Bad Movie - Hunger Games: Il Canto Della Rivolta - Parte 2, di Francis Lawrence

Il Bad School della settimana si concentra sull'ultimo capitolo della saga Hunger Games diretto da Francis Lawrence e interpretato da Jennifer Lawrence. Termina l'odissea di Katniss Everdeen.

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Spoiler Alert

Snow & Coin

Uno si chiama neve e l'altra moneta. Ma sono entrambi la faccia della stessa medaglia. Due generazioni, due genitori (un padre anche nonno e una madre anche nonna), due vecchi simboli del potere che vanno deposti, battuti politicamente, sostituiti, uccisi. Le nuove generazioni devono disfarsi di loro due. Lui, il Presidente Snow, puzza sempre di più, tossisce sangue ed emana un così cattivo odore da doversi circondare di rose per nascondere l'olezzo (la versione cinematografica affidata a Donald Sutherland è molto meno puzzolente e più ironica rispetto alla pagina scritta a partire dai lineamenti sempre accattivanti dell'ottantenne canadese). Lei, la leader dei ribelli del Distretto 3 Alma Coin, ha i capelli grigi e il suo viso ricorda i cromatismi di una pozza di fango che Katniss sente di dover tenere lontana da sé (parole della scrittrice Suzanne Collins). Se il Presidente Snow di Sutherland è sardonico, l'Alma Coin di Julianne Moore è un misto di solennità religiosa e seriosa ipocrisia politica. Ella sente che il vantaggio strategico derivante dal suo sesso femminile nei confronti di Snow può essere messo in pericolo da un'altra donna: Katniss Everdeen. Una donna più giovane (e senza capelli bianchi), più atletica e più carismatica perché pervasa dal dubbio e quindi incline a quell'autocritica che la fa amare dalla gente. La prima essenziale caratteristica di Hunger Games rimane sempre quella di usare la metafora della fantascienza distopica per presentare alle giovani lettrici un discorso legato all'uso manipolatorio che del loro corpo e delle loro azioni. Questa manipolazione verrà attuata in tutta la società, dove queste giovani donne cresceranno dovendosi guardare da persone anche appartenenti al loro stesso sesso (e con un look da femminista old school alla Susan Sontag) da cui in altri tempi, forse, si sarebbero dovute aspettare un pizzico di solidarietà in più. L'ultimo capitolo cinematografico di questa saga estremamente affascinante porta al massimo compimento l'obiettivo del ciclo letterario firmato Suzanne Collins, considerata da alcuni il leader carismatico (proprio come Katniss) di questo movimento young adult di scrittrici donne operanti nel romanzo di formazione femminile molto unite e coese tra loro come ci ha confermato personalmente Lauren Kate, autrice della saga Fallen prossimamente al cinema a partire da gennaio 2016. Ci sembra che questo ultimo capitolo, anche attraverso la crescita divistica di Jennifer Lawrence, abbia rappresentato molto bene il primo grande obiettivo letterario della Collins.

Jennifer's Time

Ora l'apoteosi di Katniss è anche l'apoteosi di Jennifer Lawrence la quale domina

Tutto è cambiato rispetto al primo Hunger Games (2012) di Gary Ross. Le fiamme hanno lasciato il posto a un mare di pece nera che inonda lo schermo come se anche uno spazio aperto potesse essere una tinozza da allagare facilmente con liquami schifosi. Il mondo è un luogo piccolo, sventrato, grigio, privo di barocchismi architettonici ma anzi simile al classicismo socialista della Russia post rivoluzione d'ottobre. Lontano il giallo caldo delle fiamme e lontani dai nostri occhi gli sgargianti look di Elizabeth Banks (Effie), Lenny Kravitz (Cinna), Stanley Tucci (Caesar) e Woody Harrelson (Heymatch). O si vedono pochissimo o non si vedono per niente (Cinna è morto) o quando si vedono paiono più sobri e contenuti rispetto al film del 2012. Ora l'apoteosi di Katniss è anche l'apoteosi di Jennifer Lawrence la quale domina e occupa con grande personalità uno spazio che ha strappato con le unghie e con i denti a colleghe e colleghi. Un po' perché è giusto che Katniss diventi sempre più importante dentro l'economia della saga. Un po' perché la Lawrence è in continua crescita divistica e ci piace assai vedere il suo viso potente nella maggior parte delle inquadrature di questa chiusa tutta affidata a come la generazione della Everdeen riuscirà a rendersi indipendente dalle generazioni del Presidente Snow e Alma Coin.

