Bad Movie - Terminator Genisys, di Alan Taylor
Il Bad Movie di questa settimana è Terminator Genisys, quinto capitolo di un franchise pronto per un reboot. Schwarzenegger ancora super dopo Contagious
La saga Terminator ha una grossa cosa in comune con quella di Guerre Stellari: la quantità. Rispetto a quella lucasiana questa saga dai tanti padroni ha finora solo cinque film a fronte dei sei Guerre Stellari ma come ampiezza del panorama narrativo e sbocchi satellitari (novelization, video game, serie tv, comics e graphic novel) non ha nulla da invidiare a una certa space opera che riprenderà il volo questo dicembre. James Cameron riacquisterà nel 2019 i diritti del suo franchise Terminator iniziato avventurosamente nel 1984 con l'ex seconda moglie Gale Ann Hurd, cosceneggiatrice e produttrice di quella perla sci-fi. Ecco perché la casa di produzione Skydance (da non confondere con Skynet... o forse sì?) ce la sta mettendo tutta per sfornare tre nuovi Terminator prima di quel fatidico 2019, vero e proprio Judgement Day per il futuro del franchise. Ce la faranno a mantenere i piani di una trilogia dopo i risultati non proprio esaltanti nel box office interno di questi primi giorni di vita al botteghino del primo capitolo del reboot Terminator Genisys? Lo scopriremo solo vivendo... e se vogliamo vivere... dobbiamo accettare un certo invito.
Questa volta è la Sarah Connor di Emilia Clarke a dirlo al Kyle Reese di Jai Courtney. E fa parte delle tante rivoluzioni, anche ironiche, di un Terminator Genisys aperto a tante domande e ricco di misteri dove però si impone in modo cristallino la nuova linea di women power del cinema sci-fi di oggi dopo la Furiosa di Mad Max: Fury Road. Il Max Rockatansky rimbambito di Tom Hardy faceva da spalla e forniva la sua spalla a Charlize Theron certificando di fatto la superiorità balistica della signora? Qui accade praticamente lo stesso. Sarah è una ragazza con la pistola. E' già una guerriera provetta quando Kyle Reese la incontra nel 1984 tornando indietro dal 2029 e nonostante la brava Emilia Clarke di Trono di Spade non regga il ruolo action in campo medio quando deve muoversi a figura intera (la statura da Ant-Woman e quei fianchi sconfinati non trasmettono credibilità marziale e quando Sarah corre con un mitra in mano... il mitra è più grande di lei), la vedremo comunque sparare pure meglio di Furiosa con un fucilone magnetico da un elicottero centrando in pieno... suo figlio John Connor.
Sarah dunque non è una goffa cameriera (molto divertente che Kyle Reese non sappia cosa sia una cameriera nel 2029 quando John Connor accenna al mestiere) e vive da quando ha 9 anni (era il 1973) con un T-800 buono come il pane interpretato da Arnold Schwarzenegger (che bello quel flashback raccontato da Sarah, metà da immaginare e metà da vedere). Kyle Reese siamo noi spettatori e il suo stupore è il nostro. Ma come? Doveva andare nel 1984 a salvare una fragile cameriera di cui era innamorato fin da piccolo e chi trova? Una gnappetta che dice parolacce, lo tratta come un cretino e ascolta i Ramones. Ma Reese va veramente nel pallone quando si trova di fronte un John Connor (bravo Jason Clarke) contaminato da Skynet nei confronti del quale fare un tifo quasi disperato ("John non ti arrendere!" gli urlerà Reese come l'ultimo degli ultrà rimasto in curva; idea arguta) perché non può credere che l'uomo che lo salvò da bimbo sia diventato uno di loro (nel racconto in voice over di inizio film e in quel ricordo di bimbo c'è il ragazzo selvaggio col boomerang di Interceptor - Il guerriero della strada). Terminator Genisys ce la mette tutta e questo è ammirevole. Forse i produttori della Skydance hanno più cuore di una Skynet qui rappresentata da un T-5000 in grado di generare un T-3000. Questo esuberante quinto capitolo omaggia il primo Terminator del 1984 con un certo gusto e sincera ammirazione copiando inquadratura per inquadratura il secondo arrivo nel 1984 di Kyle Reese dove c'è il camion giallo dei rifiuti, il nero che lo guida col sigaro, le cartacce che volano, l'arrivo in posa atletica modello Olimpia di Leni Riefenstahl del T-800 di Schwarzy e dei punk ancora più punk rispetto al trio originale Rearden-Thompson-Paxton. Curiosità: Alan Taylor non inquadra il sedere del suo Schwarzenegger quando il T-800 va a vedere il panorama losangelino rispetto al Cameron del 1984. Gli omaggi proseguono fino alla scena nel negozio di abbigliamenti dove Reese trova le sue Nike a strappo mentre il T-1000 di Byung-hun Lee gli dà la caccia. Poi il film decide di giocarsela e proporre delle profonde deviazioni sfruttando i piani temporali alternativi compreso un John Connor villain, il quale parla così tanto da risultare una delle cose peggiori del film. Anche il T-800 di Schwarzy commenterà sarcasticamente l'insopportabile logorrea da villain prolisso come faceva il suo Jack Slater nei confronti di Fred Murray Abraham in Last Action Hero (1993) di McTiernan.
