Bad School - Le Streghe di Salem, di Rob Zombie

Il Bad School della settimana è l'inquietante Le Streghe di Salem di Rob Zombie, forse il suo film più elegante, scioccante e ben riuscito

Condividi
Spoiler Alert

Secondo Vin Diesel

"Salem è stato uno sbaglio. E quelle donne erano innocenti". Lo dice Kaulder, cacciatore di streghe immortale protagonista di The Last Witch Hunter - L'ultimo Cacciatore di Streghe di Breck Eisner. Lui in quella Salem di fine diciassettesimo secolo evidentemente c'era (oppure era in ferie e i suoi colleghi hanno fatto un gran casino) e questa autocritica è uno dei momenti più affascinanti della sconclusionata sceneggiatura dell'ultimo tentativo di franchise targato Vin Diesel. Ne avremmo voluto sapere di più degli errori commessi a Salem secondo Koulder quando un'intera città cadde vittima della paranoia processando e giustiziando per stregoneria ben 19 persone nel 1692. Ma c'è qualcuno che non la pensa esattamente come Koulder/Diesel. E' un regista con un cognome che è già tutto un programma.

Secondo Rob Zombie

Quelle donne di mezza età brutte, raggrinzite e scurrili (così antitetiche al femmineo da somigliare a uomini e da lì viene l'idea geniale, che si perde in edizione italiana, di chiamarle Signori e non Streghe) fanno il girotondo attorno a un caprone, sputano e si divertono a insultare tutti i santi in un boschetto a pochi metri dal centro cittadino della cittadina del New England che prese il nome nientemeno che da Gerusalemme. Erano delle streghe, erano tutto tranne che innocenti ed è difficile non biasimare tale mercante e magistrato Jonathan Hawthorne (figura storicamente esistita), protagonista nel 1696 del processo che le vide imputate di atti non consoni alla pacifica convivenza. Per il regista rocker Rob Zombie quelle ragazzacce avevano un preciso piano politico e nel suo ultimo horror, inquietante e bellissimo, Le Streghe di Salem (2012) sovverte il suo a volte fastidioso atteggiamento fin troppo indulgente nei confronti degli antagonisti sociali per raccontarci una storiaccia di maledizioni, parti dell'Anticristo più scandalosi di party rock'n'roll dove le streghe del passato sono brutte, sporche e cattive mentre quelle del presente... sono tre meravigliose dive di 70 anni. Al centro la sua musa nonché consorte Sheri Moon Zombie.

Shiny, Shiny, Shiny Boots of Leather

Heidi (Sheri Moon Zombie) è una dj molto quotata del New England, ama i Rush (soprattutto il lunedì) e un po' deride un tentativo di seduzione erotica attraverso le note ossessive e ritualistiche dell'inno sadomaso Venus in Furs dei Velvet Underground (brillante e spietato Zombie: quella canzone quando uscì nel 1967 creò enorme scandalo per i suoi evidenti richiami al capolavoro di Leopold von Sacher-Masoch mentre oggi fa morire dalle risate la smaliziata Heidi). Questa ragazzona dalle treccione rasta sosia alla cantante pop Anastacia conduce un programma radio molto popolare, prende in giro un rocker satanista ("Noi siamo il potente caprone!") ed è sinceramente affezionata ai simpatici colleghi dj Herman (il Ken Foree di Zombi di Romero) e "Whitey" (bravissimo Jeff Daniel Phillips), con il quale c'è stato forse qualcosa in passato (è lui quello che prova a sedurla sulle note di Venus in Furs) rovinato da alcuni problemucci di lei con qualche sostanza psicotropa di troppo. Heidi riceve uno strano disco in regalo e sapete che c'è? Questo vinile sembra una versione più rozza e disturbante proprio di Venus in Furs dei Velvet Underground e mette così a disagio Heidi da farle scattare un'emicrania terrificante mentre altre donne di Salem sembrano distratte in modo sinistro dalle loro attività quotidiane mentre lo strano pezzo dei fantomatici Lords of Salem passa in radio. Zombie costruisce il suo film misterioso attraverso lo scorrere di una settimana (come Suburra), l'annunciato arrivo dei Lords of Salem in città per un concerto che sa di apocalisse e un affascinante montaggio parallelo: nel passato le stregacce commettevano errori, non riuscivano a dare alla luce l'Anticristo, erano fisicamente ributtanti e non facevano molto per passare inosservate venendo massacrate con facilità da Hawthorne & Co. Nella Salem di oggi invece (ripresa in tutta la sua eleganza New England con Heidi che passeggia con i suoi vestiti sgargianti in un ambiente tra il notturno e il blu acciaio) ecco comparire simultaneamente, dopo l'arrivo in radio del cacofonico vinile dei Lords of Salem, le due arzille sorelle della proprietaria del palazzo dove Heidi vive. Il trio è allegro, spiritoso ma sempre più sconcertante. Cosa ci vuole dire Zombie? Che le streghe si sono organizzate nel corso dei secoli e hanno perfezionato la loro tecnica dopo le mazzate ricevute nel 1696? Forse c'è una maledizione da portare a termine. Forse Heidi era parente di Hawthorne e qualcuno si vuole vendicare e forse c'è un "bimbo" rasta da estrarre dalla pancia della dj rasta. Quando arrivano le due sorelle della proprietaria... il film comincia veramente a volare su una scopa.