Old Star Squad

È il loro ultimo attacco. Il loro ultimo gioco. Finnick Odair, ora sposato, riesce ad abbozzare un ultimo stanco e forse sprezzante sorriso di fronte alla manipolazione della sua immagine (ma che bravo Sam Claflin a dare questa profondità al sempre più umano Finnick con il risicatissimo screen time a disposizione) prima di dare grande prova di coraggio e spirito di sacrificio, Gale Hawthorne (Liam Hemsworth) ruba baci finti a Katniss osservandola con sempre maggiore diffidenza (è convinto sia ancora innamorata di un altro) e Peeta Mellark (Josh Hutcherson) recupera lentamente dagli effetti del veleno iniettatogli discutendo spesso con gli altri circa il fatto di potersi o meno fidare di lui. Anche lui, come Katniss, cerca la verità prima del potere e per la verità è anche disposto a morire.

La fine di Jennifer è un nuovo inizio

Quando il piccolo ma lampante sorriso di Plutarch Heavensbee (Philip Seymour Hoffmann) segna l'apprezzamento finale per il risultato raggiunto da Katniss attraverso quella freccia scoccata fuori dalle traiettorie prestabilite segnando la sua uscita di scena attraverso una lettera (Hunger Games punta alla retromania: arene, lettere, regge del potere come Versailles, classicismo socialista, frecce, canzoni motivazionali per le truppe), Katniss e Peeta saranno finalmente liberi di amarsi e farsi una bella passeggiata in mezzo ai boschi. Dopo che il grande Philip Seymour Hoffman di Plutarch è morto di overdose nel suo appartamentino di Greenwich Village a New York a febbraio 2014 dimostrando che un mentore può essere più incosciente della sua discepola, la venticinquenne Lawrence appare negli ultimi minuti di Hunger Games: Il Canto Della Rivolta Parte II come una statua della celebrità. Gigantesca, materna, potente. Il piccolo Josh Hutcherson assurto a fama hollywoodiana ben prima di Jennifer grazie alle sue performance giovanili in Polar Express (2004), Innamorarsi a Manhattan (2005), Zathura (2005) e Viaggio al Centro della Terra (2008), sembra nelle scene finali accanto alla Lawrence un pulcino accoccolato tra le possenti carni della Ghirlandaia Imitatrice, in questi momenti più che mai mamma protettiva nei confronti del suo minuscolo maschio amante. La Lawrence con quest'ultimo capitolo conferma e ribadisce il momento di massima idea di risolutezza, forza e perfezione esistenziale che il divismo è in grado di creare a Hollywood fin dai tempi in cui inventarono la matematica efficacia dello star system. A questo donnone che quando sorride sembra pazza e quando è seria sembra la perfetta leader per il futuro dell'umanità auguriamo di non farsi prendere dalle vertigini e non farsi schiacciare dalla propaganda divistica alla quale si lavora ardentemente attorno al suo corpo di artista. Che la Lawrence sia ora una grande diva e punto di riferimento di un'intera generazione di giovani spettatori sia uomini che donne (dato molto interessante) è assolutamente vero. Che il suo futuro sia già scritto e a lieto fine potrebbe essere falso. Da lei ci aspettiamo ancora grandi cose e siamo convinti possa essere in grado, proprio come Katniss, di decodificare la realtà anche ambigua che la circonda oggi e circonderà, probabilmente, anche domani.

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