Bad Movie - X-Men: Apocalisse, di Bryan Singer

Il Bad Movie della settimana è X-Men: Apocalisse, ultimo capitolo della saga madre dei cinecomic diretto da Bryan Singer. Siamo nel 1983

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Spoiler Alert

Mutatis Mutandis

Mai dimenticare che l'ora X scattò con X-Men (2000) di Bryan Singer. Se questa è la saga madrina dell'epoca del cinecomic (9 capitoli al suo attivo) e Bryan Singer il regista padrino del movimento (4 regie da Marvel + 1 da DC) in un momento in cui si tende, per ragioni psicofisiche e di varietà editoriale, a non lasciare nessun regista più di tanto dietro la macchina da presa di un cinecomic, è interessante analizzare i pregi e i possibili difetti di una ormai corposa mitologia cinematografica con tanti elementi da soap opera, come si conviene al feuilleton anche fantastico dai fumetti originali X-Men di Stan Lee fino ad arrivare al fantasy spirituale tolkieniano oggi diventato più sporco grazie a Il Trono Di Spade.
X-Men è un inizio che poi è finito per poi ricominciare in attesa dell'alba di un nuovo tramonto.
Una saga così incasinata da generare un satiro casinaro ironicamente autoreferenziale come Deadpool.
Quando Hollywood non sapeva ancora precisamente cosa sarebbe successo, quando Kevin Feige non era ancora il Master of the Marvel Universe (c'era Avi Arad) e quando, infine, ci si spaccava la testa per rendere interessanti i percorsi individuali dei supereroi con tanto di spin off senza pensare ad Avengers, Civil War o Justice League... gli X-Men portavano già dentro di sé tutti i film di un domani che è il nostro presente.

Giorni di un futuro passato

Già dentro le storie narrate di questi signori, signore e signorine gravitanti attorno ai poli "genitoriali" Charles Xavier Professor XErik Lehnsherr Magneto c'era, se ci pensiamo, il 2016. Perché?

  1. I supereroi (qui più fragilmente definiti mutanti) si combattevano già tra loro come in Captain America: Civil War o Batman v Superman: Dawn of Justice. C'è sempre stato, fin dal primo X-Men di Singer, lo schieramento in Team Xavier e Team Lehnsherr con, grazie ai film flashback cui stiamo assistendo ora, maggiore dialettica, distensioni politiche e/o temporanee alleanze.

  2. La contestazione umana dei loro superpoteri era già al lavoro nel lontano 2000. L'equazione supereroe = superproblema era già stata scritta sulla lavagna dal senatore razzista Kelly di Bruce Davison dentro il primo X-Men di Singer ben 16 anni prima che la senatrice Finch di Holly Hunter intimasse a Superman di presentarsi in Senato per spiegare quello che era successo in Africa (Batman v Superman: Dawn of Justice) o che il Segretario di Stato Ross di William Hurt chiedesse agli Avengers di farsi supervisionare da 117 Stati dopo quello che era successo a Sokovia (Captain America: Civil War).

  3. Soap opera. Quello che è accennato tra Vedova Nera e Hulk in Avengers: Age of Ultron o tra Bruce Wayne/BatmanDiana Prince/Wonder Woman in Batman v Superman: Dawn of Justice è già stato ampiamente sviluppato dentro X-Men. Parliamo dell'amore. Non è un sentimento che nasce tra noi e loro come nel caso di Superman e Lois Lane o di Peter Parker e Mary Jane Watson. Qui la soap si svolge spesso nella magione del Prof X che funge quasi da college dove si può pomiciare tra una lezione e l'altra. Questi giovani mutanti sono in subbuglio ormonale, un po' perché hanno poteri anche sgradevoli come brufoli pieni di pus atomici, un po' perché vorrebbero andare in buca come dei regular guys (la storia tra Bobby Drake/Iceman e Rogue, per capirsi). X-Men è sempre stato anche un po' Beverly Hills, 90210 con Scott Summers/Cyclope che ama ricambiato Jean Grey prima dell'arrivo del "James Dean" della saga Wolverine in grado di diventare l'altro che fa perdere la testa alla di solito assennata Jean. Il Prof X ama Moira ma le dovrà cancellare la memoria in quel di Cuba. Ci sono forse figli non conosciuti da Magneto che entreranno nella sua vita a velocità supersonica. Un altro triangolo dai lati molto interessanti vedrà coinvolti Magneto, Mystica e Hank McCoy/Bestia.