Battibecchi & sparatorie
Il film è questo. Tutti si lamentano di qualcosa, viaggiano insieme, hanno incidenti con i mezzi di trasporto e sparano contro i terminator trovando spesso dei luoghi pieni zeppi di armi di tutti i tipi. Una volta ritrovatici nel 1984... andiamo nel 2017 (come vorrebbe Reese in base a un ricordo di un passato alternativo mai vissuto visualizzato nella macchina del tempo del 2029) o nel 1997 (come vorrebbe Sarah)? Polemiche e litigi prima che Reese tiri fuori l'asso nella manica. Il T-800 buono ("Papà" in italiano e "Pops" in originale) è vecchio sì e arriva tardi agli appuntamenti... ma non è obsoleto. Reese mette in dubbio la sua efficienza a inizio film e la frittata è fatta: tra i due non correrà buon sangue fino quasi all'ultimo minuto. Sarah, a sua volta, non sopporta di avere una vita predestinata e la sentiremo ripetere per tutto Genisys che lei è una donna che vuole scegliersi vita e amanti con anche una frase tipica da eroina horror: "Tutti quelli che amo... muoiono". Insomma... questo quinto Terminator è un ménage à trois Kyle/Sarah/Papà con un triangolo di battibecchi e lamentele degno di un dramma o addirittura melodramma. Questo ci è piaciuto molto. Come...
Arnie
E' fantastico. Bellissimo il tentativo di sorriso del suo T-800, bellissimo il suo humour (ha ragione Reese: ha fatto una battuta prendendolo in giro per la storia dei pantaloni!), palpabile l'affetto per Sarah (scena migliore del film: Reese e Papà fanno a gara a chi mette meglio le pallottole nei caricatori mentre Sarah vive un raro momento di allegria ascoltando in cuffia I Wanna Be Sedated dei Ramones), notevoli i capelli platino (very cool), emozionante la sua presa di coscienza dei problemi alla sua "mano" destra.
Ancora uno Schwarzenegger dolcissimo dopo Contagious. Lo vediamo prossimo sessantottenne truccato in make-up da T-800 vecchio (ha incontrato Sarah nel 1973 con un look credibile da Schwarzy venticinquenne) e vediamo uno Schwarzenegger ringiovanito al computer per tutte le scene che vedono altri T-800 coinvolti nel film (a partire da quello del 1973 non si sa mandato da chi). Risultato impressionante come è impressionante il Michael Douglas ringiovanito in cgi per il prologo di Ant-Man. Ormai si può fare. The Congress (2013) di Ari Folman non sembra più un film di fantascienza. Le star anzianotte di oggi possono essere scannerizzate e ripresentate al pubblico come dei giovincelli. E sappiamo che si possono resuscitare anche i defunti (spot gelato Galaxy con Audrey Hepburn realizzato da quei geniacci di Framestore). Terminator Genisys e Ant-Man sono dunque anche due appuntamenti con la Storia del Cinema da non prendere sottogamba.
La domanda più importante per noi appassionati sarà... vogliamo vedere tutto ciò?
Sarà il cinema del nostro futuro? Certamente quel primissimo piano del T-800 che nel 1984 osserva la città con la mitica panoramica facciale... è mortalmente credibile.
Tornando a Genisys... scopriremo i misteri legati a questa pellicola nei prossimi due sequel progettati da Skydance oppure questi incassi al di sotto delle aspettative danneggeranno irrimediabilmente le ambizioni legate alla nuova trilogia?
Ancora una volta il franchise Terminator lega il suo futuro a un presente ricco di incognite.