Bad School - Lola Darling, di Spike Lee

Il Bad School della settimana è Lola Darling di Spike Lee, esordio del 1986 diventato serie tv di successo alla fine del 2017

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Spoiler Alert
Hurston Darling

Le navi lontane hanno a bordo i desideri di tutti gli uomini. Per alcuni, esse giungono a terra con la marea. Per altri, continuano a veleggiare all'orizzonte, senza mai scomparire, senza mai venire a terra, finché colui che le guarda volge altrove gli occhi rassegnatamente, e i suoi sogni sono uccisi dalla beffa del tempo. È questa la vita degli uomini.
Ora le donne dimenticano tutte le cose che non vogliono ricordare, e ricordano tutto quello che non vogliono dimenticare. Il sogno è la verità. Ed esse si comportano e agiscono di conseguenza.
(Zora Neale Hurston, I Loro Occhi Guardavano Dio, traduzione di Ada Prospero, Frassinelli, 1948, Torino; edizione originale 1937)

A Spike Lee Joint

L'incipit dell'incipit filmografico del 29enne Spike Lee è l'enigmatico incipit dello storico romanzo di Zora Neale Hurston. Cosa ci vuole dire la signora Hurston con queste metafore legate a mare, velieri, chi naviga e chi resta a terra, chi è uomo e chi è donna? Il sogno è la verità? Per chi? Per la donna? Comportarsi di conseguenza, per una signora del periodo storico di quella scrittrice afroamericana che con il Richard Wright di Paura (libro posseduto dal Robert McCall di The Equalizer 2) detiene il primato di pioniera letteraria dalla pelle nera del '900, significa forse vivere più nell'illusione che non nella concretezza delle cose? L'eroina del romanzo della HurstonJanie Crawford, racconta al lettore per interposta persona (l'amica Pheoby Watson), la storia dei suoi tra matrimoni con tre uomini molto diversi. L'eroina del primo lungometraggio di Spike Lee, Nola Darling (Lola, per noi in italiano e per il resto dell'articolo), racconta allo spettatore, attraverso l'escamotage di un documentario girato sulla sua vita, le relazioni sentimentali contemporanee con tre uomini molto diversi. È una nuova generazione. Sono passati 50 anni dall'uscita in libreria de I Loro Occhi Guardavano Dio e quindi ora non c'è più bisogno di arrivare ai 40, con tre matrimoni alle spalle, per poter tirare le somme sul mondo maschile che si è conosciuto e frequentato nel tempo. Lola vive a Brooklyn, è un'artista figlia di un musicista (Bill Lee, interpretato dal papà di Spike), ha 26 anni e in questo momento della sua vita vede, parla e fa l'amore con tre signori agli antipodi.
Per il giovane regista la sua protagonista è "Darling" quindi cara e benvoluta.

We are black and we are beautiful

Il giovane filmmaker svezzatosi alla New York University's Tisch School of the Arts vuole un approccio godardiano di finto documentario e consapevolezza dell'essere filmati, in bianco e nero come insegna il mentore Jim Jarmush, con improvviso momento di musical a colori prendendo in giro Il Mago di Oz ma soprattutto con un approccio che enfatizzi la dolce vita lontana da disperazione e discriminazione razziale di una generazione di giovani americani di colore che non è afflitta, non è drogata, non è criminale, non è per forza antagonista e, soprattutto, non è perdente. Il vero borghese ha tempo per l'eros e i protagonisti di Lola Darling si strusciano, si spogliano, si baciano e si scopano con somma soddisfazione reciproca. C'è l'ironia di Troisi nello sfatare il luogo comune legato a una comunità ("Napoletano" "Emigrante?" "No, turista. Ma pecchè un napoletano nun po' esse turista? Addà pe forza emigrà? Io un lavoro a Napoli 'o tenevo..." chiedeva il genio partenopeo in Ricomincio Da Tre) e c'è la voglia felliniana (Via Veneto), morettiana (Prati e Monteverde) e ozpetekiana (Ostiense) di enfatizzare la bellezza di un quartiere di una metropoli in questo caso come New York con una zoomata su Fort Green, Brooklyn, dove questi giovani sono neri, sono belli (lo slogan che sentiamo in BlacKkKlansman), vanno in metropolitana, fanno arte, girano in bicicletta, scalano l'ambiente della moda maschile, ridono, scherzano e si lanciano in una commedia sentimentale di struggimenti al telefono, battibecchi da canzone pop e anche, giustamente, qualche incazzatura e litigata da melodramma mucciniano. Ma questa ragazzaccia è forse una ninfomane?