Apocalisse Now

E adesso? Continua il viaggio nei decenni finali del '900 da parte dei nostri mutanti. Dopo la tensione atomica degli anni '60 (X-Men - L'Inizio) quando gli idealisti Charles ed Eric venivano mandati a quel paese da Wolverine (momento esilarante) e dopo la depressione droghereccia dei '70 quando Charles preferiva lo sballo alla telepatia e Wolverine veniva mandato a quel paese Usa indietro nel tempo per impedire a Mystica di provocare la nascita delle Sentinelle... eccoci negli anni '80 di Ronald Reagan. C'è Pac-Man, la sigla di Supercar, Sweet Dreams degli Eurythmics, la fine della prima trilogia di Guerre Stellari (curiosità: lo Spider-Man di Captain America: Civil War ama tanto Episodio V - L'Impero Colpisce Ancora mentre qui Jane Grey & Co. non paiono aver apprezzato particolarmente Episodio VI - Il Ritorno Dello Jedi) nonché la camminata all'indietro di quel Michael Jackson cui Nightcrawler pare aver fregato la giacca di Thriller. È il 1983 ma in un prologo che ci porta dentro una piramide ben prima della nascita di Cristo, assisteremo a quello che Charles non crede possibile: la presenza di un mutante prima del XIX secolo. Avevamo avuto un assaggio di costui alla fine di X-Men - Giorni Di Un Futuro Passato.
Si chiama En Sabah Nur e quando resusciterà rimettendo piede nell'epoca moderna, lo vedremo scuotere il capoccione non potendo credere ai falsi dei che infestano un mondo orribilmente democratico dove un tipo come Reagan è la guida di una potenza mondiale corrotta da cultura pop e libere elezioni. Spesso ci si lamenta di come i villain ultimamente sembrino tutti uguali e senza mordente. In questo caso bisogna ammettere che Oscar Isaac e Bryan Singer hanno creato con En Sabah Nur/Apocalisse un antipatico quasi perfetto per la sincera irritazione che vediamo possederlo allorquando si accorge di trovarsi in un mondo dove i piccolo borghesi... sembrano padroni.
Per lui è veramente inconcepibile. La sua costante smorfia di disgusto per la contemporaneità ci piace assai.

L'unione è un grande sforzo

Mystica da problematica che deve essere fermata costi quel che costi nel 1973, diventa dieci anni dopo una ragazzona camaleontica che però non cambia mai opinione: quell'altezzoso di Apocalisse va fermato. I detrattori di questo ultimo capitolo hanno tutti battuto sullo stesso tasto: la ripetitività. La loro ragione è anche il loro torto. È vero che gli X-Men abitano trame poi non troppo dissimili una dall'altra ma è altrettanto difficile non ammirare la potente grazia drammaturgica con cui Singer e lo sceneggiatore Simon Kinberg riescono a gestire circa 12 personaggi principali, ognuno con spessore da attore protagonista, in una pellicola da 143 minuti incredibilmente leggeri e magicamente fluidi. L'unione, prima dei futuri scontri interni, fa la forza ma che fatica, soprattutto per Charles, Hank e Mystica, riuscire a convincere ancora una volta Eric a lasciar perdere il pessimismo cosmico e la paranoia da Olocausto (ancora i ricordi terribili di Auschwitz per lui) per capire che i mutanti possono ancora integrarsi con noi esseri umani impedendo che quell'egiziano maledetto pre-Rivoluzione Francese faccia tabula rasa per ricostruire le sue piramidi sociali. Certo... con un fascistone come En Sabah Nur/Apocalisse non è poi così inimmaginabile che anche Eric possa capitolare alla fine dell'ultimo capitolo e arrendersi alla pars costruens rappresentata da Charles.

Conclusioni

Tantissimi personaggi vere e proprie star (i nostri preferiti: il dolcissimo fifone che fa paura agli altri Nightcrwaler + Peter Maximoff/Quicksilver ancora eroe di un corto tutto suo a base di velocità freeze frame che potrebbe diventare il momento più cool di tutto il 2016), buon villain, saporite perdite di capelli e un fluido che ci ha colpito molto: lacrime.
Dal segmento di Eric in Polonia (terribile: è da un atto di bontà che deriva l'ennesimo tentativo di persecuzione nei suoi confronti) al sempre coinvolgente Charles. È forse il film X-Men in cui si piange di più.
E poi un cammeo indimenticabile: un uomo bestia analfabeta liberato dalla ragazza che lo amerà da donna.
Un momento di grandissimo cinema. Uno dei tanti dentro X-Men: Apocalisse.

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