Bad School - Lola Darling, di Spike Lee
Il Bad School della settimana è Lola Darling di Spike Lee, esordio del 1986 diventato serie tv di successo alla fine del 2017
Le navi lontane hanno a bordo i desideri di tutti gli uomini. Per alcuni, esse giungono a terra con la marea. Per altri, continuano a veleggiare all'orizzonte, senza mai scomparire, senza mai venire a terra, finché colui che le guarda volge altrove gli occhi rassegnatamente, e i suoi sogni sono uccisi dalla beffa del tempo. È questa la vita degli uomini.
Ora le donne dimenticano tutte le cose che non vogliono ricordare, e ricordano tutto quello che non vogliono dimenticare. Il sogno è la verità. Ed esse si comportano e agiscono di conseguenza.
(Zora Neale Hurston, I Loro Occhi Guardavano Dio, traduzione di Ada Prospero, Frassinelli, 1948, Torino; edizione originale 1937)
A Spike Lee Joint
Per il giovane regista la sua protagonista è "Darling" quindi cara e benvoluta.
We are black and we are beautiful
Jamie, Mars et Greer
È chiaro che il giovane director voglia giocare non solo con una versione anni '80 della Hurston ma anche con Truffaut aggiungendo a Jules e Jim addirittura un terzo contendente in amore. L'eroina (alta, capellona e sessualmente vorace) è scatenata ma è esilarante come in questo ambiente progressista di artisti e intellettuali i tre maschietti che lei frequenta non si permettano più di tanto di rimproverarla né tantomeno insultarla. Tranne che in una scena dove Jamie, il più ambiziosamente monogamo dei tre, arriverà addirittura a farle violenza con Spike Lee, oggi, pronto a fare autocritica per uno stupro che secondo lui non avrebbe dovuto mettere in scena. In realtà sbaglia. Un po' perché non ci sembra un vero e proprio stupro (e qui il dibattito si apre visto che in tempi di #Me Too l'argomento è costantemente aggiornato e ridiscusso) e un po' perché il film ha bisogno di un momento di crack in cui quell'esasperazione maschile sa di frustrata verità e scatto drammaturgico altrimenti può sembrare tutto un po' troppo lezioso e politicamente corretto. Ma chi sono questi tre signori? Jamie è il poeta, responsabile, paziente (tranne che in quel momento) con cui lei, per un attimo, pare poter contemplare la monogamia. Mars (interpretato con irresistibile brio dallo stesso Spike Lee) è il joker, disoccupato, freak, caustico e nevrotico (esilarante il suo vezzo di ripetere insistentemente le stesse parole e frasi durante una conversazione). Greer è il Black Without Soul ossessionato dagli status symbol dei bianchi creato dal John Landis del quasi contemporaneo Donne Amazzoni Sulla Luna (1987) ovvero il nero yuppie, modello, carrierista, O.J. Simpson, che forse vota il repubblicano Ronald Reagan (Mars ne è convinto) ed è anche un po' classista ma mica completamente scemo e soprattutto con un fisico bestiale che interessa parecchio la nostra Lola (come biasimarla?).
E la nostra ragazzona scatenata?
Lola Mistery
Secondo Mars è schiava del complesso di Elettra (quel padre musicista così amato da non poter essere raggiunto da un altro maschio), secondo Greer la nostra vuole invece solo rapportarsi al mondo degli uomini attraverso tutte le sue possibili sfaccettature e identità (hai capito come è profondo e solidale il nostro Black Without Soul?!?), secondo l'amica Opal tutto si spiega perché Lola è lesbica e non vuole ammetterlo, mentre secondo una sessuologa il problema, e la risposta ad esso, non sta certo tra le sue gambe ma tra le sue orecchie. Cosa pensa allora Lola Darling? Che accade, o cosa è accaduto, nella sua bella testa? Giustamente Spike Lee con lei è sfuggente, non svelando mai completamente il mistero. Dopo eros (primo atto), commedia (secondo atto; ottima la cena tesissima a quattro durante la Festa di Ringraziamento) e melodramma (terzo atto), il film si chiude con Lola che ammette tranquillamente di essere poligama (oggi aderirebbe al movimento del poliamore proposto da Lee come finale del suo Lei Mi Odia del 2004) e che sì: quei tre uomini li ha spompati al punto che non ce la fa più a frequentarli né lei/loro né loro/lei. La sua arte è prioritaria (la nostra si produce nell'ultimo monologo davanti ai suoi quadri).
Gli uomini? Meno.
Conclusioni
Il piccolo film del piccolo Spike Lee ha un successo pazzesco. Incassa poco più di 7 milioni di dollari (ne è costati solo 175 mila), vince all'Indipendent Spirit Award e al Festival di Cannes (in entrambi i casi Miglior Opera Prima), lancia gli attori (ma né Tracy Camilla Johns, Tommy Redmond Hicks o John Canada Terrell avranno una filmografia folgorante) e soprattutto fa esplodere la carriera di questo folletto rivoluzionario del cinema black attraverso erotismo, humour e satira politica. Ora è tornato alla grande al cinema, a 61 anni, con BlacKkKlansman ma giusto ieri, a fine 2017, ha visto trasmessi i 10 episodi di 30 minuti l'uno da lui diretti di una serie tv Netflix dal titolo She's Gotta Have It ovvero l'intestazione originale dell'esordio Lola Darling. Ebbene sì: ha preso il suo primo lungometraggio indy in bianco e nero da 84 minuti e l'ha trasformato in una sgargiante saga per piccolo schermo lunga 300'.
Ha preso un prodotto audiovisivo del 1986 per adattarlo serialmente nel 2017.
Quell'incipit misterioso di Zora Neale Hurston continua a non voler essere dimenticato.
E Spike Lee si comporta e agisce di conseguenza.