Bad School - 10, di Blake Edwards

Il Bad School di questa settimana è il capolavoro a tema andropausa 10, scritto e diretto da Blake Edwards, con Dudley Moore, Julie Andrews e una sgargiante Bo Derek

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Spoiler Alert

Top Ten

  1. 10 (1979) Un piccolo maschio alle prese con la vecchiaia e l'ultima grande fantasia sessuale

  2. 9 (2009) Una bambola di pezza in un futuro distopico

  3. 8½ (1963) Un regista in crisi

  4. Seven (1995) Un serial killer moralista

  5. 5 (Cinque) (2011) Alessandro Borghi prima di Non Essere Cattivo e Suburra

  6. 4 (2004) Una Russia indecifrabile

  7. 3 (2010) Una cosa a tre dolce e profonda in Germania dal regista di Lola Corre e Cloud Atlas

  8. 3 (1996) Una cosa a tre dolce, profonda, e forse autoanalitica, in Italia dal regista Christian De Sica

  9. Due (1989) Due innamorati drammaticamente indecisi

  10. 1 (2013) Un documentario sulla Formula Uno

42

"O sono 41?" come si chiede in una delle prime battute del film un personaggio invitato al party a sorpresa in onore di George Webber. Non è importante dunque se George Webber, notissimo musicista anche vincitore di 4 premi Oscar (ma poi digiteremo come viene trattata la celebrità), compia 41 o 42 anni all'inizio di questo immenso capolavoro scritto e diretto dall'immortale (anche se è morto 6 anni fa) Blake Edwards, all'epoca cinquantasettenne. L'importante è che George abbia "scavallato" già da un po', come si dice in gergo, e sia quindi ora un maschio entrato negli anta e pertanto in preda a una terribile voglia di corpi giovani per sentirsi lui stesso ancora giovane. Andropausa? Priapismo? Satiriasi? Decidete voi. Noi italiani conosciamo purtroppo fin troppo bene questa sorta di psicosi anche dal punto di vista, si può dire, di costume viste le note vicissitudini di un noto personaggio degli ultimi 20 anni.

È già un po' che George è terrorizzato dall'invecchiare (ecco perché Edwards fa cominciare la sua storia dopo i 40).
In lui quest'ansia produce un malessere mentale più forte di quello dei tre personaggi di Pasquale Petrolo, Fabrizio Bentivoglio e Teo Teocoli messi insieme dentro Forever Young di Fausto Brizzi.

Certamente non lo aiuta il fatto di avere un vicino di casa intento a fare orge dalla mattina alla sera (gigantesco Don Calfa qui nei pochi panni di un simpaticissimo produttore porno che vuole veramente bene a George) spiate da un piuttosto lungo cannocchiale che Edwards, assai più malizioso rispetto ai maestri Hitchcock e Lubitsch, inquadra sempre come fosse uno slanciato prolungamento dell'organo sessuale di quell'ometto parecchio in difficoltà.

Vi chiederete: e l'amore? George non ha nessuno che lo possa aiutare ad affrontare questa depressione? Ecco: il suo miglior alleato si rivela il peggior nemico, almeno fino a che George si comporta in modo così immaturo e ridicolo. Si chiama Samantha ma lui la chiama "Sam" (e questo non aiuta di certo un maschio in cerca di pin-up) ed è la sua fidanzata. Si tratta di una cantante di grande successo a Broadway, la quale è tranquillamente in grado di avere uomini sbavanti ai suoi piedi (nella realtà e nella finzione; geniale infatti il numero musicale che prova con maschi seduti ai tavolini a fissarla estasiati) ma sapete che c'è? "Sam" ama George. E questo potrebbe anche bastarle.

Dudley & Julie

George è Dudley Moore. Lo strepitoso successo del film lo lanciò ad Hollywood liberandolo definitivamente agli occhi di un nuovo pubblico dall'abbraccio idiosincratico con il connazionale inglese con il quale era esploso in Uk Peter Cook con il quale fin da giovanissimo aveva fatto faville influenzando degli imberbi Monty Python e, in Italia, addirittura i primi Squallor. "Sam" è nientemeno che Mary Poppins ovvero Julie Andrews ovvero la Signora Blake Edwards (41 anni di matrimonio: per due fenotipi hollywoodiani è record assoluto).

Non sappiamo se Edwards abbia messo in scena qualcosa del suo privato con la Andrews anche se siamo abbastanza convinti... di sì

L'uomo piccolo e la donna alta (quantomeno più alta di lui). Il bambino e la mamma (anche se "Sam" un figlio suo lo avrebbe già, esattamente come accadde alla Andrews quando incontrò Edwards). Il caotico (dionisiaco forse è troppo generoso per George) e l'apollinea (anche se Andrews qui sembra una versione sexy della Dea Atena).

Non sappiamo se Edwards abbia messo in scena qualcosa del suo privato con la Andrews anche se siamo abbastanza convinti... di sì. Certamente se George Segal avesse accettato il film al posto di Moore (un rincalzo)... la coppia dello schermo avrebbe fatto forse meno faville ma più pandant con i veri Edwards/Andrews.

I due protagonisti finali sono semplicemente adorabili da vedere dentro la stessa inquadratura.
Lei con i suoi jeans attillati e una sensualità pazzesca in chiave milf.
Lui calibratissimo nell'alternare sex appeal e comica catastrofe fisica. Riesce quasi a superare l'amico/nemico di Edwards Peter Sellers nella...

