Bad School - Dune, di David Lynch

Il Bad School della settimana è il terzo lungometraggio di David Lynch: Dune. Stavolta il matrimonio spericolato tra avanguardia e mainstream non riesce

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Spoiler Alert

“Senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mai esistito”

Parole di George Lucas, il quale nella sua pentola mitopoietica da cui poi sono uscite le avventure di Luke Skywalker & Co. aveva mescolato vari ingredienti tra cui Il Signore Degli Anelli di Tolkien, Kurosawa, Flash Gordon, John Ford, Casablanca e... Dune di Frank Herbert. Edito senza aspettarsi molto nel 1965, il romanzo fantascientifico di Herbert aveva impressionato tutti, da colleghi come Asimov e Clarke, ai selezionatori per premi (l'Hugo Award, il più importante per la sci-fi), ai lettori di tutto il mondo (nel 2000 è il romanzo sci-fi più venduto nella Storia). Il successo di Guerre Stellari (1977) impone un adattamento e dopo i tentativi di Ridley Scott e Alejandro Jodorowsky (ben documentato dal film Jodorowsky's Dune)... tocca a un signore che non ne sbaglia una da tre film.

Stile

Raffaella De Laurentiis, più del padre Dino (in accordo con Universal come distributore), vuole Lynch come regista. Sono presto tutti d'accordo. Il signore in dieci anni è passato da artista disturbante (Eraserhead – La Mente Che Cancella) a re del botteghino e promessa da Oscar (The Elephant Man). La cosa si può fare. 412 pagine densissime trovano in Lynch uno sceneggiatore spietato. Dune (1984) parla di dinastie, casate, popoli, mostri, predestinati e fa vedere ambienti, armi, costumi e scenari estremamente complessi che, come in Tolkien, dovrebbero far percepire allo spettatore/lettore quanto la stratificazione herbertiana sia diventata cinematografica. Così non è. Le ragioni del fallimento di Dune, principalmente, sono di natura editoriale. Mentre Lucas, vivendolo quasi giorno per giorno senza la conoscenza dei nostri giorni, costruiva dentro l'industria e dentro il pubblico la tradizione dell'epica serializzata al cinema, Lynch e i De Laurentiis commettono l'errore di uscire con un film singolo, di durata 137 quando quantomeno un 180 (esiste una versione estesa di Dune a 177) sarebbe stato d'uopo come per il Jackson de Il Signore Degli Anelli - La Compagnia Dell'Anello (178 minuti). Erano tempi più confusi (e infatti Jackson citava Dune quando si ribellava al film unico da Tolkien chiestogli a gran voce da Harvey Weinstein) e Lynch-De Laurentiis-Universal non gestirono bene la situazione (De Laurentiis voleva Guerre Stellari; Lynch no). Il risultato fu un flop abbastanza devastante, fan di Herbert incavolati e critica contro. Lynch poteva crollare.

Conclusioni

Il “Jimmie Stewart venuto da Marte” come lo chiamava Mel Brooks affronta la prima grande sconfitta della carriera. È qui che si vedono i veri uomini prima che gli artisti. È qui che il critico capisce definitivamente quanto i registi, insieme a tutti gli altri creativi e cineasti coinvolti in questa cosa meravigliosa chiamata cinema, siano sempre i veri e unici eroi della faccenda. Lynch ha almeno incontrato un cast che si porterà dietro (MacLachlan, McGill, Witt, Stockwell, Dourif, l'ormai fidato Jones) e un produttore così in gamba da non considerarlo un “reietto” dopo il flop di Dune. Il blockbuster sci-fi non è andato bene. Bisogna tornare a un film di “successo” (in relazione agli obiettivi prefissi) immediatamente pena l'uscita dal giro come accadde al Nanni Moretti dopo Sogni d'oro (1981) o al Ridley Scott dopo il disastroso L'Albatross (1996).
Lynch sottopone immediatamente a De Laurentiis un copione. Un noir.
Il titolo è Velluto blu.

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