Bad School - Giochi Stellari, di Nick Castle
Il Bad School della settimana è Giochi Stellari di Nick Castle. L'uomo dietro la maschera di Michael in Halloween, diresse nel 1984 una buona sci-fi comedy
Nick Castle
Dopo essere stato l'uomo dietro la maschera di Michael Myers in Halloween (1978; leggenda vuole che fu una sua trovata quella di inclinare la testa da un lato per ammirare i suoi omicidi), dopo aver cosceneggiato 1997: Fuga da New York (1981) e prima di dimenarsi come tastierista e cantante per la title track Big Trouble in Little China insieme a John Carpenter e Tommy Lee Wallace (il trio si faceva chiamare The Coup Des Villes e pubblicò l'album Waiting Out the Eighties), l'amicone di Carpenter dai tempi della Usc Nick Castle diresse nel 1984 un adorabile filmetto che omaggiando Guerre Stellari introduceva il campione di videogame bellico come possibile formidabile guerriero anche nella realtà dei fatti ben 31 anni prima di Pixels di Chris Columbus. Lui si chiamava Alex Rogan, viveva in un complesso di roulotte, camper e case mobili (la sua però non si era mai mossa da lì) chiamato StarLite/StarBright. Aveva una mamma lavoratrice, un fratellino piccolo, una bella fidanzata disinibita, un padre scomparso (tipico del giovane eroe degli '80) e una sana voglia di scappare da quella inquietante città di roulotte. Un unico grande sfogo per il nostro Alex: Starfighter, ingombrante arcade da sala giochi all'aria aperta posto fuori dal drugstore in cima all'entrata del complesso StarLite/StarBright. E' in quella location geniale (giocare a un videogame sotto le stelle? Wow!) che, una volta battuto il record dei record, Alex avrebbe ricevuto la visita di una certa macchina dallo spazio.
Sei stato reclutato dalla Lega Stellare per difendere la frontiera contro Xur e l'armata di Ko-dan!
Questa era la frase di lancio del videogame. Mai si sarebbe aspettato il nostro Alex che il reclutamento sarebbe stato concreto e attraverso un uomo in papillon uscito da una De Lorean arrivata dallo spazio. Dodici mesi prima che un certo capolavoro di Robert Zemeckis la imponesse nell'immaginario collettivo, la mitica De Lorean compare già in Giochi Stellari (uscito in sala 11 mesi e 20 giorni in anticipo rispetto a Ritorno al Futuro). E' il mezzo che porterà il faccendiere e commerciante alieno (nonché inventore del videogame) Centauri sulla Terra per prelevare Alex dopo che questi ha dimostrato di essere un campione di Starfighter. Stesse porte laterali, stesso look fantascientifico per una quattro ruote che può volare verso la Luna rispetto all'indimenticabile finale volante in cui Doc porterà via Marty e Jennifer nel futuro sollevando la macchina da terra. La De Lorean guidata da Centauri può raggiungere le 303 miglia orarie e come targa porta una lontana destinazione: Rylos.
Spazio
E' uno spazio molto mondano quello in cui finirà Alex Rogan una volta che Centauri lo avrà finalmente sottratto al parcheggione di camper e case mobili StarLite/StarBright. Da questo punto di vista Giochi Stellari copia molto la space opera Guerre Stellari recuperata lo scorso anno da Guardiani della Galassia (2014). Imperi, guerre, città, lingue, creature, razze, strane capigliature, esclamazioni ("Interstellar!", ad esempio, è un grido di esultanza). Oltre il pianeta Terra l'universo è popolato, colorato e rumoroso. Alex entrerà in una bega familiare molto asgardiana quando scoprirà che il perfido Xur ha tradito la Lega Stellare presieduta dal papà per allearsi ai repellenti e cattivissimi Ko-Dan. Una volta acceso il traduttore Alex non avrà più alcun problema a decodificare quei versi alieni mentre dal punto di vista bellico ci penserà la simil-iguana Grig a spiegargli come si fa a guidare fisicamente un caccia Gunstar. Va bene che è un asso con i videogame... ma saprà guidare un vero caccia intergalattico il nostro Alex?
