JuddChiunque sia realmente ossessionato da qualcosa tende a manipolare quell'oggetto del desiderio a tal punto da in un certo senso spingere la propria relazione e sperimentazione verso l'annientamento stesso di quella fonte di spasmodico interesse. Così forse quel demone scomparirà per sempre dalla nostra vita. Siamo troppo psicanalitici? Forse sì. Forse no. Judd Apatow è fissato con la commedia come solo alcuni estremisti sanno essere. È ossessionato dal sollievo comico ma anche dal comico come essere umano, dalle sue motivazioni interiori, dai suoi trucchi, dalla sua identità sessuale, dalla sua vita, dal suo ruolo in società, dalle sue contraddizioni ed eventualmente dalla sua morte. Studia, incarna, produce, scrive, dirige e pensa alla comicità da quando ha 17 anni. Alla radio del liceo, in televisione, nei campus estivi, poi addirittura al cinema. È stato spettatore e attore. Ha avuto mentori ed è stato un mentore. Ha visto delle sue prime creature essere brutalmente cancellate nonostante la qualità (The Ben Stiller Show; la serie Freaks and Geeks ideata da un trentasettenne Paul Feig e da lui prodotta), poi ha cominciato a vincere e non si è fermato più diventando regista di successoni come 40 Anni Vergine (2005) e Molto Incinta (2007) con in più uno status enorme di direttore d'orchestra di un'intera generazione di comici (attori & autori) essendo il produttore di altri lavori premiati dal botteghino in quegli anni magici come Suxbad: Tre Menti Sopra Il Pelo (2007) o Non Mi Scaricare (2008). Funny People è quindi un film da collocare nella vita di Apatow in un preciso momento: il trionfo. Un'estasi artistica, professionale, economica e pure esistenziale (c'è un matrimonio che funziona con Leslie Mann con annesse due figlie spesso inserite nei film).
Cosa pensa di fare in quel momento storico Apatow, il nuovo The King of Comedy hollywoodiano?
Leucemia.
"You're Not Funny"
È una battuta chiave per la poetica di
Apatow ed è presente sia in
Funny People che in
The Big Sick. Non è vero che
Funny People sia la svolta per
Apatow. Già in
40 Anni Vergine c'erano stati dei momenti di stranezza e sgradevolezza nel particolare gruppo di amici ritrovatisi accanto a
Steve Carell. Il film sembrava
American Pie +
Ecce Bombo. Bisognava andare in buca e far perdere la verginità a un
freak-geek-nerd (e lì il film andava dritto come un treno) ma allo stesso tempo
Apatow mostrava come nessuno aveva fatto prima dentro una commedia ipoteticamente scurrile un'interazione tra maschi piena di vuoti, ipocrisie, momenti di stanca, rapporti di forza meschini interni al gruppo e strani sfoghi come fossero raptus tipici di una società in cui il maschio non può mai rivelare troppo della propria intimità. E allora eccola la comicità come scusa perfetta per salire su un palco di un locale e magari tirare fuori qualcosa del rapporto con i propri genitori o riguardo la propria sessualità senza passare per essere un
freak o
geek (specie in una
Los Angeles di
Apatow più
machista e meno freudiana della
New York di
Allen). Il comico usa quindi il palco come divanetto dello psicanalista. Le scene più belle di
Funny People raccontano tutto ciò. Magari alla fine dello show non solo sei riuscito a buttare fuori qualcosa di te senza averlo fatto platealmente ma poi riesci anche a rimorchiare come fa
Woody Allen con
Carol Kane in
Io & Annie o
Kumail Nanjiani con
Zoe Kazan in
The Big Sick. Anche di questo parla
Funny People, tipico film che puoi fare solo quando sei potentissimo:
146 minuti (per una commedia??????? Il buon
Judd sarebbe calato in seguito con i
134 di
Questi Sono i 40 e i
125 di
Un Disastro Di Ragazza),
cammei di celebrità a gogo in apparizioni anche noiosamente pretestuose (
Eminem),
la tua famiglia in primo piano (
Leslie Mann + le due bambine),
il tuo amico storico e coetaneo Adam Sandler (il film si apre con dei video di scherzi telefonici realizzati da
Apatow quando lui e
Sandler erano ragazzini e vivevano insieme) da portare verso il dramma e forse, perché no, l'
Oscar e, dulcis in fundo,
il tuo figlio prediletto di 15 anni più giovane Seth Rogen ormai diventato
main actor dopo il successone di
Molto Incinta.