Slapstick Comedy

Il regista e sceneggiatore fonde intimismo (pazzesco il primo piano allo specchio di una Dee Wallace sentimentalmente disperata a tre anni dal ruolo di mamma in E.T.), nudo (oggi non esiste più una commedia nazionalpopolare Usa con così tanta carne esposta ed erotismo eccezion fatta, in parte, per il nostro amato e sempre più isolato Judd Apatow), vibrante emozione (quando George esegue il suo assolo da urlo al pianoforte... ecco che l'andropausa si trasforma in tragedia e tutte le sue paure assumono più senso e dignità ai nostri occhi), amicizia (guardate il rapporto tra George e il suo paroliere gay Hugh e guardate la dolcezza casual tra George e il barman Donald di un grande Brian Dennehy).
Ma Edwards è sempre Edwards e quindi vuoi per piacere personale, vuoi per naturale abitudine, vuoi per compromesso produttivo... c'è sempre dentro 10 (1979) tanta, tanta, tanta slpastick comedy, cavallo di battaglia del genio nordamericano fin dai tempi de La Pantera Rosa (1963) in cui riusciva addirittura ad intercettare la potenzialità di una gag ne Il Prigioniero di Amsterdam (1940) di Hitchcock per espanderla e farne pura grazia cinematografica (è l'idea del signore che non riesce ad attraversare Piazza della Repubblica a Rocca di Papa).

Quindi tanti capitomboli per George, scivolate in piscina, precipitazioni nei dirupi sotto la bella casa a Beverly Hills, punture di vespe, frontali con macchine della Polizia, anestesie ai denti che gli impediscono di parlare chiaramente al telefono (scena esilarante ancora oggi), stordimenti da alcol (quanto alzano il gomito in Usa), viaggi in Messico così "strafatti" da andare in giro come uno zombi (da sentirsi male dalle risate, ancora oggi), "cavacecio" in tuta sulla spiaggia bollente e cadute sul letto prima di una mancata erezione (ecco l'andropausa).
In Messico per inseguire una donna dalla bellezza metafisica... George concretizzerà la fantasia.
E scoprirà la dura realtà.

10

Il motivo del titolo del film è il voto che all'inizio del film George Webber dà alla sventola (in realtà sarebbe 11) che ha visto di sfuggita in macchina parlando con il suo psicanalista (un incisivo John Hancock; 10 non ha un attore che non sia perfetto).
È giovane. È bionda. È una fatalona. George la insegue prima nella sua testa e poi nel mondo fisico (con i capitomboli e incidenti fisici da slapstick comedy di cui sopra).
Lei ha le treccine di Predator e il corpo da favola di una ventitreenne Bo Derek (diventerà un sex symbol).
Peccato che abbia anche una testa, una generazione, una storia e un'idea del mondo.
Aiaiai. Come riuscirà il piccolo maschio paternalista bisognoso di infantili fantasie ad affrontare la realtà di una bomba sexy che a) pensa ed ha delle opinioni b) accetta di scopare con lui come niente fosse (anche con aiuti musicali niente male) c) fuma marijuana quando George è più per l'alcol secondo la tradizione beona britannica della sua generazione d) è sposata con un bel pezzo d'uomo (ebbene sì: è Sam Jones alias Flash Gordon alias Sam Jones di Ted) che non avrebbe nessun problema riguardo il fatto che lei si "faccia" George Webber.
Quando George si accorge che è LUI, in realtà, la fantasia di una semplice botta e via di LEI... l'incantesimo si scioglie e il maschio torna alla ragione. E la ragione ha un nome: "Sam".
Come in un viaggio dell'eroe che si rispetti, però, il ritorno all'ovile non deve immalinconire lo spettatore e quindi ecco George portare con sé dal Messico un pezzo dell'avventura che ha vissuto ovvero... il Bolero di Ravel (impennata di vendite dopo l'uscita del film).
Grande chiusa con George e "Sam" avvinghiati l'uno all'altra al ritmo del compositore francese.
Pensate un po': quest'espediente musicale in chiave sessuale... l'ha insegnato la giovane fatalona al grande musicista.
Non è ironico e piuttosto femminista?

Conclusioni

Il film entra nell'immaginario collettivo nel giro di un secondo e mezzo dalla sua uscita. D'altronde si sta entrando in una decade perfetta per il tono e l'arguzia casual di 10 (1979) come quei sempre meno disprezzati, oggi, anni '80 di una certa spensieratezza quantomeno per quanto riguarda quella porzione di mondo capitalista occidentale di cui 10 è totalmente e serenamente figlio.

Un'ultima analisi dal punto di osservazione 2016: viviamo ora un'epoca così idiota e ottusamente ossessionata dal concetto di celebrità... che fa specie osservare quello che di geniale e realmente rivoluzionario dal punto di vista politico fa Edwards al riguardo dentro il suo meraviglioso film.
George Webber è sì un artista e pure un po' star ma deve spesso ripetere il suo nome alle persone. Il regista, inoltre, ci fa sapere della sua vittoria di 4 Oscar... a tre quarti di film e solo attraverso la voce fuori campo di uno speaker di un tg.
Se siete distratti perché pensate ancora al corpo di Bo Derek (o Dudley Moore)... potreste anche non farci caso.
Come dire: puoi vivere a Beverly Hills, puoi essere un artista, puoi aver vinto 4 Oscar, puoi essere una celebrità, puoi avere un ruolo di primo piano nella società dello spettacolo ma... rimani sempre un piccolo maschio ridicolo pronto a ruzzolare da un burrone sotto casa tua.
Anche questo è 10.
Anche questo è un genio di grazia e umanità di nome Blake Edwards.
 

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