Bad School - Assassinio Sull'Orient Express, di Sidney Lumet
Il Bad School della settimana è la versione 1974 di Assassinio Sull'Orient Express. Quella firmata Sidney Lumet con Albert Finney come Hercule Poirot
Le fatiche di Hercule
Il primo film con Poirot protagonista al cinema è del 1931 e si intitola Alibi. Il primo attore che lo interpreta si chiama Austin Trevor. Kenneth Branagh, oggi come oggi, è il ventiquattresimo Hercule Poirot dentro un prodotto audiovisivo, intendiamo cioè in un film o per il cinema o per la tv. Esiste un Poirot anche giapponese con il corpo di Kôtarô Satomi. Nel 1974 Albert Finney è il settimo a indossare i baffi arzigogolati del celeberrimo detective belga uscito dalle pagine gialle dei misteri firmati Agatha Christie. Anche Orson Welles lo incarna da ragazzino ma solo in voce per un adattamento radiofonico del 1939. Quando il film di Sidney Lumet Assassinio Sull'Orient Express esce nelle sale nel 1974, la pellicola ha uno spettatore privilegiato: Agatha Christie. Di solito delusa dagli adattamenti dei suoi romanzi, la “signora del mistero” apprezza il film di Lumet tranne che per i baffi di Finney. Per lei non sono così appariscenti da reggere l'affermazione contenuta in uno dei suoi romanzi con il belga protagonista proprietario, secondo un altro personaggio minore “of the most magnificent moustaches in England”. Meno di due anni dopo la prima del film, la Christie muore a 85 anni d'età. Il film di Lumet, invece, è ancora in ottime condizioni.
Stile
In quell'incredibile 1974 un 50enne Sidney Lumet riesce ad uscire in sala con due film (Lovin' Molly il 14 aprile; Assassinio Sull'Orient Express il 21 novembre) mentre è pronto a stare sul set, da settembre a novembre sempre del '74, di uno dei suoi capolavori intitolato Quel Pomeriggio Di Un Giorno Da Cani, pellicola pronta ad uscire nelle sale a Natale del 1975. Riassumendo: tra il 14 aprile 1974 e il 25 dicembre 1975, Lumet esce in sala con tre film. Uno di questi è Assassinio Sull'Orient Express dove un attore trentottenne inglese esuberante come pochi di nome Albert Finney si invecchia ed ingobbisce per essere un credibile Poirot. I baffi, siamo d'accordo con la “signora del mistero”, non sono magnifici (piccoli e leggermente arricciati) e appariscenti come quelli scelti modello serpente boa attorcigliato in faccia di Branagh per il nuovo adattamento di Assassinio Sull'Orient Express. Per quanto riguarda il resto, il personaggio di Finney è uno spasso: non soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo come la versione di Branagh ma semmai è brusco nel passare da momenti di calma a scatti di entusiasmo, o rabbia, tipici delle indoli più latine e non certo mitteleuropee. Si muove come una trottola, a volte corre nei corridoi del celebre treno, urla, ride come un pazzo all'eccellente humour inglese del Beddoes di John Gielgud (formidabili le battute scritte per il suo personaggio dallo sceneggiatore Paul Dehn) e dà l'impressione di essere un uomo incline ai vizi della gola. Dovrà trovare il colpevole dell'omicidio di un misterioso uomo d'affari americano compiuto dopo che l'Orient Express è partito da Istanbul per raggiungere la Yugoslavia nel dicembre del 1935. Il cast è sconfinato e dopo essere partiti dal sì di Sean Connery (Lumet aveva con lui un rapporto particolare avendolo diretto nelle prove più belle della sua carriera ovvero La Collina Del Disonore e Riflessi In Uno Specchio Scuro) i produttori inglesi della EMI riescono ad avere anche Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Martin Balsam, Jacqueline Bisset, Jean-Pierre Cassel, il già menzionato John Gielgud, Wendy Hiller, Anthony Perkins, Vanessa Redgrave, Richard Widmark e Michael York. Il film è tutt'ora accattivante. Sia perché Finney è un Poirot umorale semplicemente imprevedibile nei modi e maniere, sia perché il resto del cast ha ognuno la sua scena madre dai risultati sempre pregevoli (nel caso della Bergman anche qualcosa di più e infatti arriva il terzo Oscar per quel magistrale piano sequenza di 5 minuti). Spesso c'è l'idea di rimanere su un primo piano, o anche un campo medio, di un attore per far sentire fuori dall'inquadratura un commento di chi è davanti a quel personaggio (spesso Poirot stesso) senza ricorrere all'espediente più scontato e canonico del controcampo. È un'idea di regia che rende fresca e naturale una messa in scena che poteva risultare stucchevole per la matematica ripartizione delle inquadrature tre le tante star.
Conclusioni
La Christie lo ama eccezion fatta per i baffi di Poirot, il pubblico ne fa un grande successo (spingendo i produttori John Brabourne e Richard B. Goodwin a tornare sul luogo del diletto due anni dopo con Assassinio Sul Nilo) mentre i titoli di coda durano solo un minuto (!) rispetto a un film da 128' (Branagh ha optato per 116' di cui almeno 5' di titoli di coda). Una grande curiosità rivedendolo oggi: la principessa russa Natalia Dragomiroff interpretata da un'arcigna Wendy Hiller ricorda moltissimo il make up dell'Elephant Man John Merrick protagonista dell'omonimo film diretto da David Lynch nel 1980. Anche se la principessa è certamente meno deforme in viso di Merrick, il look finale dell'ovale mostra inquietanti somiglianze, specialmente nella zona della bocca.
Buffo perché... Wendy Hiller sarà presente anche nel cast di The Elephant Man di David Lynch.
Un film in cui recitò giusto sei anni dopo aver partecipato al cast stellare di Assassinio Sull'Orient Express.