Scream Queen

Perché amiamo alla follia Le Streghe di Salem? Perché ha un ritmo ossessivo e malato

Patricia Quinn (indimenticabile Magenta di The Rocky Horror Picture Show) è Megan, la più incontrollabile delle tre spesso oggetto degli sguardi di rimprovero delle altre due. Judy Geeson è Lacy, la più responsabile e attenta a confondersi tra i borghesi di Salem come fa da anni vivendo nello stesso palazzo di Heidi (infatti Zombie non sceglie un'icona horror quanto piuttosto un'interprete in grado di trasmetterci solidità e precisione). Infine... Dee Wallace (lei sì che è una vera scream queen: da Le Colline Hanno gli Occhi a L'ululato a Cujo passando per E.T.) è Sonny, la più solare, apparentemente, del trittico. Perché può essere debole Le Streghe di Salem? Perché il non cinefilo non è invitato al party. Tutto il film è ossessionato dal proporre allo spettatore mostri sacri del cinema horror. Perché è sublime Le Streghe di Salem? Perché il cinefilo può sentire come nemmeno in un film di Tarantino l'emozione e il piacere che Zombie ha provato nel dirigere questo cast così ricco di Storia del Cinema e storie di cinema.

Gran Finale

I giorni della settimana si susseguono, le streghe del presente sembrano avere tutto sotto controllo e Heidi precipita in stati allucinatori sempre più blasfemi (non male l'incubo del prete che la obbliga alla fellatio) finendo con un maglione bianco e nero da carcerata e un trucco in faccia modello Slipknot. Studiosi di stregoneria un po' troppo curiosi vengono uccisi a padellate (ebbene sì; scena fantastica) mentre gli ex del passato (Whitey) non possono niente contro il futuro nuovo marito della dj dalle treccione rasta. Questo rivale è così grosso e peloso che più che Satana... ricorda Bigfoot. Perché amiamo alla follia Le Streghe di Salem? Perché ha un ritmo ossessivo e malato come Venus in Furs e quella sua sorellastra cacofonica che ti buca il cervello (gli autori del pezzo dei Lords of Salem sono Zombie e John 5), perché Zombie ha rinunciato per una volta a fare il tifo come un'isterica cheerleader per i cattivi assumendo uno sguardo più duro, maturo e distaccato e, infine, perché la collaborazione produttiva tra lui, Oren Peli e Jason Blum ha creato un horror elegantemente pessimista ricco di immagini brutali ma indimenticabili come fossero installazioni di un artista contemporaneo parecchio disturbato.
E poi perché c'è la musica solenne e tossica dei Velevet Underground.

Ci piacerebbe molto in futuro tornare in questa Salem uggiosa e sonnolenta per vedere che fine hanno fatto sia Heidi che il suo bel bambino tentacolare che ricorda non poco uno degli stadi iniziali della Cosa costruita da Rob Bottin per John Carpenter.

Continua a leggere su BadTaste