo e terra) e dal sorriso aperto di un bambino innocente. Il Sergente Capo Barnes di un grandissimo Tom Berenger è sfregiato come il Joker di Heath Ledger ne Il Cavaliere Oscuro (2008; oggi questa somiglianza fa veramente impressione) o come il gangster Tony Montana di Scarface (Stone aveva scritto la sceneggiatura del remake di De Palma nel 1983). Il plotone, e Chris, si divide nettamente tra i due sergenti. Chi sta con Elias passa le poche serate libere dalla guerra nell'underworld dove si fuma marijuana di qualità eccellente, non si disdegna nemmeno l'eroina e si canta tutti abbracciati e strafatti The Tracks of My Tears dei The Miracles. Chi sta con Barnes beve tanta birra e whiskey, fuma solo sigarette chimiche e sviluppa sempre di più una rabbia profonda nei confronti di una guerra che sembra sempre più persa che vinta. Chris dovrà scegliere tra i due padri e lo farà dopo un episodio decisivo straordinariamente diretto da Stone dove l'imperscrutabilità facciale dei vietnamiti di un villaggio farà esplodere la violenza di soldati americani ormai intolleranti nei confronti del mistero di una guerra inconoscibile. Il film è sugli sguardi. Alcuni li capisci. Altri no.

Sguardi

Gli americani capiscono solo gli sguardi che si lanciano tra loro. I loro occhi parlano, evidentemente, solo "inglese". Elias capisce troppo tardi, ma capisce molto bene, che gli occhi di Barnes dicono: "Adesso ti uccido". Barnes capirà molto presto che gli occhi di Chris, nel finale, sono già una condanna a morte. E i vietnamiti? Non traducibili, spiegabili o assimilabili a qualcosa di certo o anche solo plausibile. E gli americani vanno fuori di testa. Ecco allora il soldato Bunny di Kevin Dillon perdere la ragione e spaccare la testa di un vietnamita solo perché... non capisce se lo sguardo di quel ragazzino storpio è sfida, scherno o cosa.
Stone dimostra di essere uno sceneggiatore che ha già capito tutto della regia: l'idea è semplice (gli sguardi non costano molto), cinematografica al massimo (enfatizzare l'importanza dello sguardo dentro un film grazie al primo piano significa invitare a nozze tutti gli attori e spingerli a darti il meglio) e ancora oggi vincente come chiave di lettura che permette di entrare nella testa di un autore (ovvero: se viaggiassimo, se penetrassimo nelle culture degli stranieri, se parlassimo con loro... impareremmo forse a decodificare quegli sguardi).

Conclusioni

Gli afroamericani del Platoon stanno sempre per conto loro (e Forest Whitaker è il loro portavoce più dolente e sensibile con le sue riflessioni pacate che sanno di un malinconico soul cantato a mezza bocca), le droghe psicotrope servono sì a non sentire il dolore e a tollerare "l'impossibilità della ragione" ma anche a perdere sempre di più il contatto con la realtà (il tronista fantasy dell'underworld Rhah di un incisivo Francesco Quinn è così pittoresco e Conan il Barbaro perché dipendente dalla morfina che ruba famelico dai cadaveri dei vietcong morti) mentre Chris passerà tutto il suo servizio in Vietnam in bilico tra il padre gentile bisessuale e hippie Elias e quello burbero, pessimista e fascista Barnes, assumendo, nei modi e nel look, un po' dell'uno e un po' dell'altro. Fino alla decisione finale.
Chris torna a casa dopo due ferite.
Stone tornò negli States dopo 14 mesi di guerra in Vietnam, due ferite in combattimento e un eroico servizio condito da ben 9 onorificenze e medaglie.
Platoon fu il primo Vietnam movie diretto da un veterano di quella guerra.
La pellicola vinse gli Oscar per Miglior Film, Regia, Effetti Sonori e Montaggio.
Incassò 138 milioni di dollari dell'epoca SOLO in patria a fronte di un budget di 6 milioni.
A 40 anni appena compiuti lo sceneggiatore da Oscar era diventato regista da Oscar.
Spettacolare, potente, provocatorio.
A ben 30 anni da Platoon... Snowden ci ha dimostrato che quel regista è ancora tra noi.

Continua a leggere su BadTaste