Più commedia che fantascienza
Il film di Castle è nettamente diviso tra Terra e Spazio e diciamolo subito: funziona più a Terra che nello Spazio. Una volta che Centauri porterà in cielo Alex verso Rylos, ecco che un suo clone prenderà mostruosamente forma come ne L'Invasione degli Ultracorpi assumendo in tutto e per tutto il suo aspetto sulla Terra mentre il nostro dovrà dimostrare di essere un vero eroe combattendo tra le stelle. Più a suo agio l'attore ventiquattrenne Lance Guest a interpretare il suo doppio terrestre Beta Alex rispetto al vero se stesso dello Spazio. Evidentemente il registro comico era più adatto per lui rispetto a quello epico. Beta Alex è uno spasso assoluto. Così divertente che Nick Castle aumentò le sue scene sulla Terra dopo dei test con un pubblicò che aveva amato alla follia quell'androide così buffo e impegnato a fare bene il suo mestiere (senza dimenticare un atto finale degno di un vero eroe). I suoi momenti migliori sono quando ride in modo spaventoso in mezzo agli amici (povero Beta Alex... sta imparando a interagire con gli umani) e quando è perplesso di fronte alle avance della fidanzata del vero Alex Maggie (la quale ha provato a infilargli una lingua nell'orecchio cogliendolo del tutto impreparato). Tre mesi prima che esca nelle sale nordamericane Terminator di James Cameron, Nick Castle filma una sequenza esilarante in cui l'intelligenza artificiale Beta Alex si smonta la testa e prova a ripararsi l'orecchio anticipando la mitica scena del bagno in cui il T-800 di Schwarzenegger si opererà da solo avambraccio e occhio svolgendo un lavoro di manutenzione del proprio corpo.
Cabaret
Giochi Stellari contiene al suo interno la simpatica presenza di due attori anziani destinati a dare un tocco di vecchia Hollywood a questo avventuroso scacciapensieri per la generazione dei videogamers anni '80. Sia il simpatico e duro a morire (ma si crepa mai da quelle parti?) Centauri che il copilota alieno dalla risata strozzata Grig sono interpretati da due mostri sacri della celluloide come Robert Preston e Dan O'Herlihy entrambi nominati almeno una volta all'Oscar rispettivamente per Victor Victoria (1982) di Blake Edwards e Le Avventure di Robinson Crusoe (1954) di Luis Buñuel.
Legacy
Probabilmente gli incassi di Pixels non aiuteranno a far tornare di moda la voglia di remake o sequel legata a Giochi StellariProbabilmente gli incassi di Pixels non aiuteranno a far tornare di moda la voglia di remake o sequel legata a Giochi Stellari. Per anni si è accarezzata l'idea di recuperare il franchise a Hollywood anche grazie a un'intera generazione di sceneggiatori e registi cresciuti con il piacevole ricordo di un film che per primo collegava la passione per il videogame arcade alla grande avventura spaziale dal sapore lucasiano. Molto ci sarebbe ancora da scoprire di quel mondo intergalattico che la cinepresa di Castle in fondo non indaga e racconta più di tanto viste le tante scene ambientate sul pianeta Terra grazie al successo del personaggio di Beta Alex. Lo sceneggiatore e papà del concept Jonathan R. Betuel è sempre stato molto attento a non "svendere" la sua creatura, il cui successo fu sia di sala che di noleggio vhs e fortunati passaggi televisivi. Per la generazione di italiani nati nei '70, forte sarà il ricordo della costante presenza di Giochi Stellari nel palinsesto di Italia Uno di fine anni '80. Betuel sta ora provando a trasformare il suo gioiellino in una serie tv che provi a utilizzare la realtà virtuale come il film del 1984 provò per primo a presentare agli spettatori delle immagini integralmente generate al computer. Ma siamo sicuri che l'innovazione tecnologica sia il vero segreto di questo cult movie? Chi è oggi che ricorda Giochi Stellari per gli effetti (assai brutti) al computer incapaci di creare un'esperienza visiva diversa tra arcade giocato da Alex sulla Terra e combattimento spaziale vissuto in prima persona? Consiglieremmo a Betuel di concentrarsi maggiormente su cuore, mitologia, alienazione giovanile e senso dell'umorismo. Forse... dovrebbe telefonare al sessantottenne Nick Castle.