Funny People è un oceano ampio in cui si può naufragare oppure scoprire un'isoletta minuscola con spiaggia mozzafiato. Il film racconta dell'incontro tra una star comica di nome
George Simmons (
Adam Sandler) con un aspirante comedian di nome
Ira Wright (in realtà fa
Wiener all'anagrafe ma non ne può più dei giochi di parole sconci con il termine slang
“wiener”) e di come i due passino del tempo insieme mentre a
George viene diagnosticata una spietata forma di
leucemia e
Ira comincia a lavorare come suo tuttofare. Morirà
George? C'è tanta, tanta, tanta roba:
competizione (
Ira vive nel
Larchmont Village di
L.A. con due colleghi interpretati molto bene da
Jason Schwartzman e
Jonah Hill),
ambiente del comico (si filmano tante performance come in
The Big Sick, sempre prodotto da
Apatow),
solitudine della celebrità,
amicizia maschile,
conflitto di classe (la celebrità e lo sconosciuto possono avere un rapporto sincero e alla pari?),
amore (
Ira punta una collega mentre
George vorrebbe tornare con la sua ex) e
malattia. Vederlo può essere contemporaneamente divertente, noioso, irritante, scemissimo e sorprendentemente maturo e profondo. Hai veramente la sensazione che
Apatow abbia preso la sua ossessione diventata professione per la comicità per spremerla, allargarla, strangolarla, amarla, odiarla e poi provare pure a farle l'autopsia.
Il risultato finale è ancora oggi di difficile lettura.
Conclusioni
Tonfo al botteghino rispetto ai canoni
“apatowiani” dell'epoca e inizio della nuova fase della sua filmografia. È chiaro che il film non è un veicolo efficace per il
Sandler drammatico in ottica
Oscar perché il povero
Adam non ha una pellicola tutta per sé come le sue precedenti escursioni extracomiche
Ubriaco D'Amore (2002) di
Paul Thomas Anderson o
Reign Over Me (2007) di
Mike Binder. La sua prova è discontinua per via di una sceneggiatura così eclettica da risultare schizofrenica. Non riesci a interessarti del tutto o ad amare
George perché il regista non vuole che si entri troppo in empatia con questa star fino all'ultimo piuttosto arida (e questo è anche molto sofisticato e coraggioso da parte di
Apatow). Allo stesso tempo
Rogen non diventa mai un
underdog per cui fare il tifo al 100% perché è pieno di contraddizioni e sgradevolezze pure lui. La stranezza di
Funny People può essere perfettamente sintetizzata da una scena in cui
Leslie Mann litiga con il marito
Eric Bana e nonostante il momento sia topico...
Apatow le fa cominciare a scimmiottare l'accento australiano del marito inserendo un tocco di spinto cabaret dentro una scena da dramma borghese adulto.
Awkward è il termine inglese che descrive bene
Funny People dentro la filmografia di
Apatow. Il maestro
Roger Ebert lo adorò (tre stelle e mezzo su quattro nella sua critica) proprio per via di questa complessità cinematografica non facilmente catalogabile che l'aveva, da critico, non poco incuriosito. Arriviamo ad oggi. Ecco dunque che l'eccellente
The Big Sick prodotto da
Judd Apatow ci sembra oggi il figlio più diligente e astuto di
Funny People. C'è l'ambiente dei comici, i loro teatrini, i loro rapporti professional-amicali più amore e malattia quasi terminale. Un film costruito benissimo e commovente figlio di un'esperienza più ossessiva, inquietante e perdente al botteghino.
Un'esperienza intitolata
Funny People.