Jamie, Mars et Greer 

È chiaro che il giovane director voglia giocare non solo con una versione anni '80 della Hurston ma anche con Truffaut aggiungendo a Jules e Jim addirittura un terzo contendente in amore. L'eroina (alta, capellona e sessualmente vorace) è scatenata ma è esilarante come in questo ambiente progressista di artisti e intellettuali i tre maschietti che lei frequenta non si permettano più di tanto di rimproverarla né tantomeno insultarla. Tranne che in una scena dove Jamie, il più ambiziosamente monogamo dei tre, arriverà addirittura a farle violenza con Spike Lee, oggi, pronto a fare autocritica per uno stupro che secondo lui non avrebbe dovuto mettere in scena. In realtà sbaglia. Un po' perché non ci sembra un vero e proprio stupro (e qui il dibattito si apre visto che in tempi di #Me Too l'argomento è costantemente aggiornato e ridiscusso) e un po' perché il film ha bisogno di un momento di crack in cui quell'esasperazione maschile sa di frustrata verità e scatto drammaturgico altrimenti può sembrare tutto un po' troppo lezioso e politicamente corretto. Ma chi sono questi tre signori? Jamie è il poeta, responsabile, paziente (tranne che in quel momento) con cui lei, per un attimo, pare poter contemplare la monogamia. Mars (interpretato con irresistibile brio dallo stesso Spike Lee) è il joker, disoccupato, freak, caustico e nevrotico (esilarante il suo vezzo di ripetere insistentemente le stesse parole e frasi durante una conversazione). Greer è il Black Without Soul ossessionato dagli status symbol dei bianchi creato dal John Landis del quasi contemporaneo Donne Amazzoni Sulla Luna (1987) ovvero il nero yuppie, modello, carrierista, O.J. Simpson,  che forse vota il repubblicano Ronald Reagan (Mars ne è convinto) ed è anche un po' classista ma mica completamente scemo e soprattutto con un fisico bestiale che interessa parecchio la nostra Lola (come biasimarla?).
E la nostra ragazzona scatenata?

Lola Mistery

Secondo Mars è schiava del complesso di Elettra (quel padre musicista così amato da non poter essere raggiunto da un altro maschio), secondo Greer la nostra vuole invece solo rapportarsi al mondo  degli uomini attraverso tutte le sue possibili sfaccettature e identità (hai capito come è profondo e solidale il nostro Black Without Soul?!?), secondo l'amica Opal tutto si spiega perché Lola è lesbica e non vuole ammetterlo, mentre secondo una sessuologa il problema, e la risposta ad esso, non sta certo tra le sue gambe ma tra le sue orecchie. Cosa pensa allora Lola Darling? Che accade, o cosa è accaduto, nella sua bella testa? Giustamente Spike Lee con lei è sfuggente, non svelando mai completamente il mistero. Dopo eros (primo atto), commedia (secondo atto; ottima la cena tesissima a quattro durante la Festa di Ringraziamento) e melodramma (terzo atto), il film si chiude con Lola che ammette tranquillamente di essere poligama (oggi aderirebbe al movimento del poliamore proposto da Lee come finale del suo Lei Mi Odia del 2004) e che sì: quei tre uomini li ha spompati al punto che non ce la fa più a frequentarli né lei/loro né loro/lei. La sua arte è prioritaria (la nostra si produce nell'ultimo monologo davanti ai suoi quadri).
Gli uomini? Meno.

Conclusioni

Il piccolo film del piccolo Spike Lee ha un successo pazzesco. Incassa poco più di 7 milioni di dollari (ne è costati solo 175 mila), vince all'Indipendent Spirit Award e al Festival di Cannes (in entrambi i casi Miglior Opera Prima), lancia gli attori (ma né Tracy Camilla JohnsTommy Redmond HicksJohn Canada Terrell avranno una filmografia folgorante) e soprattutto fa esplodere la carriera di questo folletto rivoluzionario del cinema black attraverso erotismo, humour e satira politica. Ora è tornato alla grande al cinema, a 61 anni, con BlacKkKlansman ma giusto ieri, a fine 2017, ha visto trasmessi i 10 episodi di 30 minuti l'uno da lui diretti di una serie tv Netflix dal titolo She's Gotta Have It ovvero l'intestazione originale dell'esordio Lola Darling. Ebbene sì: ha preso il suo primo lungometraggio indy in bianco e nero da 84 minuti e l'ha trasformato in una sgargiante saga per piccolo schermo lunga 300'.
Ha preso un prodotto audiovisivo del 1986 per adattarlo serialmente nel 2017.
Quell'incipit misterioso di Zora Neale Hurston continua a non voler essere dimenticato.
E Spike Lee si comporta e agisce di conseguenza.

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