Bad Movie: Turner, di Mike Leigh
Il Bad Movie della settimana è Turner di Mike Leigh, ritratto senza peli sulla lingua del celebre pittore inglese interpretato da un grande Timothy Spall
Lui dice garguglia in edizione italiana (si poteva tenere l'originale "gargoyle") ma è chiaro che si riferisca di più al mostro che non alla grondaia o doccione delle cattedrali. "Quando mi vedo allo specchio, vedo un gargoyle" afferma il grande pittore Turner a una donna di cui è innamorato in Turner di Mike Leigh. Questo artista borbottante e maestro del grugnire viene rappresentato da Mike Leigh in tutta la sua sgradevole apparenza. Il film è una serie di piccoli episodi, si potrebbe anche usare la parola sketch, apparentemente slegati uno all'altro e relativi agli anni della maturità di Joseph Mallord William Turner. Li vediamo nitidamente tutti gli elementi del quadro: l'adorato padre barbiere amico e collaboratore, l'ex amante del senso di colpa madre di due figlie mai accettate da Turner (Sarah Denby dell'attrice feticcio di Leigh Ruth Sheen), il collega autolesionista Haydon, la governante sessualmente sfruttata ma costantemente ignorata (pure quando una psoriasi le colora il corpo di enormi macchie rosse che Turner non vuole vedere), il mondo competitivo dell'arte (la sfida costante tra lui basso e rozzo contro l'alto e bello John Constable), sincere amicizie (il giovane Clarkson Stanfield) e stroncature improvvise (una ventenne Regina Vittoria detesterà quell'ammasso sporco di giallo alla base dell'opera turneriana segnando il suo declino dal 1830 all'anno della morte 1851). C'è anche una scena molto interessante dove un vecchio Tuner rifiuta 100 mila sterline da un ricco borghese che vuole comprare tutta la sua opera. Il motivo del rifiuto? Egli pensa che la sua arte debba andare gratis alla National Gallery di Londra piuttosto che nelle proprietà private di un ricco acquirente.
L'artista dipinto da questo biopic prosaico e tremendamente diretto è una creatura bifronte: oltre il grugnire e l'aspetto da gargoyle abitano nel suo essere anche sensibilità e grazia. Ci sarà un grande amore in cui il gargoyle tirerà fuori tutta la sua dolcezza. Chi era Turner? Per Mike Leigh un paesaggio a due facce.
La sessualità del mostro
Chi era Turner? Per Mike Leigh un paesaggio a due facceIl critico... è un idiota!
La valorosa Téméraire
È solo uno dei numerosi quadri di Turner che il formidabile direttore della fotografia Dick Pope (candidato all'Oscar) aiuta Mike Leigh a ricreare davanti alla macchina da presa. I tanti ammiratori del caotico paesaggista inglese potranno divertirsi a ritrovare altre prospettive e scorci di tele turneriane nelle inquadrature gestite dalla coppia Pope-Leigh. C'è un passaggio geniale da un classico cielo tempestoso di Turner a un ammasso di rocce dove per un attimo non riusciamo più a distinguere la tela di Turner dall'immagine di Pope-Leigh. Solo per questo passaggio, veloce ma indimenticabile, dovrebbero consegnare l'Oscar a Mr. Pope come hanno fatto, giustamente, al Festival di Cannes 2014 attribuendo al direttore della fotografia (o meglio autore della fotografia come vorrebbe si dicesse sempre il nostro Vittorio Storaro) il Vulcain Prize per il miglior contributo tecnico del Concorso 2014.
Il sole è Dio! Ah! Ah!
È l'ultima esclamazione di Turner sul letto di morte accudito dalla vedova Sophia Booth nel loro bell'appartamentino segreto di Cremorne Road 6, Chelsea, a due passi dal Tamigi. Dopo aver reso omaggio all'elemento principe di ogni suo quadro (sia che si alzi all'alba o che si abbassi al tramonto), segue l'amara risata di una buffa creatura incapace di adeguarsi al conformismo della società inglese. Per Mike Leigh questo è Turner: un essere così coinvolto dalla natura da diventarne fervente tifoso in tutte le sue epifanie. Per lui i fenomeni naturali avevano delle vere e proprie qualità divine ed ecco quindi questa chiusura molto coerente con un gusto di Turner per il paganesimo (cita spesso la mitologia) e per l'animismo più spinto.