Bad School - Cast Away, di Robert Zemeckis

Il Bad School della settimana è Cast Away di Robert Zemeckis, capolavoro del 2000 in cui Tom Hanks sopravviveva come naufrago su un'isoletta del Pacifico

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Tic-Tac-Tic-Tac!

È la traduzione sonora dello scorrere inesorabile del tempo che l'ingegnere capo della ottimizzazione FedEx Chuck Noland (Tom Hanks) ama riprodurre quasi con un certo divertimento sadico davanti agli uomini della filiale moscovita della celebre ditta di trasporti. D'altronde erano passati solo 9 anni dalla data di produzione di Cast Away (2000), undicesima regia di Robert Zemeckis, e la fine dell'Unione Sovietica, datata 1991. I moscoviti sembrano un po' basiti dal concitato monologo tradotto in russo del corpulento Chuck. A Mosca si stanno ancora rimuovendo le icone leniniane dai palazzi, figurarsi se i russi sono già pronti ad abbracciare lo stakanovisno capitalisticamente corretto di Chuck (tranne un bimbo; lui sembra già aver capito tutto). "Il tempo ci uccide" concluderà Chuck chiuso in un maglione sgraziato che non fa altro che aumentare ancora di più davanti alla macchina da presa il suo corpaccione (idea geniale di Zemeckis & reparto costumi: questo aiuterà Hanks a sembrare ancora più diverso quando indosserà nel finale una camicetta dopo aver perso più di venti chili). Chi di tempo ferisce, di tempo perisce e quindi ecco l'ansioso Chuck non avere nemmeno il tempo (appunto) di godersi la cena di Natale con i parenti e l'eterna compagna Kelly (Helen Hunt) che la FedEx lo convoca d'urgenza in Malesia per andare a strigliare anche lì qualche lavativo o risolvere qualche intoppo nella filiera produttiva. Ma c'è una falla nella mente robotica di Chuck. C'è forse, anche, un disagio latente nella vita di questo omone che pensa sempre al lavoro e pare avere gli stessi maglioni sgraziati del Colin Firth de Il Diario di Bridget Jones (2001). Abbiamo questo sospetto perché lo vediamo in imbarazzo quando il collega Stan parla del cancro della moglie Mary (forse perché non è stato Chuck a chiedergli come sta Mary ma una hostess nonostante i due si conoscano da una vita?) e perché, poco prima di salire sull'aereo che gli farà passare un Natale in Malesia, consegnerà lui a Kelly un pacco fuori ordinanza: l'anello di fidanzamento. L'uomo che intimava ai russi di smistare e velocizzare i pacchi da consegnare e che si era spedito da solo un cronometro per vedere in quanto tempo gli sarebbe arrivato... vuole sposarsi. Forse vuole prendersi delle ferie. Forse vuole finalmente staccare un po'. Forse ha qualche ripensamento sul suo stile di vita visto che Mary sta morendo di cancro mentre lui pensa solo all'ottimizzazione dei pacchi da smistare. Tutto corretto, tutto umano, tutto splendidamente reso sullo schermo da Robert Zemeckis, Tom Hanks e i suoi maglioni ingombranti. E' l'inizio di Cast Away e dopo che Chuck avrà preso quell'aereo, precipiterà su una piccola isola del pacifico per rimanere lì quattro anni da solo.
Tantissimo tempo, se ci pensate.

87 vs 35040

"87 ore sono troppe! 87 ore sono un'eternità!" diceva Chuck ai russi controllando quanto ci aveva messo il suo cronometro a tornargli nelle mani come fosse un boomerang per lui troppo lento. Quante ore passerà Chuck, che potremmo ribattezzare Il Sopravvissuto - The Pacific sull'isoletta 900 km a sud delle Isole Cook (in realtà il film è stato girato sì in Oceania ma presso le isole Fiji) in completa e totale solitudine dopo che l'aereo FedEx che lo stava portando in Malesia è precipitato? Più di 35040 ore... ovvero più di quattro anni. E' chiaro che la sua prospettiva esistenziale cambierà così come il suo corpo. In quattro anni perderà venti chili (Zemeckis bloccò la produzione per dodici mesi e durante la dieta di Hanks realizzò Le Verità Nascoste), non sarà più al centro dello score di Alan Silvestri (la musica si ferma fino a che Chuck non andrà via dall'isola), seppellirà velocemente un uomo di cui prima aveva sbagliato il nome ("Non Alan... Albert!"), si farà crescere barba e capelli (diventando identico al personaggio dello It's Man di Michael Palin per il Flying Circus dei Monty Python), riuscirà ad estrarsi un dente da solo (quel dente è la fidanzata Kelly, la quale si innamorerà ironicamente di un odontoiatra?), creerà le fiamme ("Ho inventato il fuoco!" urlerà contento dopo aver cantato sguaiatamente Light My Fire dei Doors), berrà tanto succo di cocco (è lassativo), isserà un crocefisso in cima al cucuzzolo dell'isola disabitata modello Cristo Redentore sul Corcovado di Rio de Janeiro (o forse no?), imparerà a pescare benissimo e... conoscerà Wilson.

Wilson!

