Bad School - Driver L'Imprendibile, di Walter Hill

Il Bad School della settimana è Driver L'Imprendibile di Walter Hill, seconda regia dell'autore ora in sala con Nemesi. Fu un flop. Nicolas Winding Refn ed Edgar Wright lo adorano

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Spoiler Alert
Esistenzialismo

“Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia”. Albert Camus non aveva nemmeno trent'anni quando cominciava così il suo noto saggio sul suicidio Il Mito Di Sisifo (1942). Walter Hill non aveva nemmeno quarant'anni quando realizzò Driver, L'Imprendibile (1978), seconda regia dopo belle sceneggiature e un ottimo esordio. Quel film parlava proprio di suicidio.
Anche se parlare... forse non è proprio il termine giusto.

Stile

Pochissime parole, niente nomi propri, inseguimenti stradali pazzeschi per una Los Angeles quasi deserta e tutti annoiati, laconici o vagamente depressi. Un driver vestito sempre uguale (giacca nera e camicia bianca piuttosto sbottonata) porta via i criminali da rapine o furti. Guida da Dio, non ha amici, procede di lavoro in lavoro (è molto richiesto), nessun coinvolgimento sentimentale (o anche solo sessuale), zero interesse ai soldi, scarsa propensione all'empatia. Come gli dice il poliziotto (Bruce Dern) ossessionato dal catturarlo: “Hai ridotto tutto all'essenziale”. Noi aggiungiamo all'essenziale anche l'esistenziale perché questo strano individuo interpretato con una certa bambinesca ottusità da Ryan O'Neil pare anche un antieroe esistenzialista visto che durante gli articolati inseguimenti del film (Hill veniva dall'assistenza alla regia di Bullit, questo film ne era un'exploitation pura e infatti McQueen doveva esserne le star) spesso e volentieri punta le macchine avversarie come volesse uccidersi (lo fa due volte e li frega sempre perché sa che gli altri non vogliono morire, mentre lui è quantomeno possibilista circa l'argomento) e se qualcuno lo minaccia con la pistola lui risponde tranquillamente: “Avanti, tira pure il grilletto”.
Uno con questa attitudine dovrebbe sempre portarsi una pistola con sé (come gli diranno: che bella battuta).
Inoltre, uno così potrebbe sconcertare tutto: società, personaggi e spettatori. Specie nel 1978.

Conclusioni

La francese Isabelle Adjani lanciata da Truffaut accettò il ruolo di una quasi complice del driver perché adorò il copione chic di Hill. Poi si ricredette dopo il flop. Ryan O'Neal rimase stregato dal personaggio e accettò perché fino a quel momento era stato solo un attore romantico (per commedie e drammi). Come andò? Il pubblico lo rifiutò, la critica non lo capì troppo e se non fosse stato per il successone de I Guerrieri Della Notte (uscito nelle sale Usa solo sette mesi dopo Driver, L'Imprendibile) Walter Hill, come lui stesso ammette, probabilmente non avrebbe avuto la carriera che ha avuto. Poi cos'è successo fino ad arrivare ai nostri giorni? Non solo Strade Violente (1981) di Michael Mann ma due film con inseguimenti stradali particolarmente amati dal pubblico e non solo (uno vince Miglior Regia al Festival di Cannes) degli ultimi anni come Drive (2011) di Nicolas Winding Refn e Baby Driver (2017) di Edgar Wright prendono tante cose in prestito da questo film bistrattato del 1978 rendendogli un sincero quanto affettuoso omaggio. Oggi si capisce tutto di quel tono così rarefatto ed esistenzialista e se Hill all'epoca si rifaceva al Melville di Frank Costello - Faccia D'Angelo (1967) oggi... si rifanno tutti a Driver L'Imprendibile di Walter Hill. Corsi e ricorsi cinematografici. Il grande regista americano avrebbe poi preferito in carriera, parole sue, “smussare gli angoli” (leggi: meno essenzialità e/o esistenzialismo).
Mai potreste pensare che il regista di Nemesi attualmente in sala... possa essere lo stesso di Driver, L'Imprendibile. Eppure è così. Ma nel caso di Walter Hill mai dimenticare che questo signore, come il da poco scomparso Umberto Lenzi, sarebbe stato più ammaliato dall'industriale classicismo (Ford, Walsh, Hawks) che non dall'autorialità spinta. Gente così esplora, viaggia, cambia.
Gente così... è imprendibile.

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