Cast Away, ripensandoci oggi, presenta forse uno dei migliori usi del product placement della Storia del Cinema

Cast Away, ripensandoci oggi, presenta forse uno dei migliori usi del product placement della Storia del Cinema. Organica alla narrazione e necessaria per la storia la presenza della società FedEx (sfilerà in cammeo il vero Ceo dell'epoca Fred Smith) e altrettanto perfetta la collocazione del marchio di articoli sportivi Wilson per dare il nome alla palla da volley trovata dentro un pacco FedEx dal sopravvissuto e con la quale Chuck farà amicizia diventando simile a Gollum (comincerà a dire: "Noi"). Wilson è l'amico immaginario di Chuck (parodiato e citato massicciamente negli anni successivi, da Madagascar a Monster House) e quando l'ingegnere FedEx disegna il faccione sulla superficie della palla con il sangue di una sua ferita... è impressionante come Wilson ricordi vagamente la fisionomia di un coniglio ammiccando a quell'Harvey amico immaginario di James Stewart nel film omonimo del 1950 di Henry Kostner poi ripreso dall'inquietante rabbit friend di Jake Gyllenhaal in Donnie Darko. Oggi sta spopolando in sala l'amico immaginario della Riley di Inside Out Bing Bong. L'urlo di Chuck ("Wilson!!!!!!!") al suo indirizzo, con un tono misto di affetto e severità, sapete bene come sia entrato nell'immaginario collettivo del nuovo millennio. Il brand commerciale in Cast Away viene assimilato naturalmente dentro il film e alla fine risulta solo un marchio molto noto che può servire a un pubblico cresciuto nella società dei consumi a immergersi ancora di più nei processi mentali di uno come noi.

Nuovo Chuck

Quando Chuck torna nel mondo industrializzato, non sarà più l'uomo di prima. Esattamente come il Denzel Washington che sorride al figlio dalla galera nel finale di Flight (2012)... non è l'uomo dell'inizio del film. L'isola gli è rimasta in testa e se ci fate caso... i suoi capelli sono schiariti da chiazze colpite da potenti colpi di sole. Il primo contatto che cerca dopo essere stato salvato da una nave che trasporta container (buffo: Hanks guiderà poi quelle navi in Captain Phillips - Attacco in mare aperto) è con l'ormai vedovo di Mary, la donna fuori campo il cui cancro egli ignorò quando era grasso e vittima di orribili maglioni. All'amico Stan confesserà che quel crocefisso non era la sua versione in miniatura del Cristo Redentore bensì una copia di se stesso per sperimentare tecnicamente un suicidio via impiccagione dal cucuzzolo più alto dell'isola dove era rimasto bloccato per più di quattro anni (interessante sorpresa per lo spettatore: Chuck non era e non diventerà mai un cristiano). Il suo sguardo è ora più enigmatico (bravissimo e sibillino Hanks), il distacco, per non dire disprezzo, nei confronti dei ritmi moderni che il suo Chuck idolatrava (e spingeva a rendere ancora più martellanti con il suo Tic-Tac-Tic-Tac) è lampante. Il vecchio Chuck non è sopravvissuto. Il vecchio Chuck è morto.

Ritorno al passato

Il film si chiude come si era aperto. Un incrocio di strade in Texas

Il film si chiude come si era aperto. Un incrocio di strade in Texas. Chuck è tornato dal passato come il Marty McFly di Ritorno al Futuro (1985). Chuck proviene da un luogo in cui pitturava nelle grotte come gli uomini primitivi e danzava attorno al fuoco come gli antichi sciamani indiani amati da Jim Morrison. Nel passato di Chuck, e del film, si nascondeva però il futuro di Chuck e il finale del film. E' questa l'ossessione autoriale di Zemeckis? Siamo tutti predestinati? Nell'infanzia di Jodie Foster c'era già un padre che le diceva ciò che le avrebbero detto in futuro gli alieni con il bel faccione del genitore affidato nel cast di Contact (1997) a David Morse ("Piccoli passi"; paradossi temporali padre-figlia molto simili a Interstellar). Anche in Cast Away Zemeckis semina nel passato di Chuck il suo futuro e il campo in cui il regista americano coltiva il domani del suo eroe è proprio quell'incrocio ventoso in mezzo al nulla del Texas dove il regista sceglie di aprire Cast Away con una panoramica da sinistra a destra. Lì si materializzerà all'inizio della pellicola un camioncino FedEx diretto verso un ranch con il simbolo delle ali e lì si ritroverà alla fine della pellicola il nuovo Chuck senza Kelly (l'ha persa per un dentista interpretato da Chris "Mr. Big" Noth) ma con nuove ali, pronto a riconsegnare quel misterioso pacco che gli ha fatto compagnia per quattro lunghi anni sull'isola e che lui si è sempre rifiutato di aprire per lasciarsi la possibilità di un'azione importante da compiere una volta tornato a casa.
Chissà. Forse quella donna del ranch era predestinata a incontrare e innamorarsi del nostro Chuck così come David Morse era già l'alieno che la figlia avrebbe incontrato da grande in Contact.
Quando vediamo il personaggio di Bettina Peterson all'inizio del film scolpire nel ferro le sue ali al ritmo di Heartbreak Hotel di Elvis Presley non possiamo certo immaginare che Zemeckis ci stia già anticipando la chiusa di Cast Away.
Bettina sarà presto un cuore infranto come i protagonisti della ballata di Elvis. Come Chuck.
Bettina adora Elvis. Proprio come Chuck.

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