Bad Movie - Spider-Man: Homecoming, di Jon Watts

Il Bad Movie della settimana è Spider-Man: Homecoming di Jon Watts, secondo reboot dell'Uomo Ragno a 15 anni dal primo Spider-Man di Raimi

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Spoiler Alert

Un film di Peter Parker

Letteralmente. Galvanizzato dall'essere stato invitato all'aeroporto di Lipsia-Halle da Tony Stark... vedremo Peter Parker lanciarsi in un videodiario alla Chronicle in cui commenterà mentre combatte nella squadra di Tony dentro la prima grande rissa interna agli Avengers. "Mi chiameranno!!" pensa il liceale dopo l'esperienza forte. Invece no. Il ragazzino viene poi ricollocato nella sua vita newyorchese di amichevole spider-man di quartiere. C'è un liceo un po' speciale, una zia May giovane e appetibile ("È un'italiana molto sexy" si dirà giocando sulle radici di Marisa Tomei), un amico corpulento che vuole costruire la Morte Nera coi Lego (Jacob Batalon: grande sollievo comico), un bullo che lo odia (Tony Revolori: quando mai un guatemalteco d'origini avrebbe avuto questo ruolo sociale in un film degli '80, decade molto citata dal film?), insegnanti goffi, una bella ragazza che già lo ama forse troppo (Laura Harrier) e una sventola più dark e conflittuale che un po' lo odia e un po' lo ama (siamo sicuri che Peter avrà una sbandata per lei nel futuro) di nome Michelle. C'è la vita scolastica di chi vorrebbe invece stare con i grandi. Peter Parker è frustratissimo.
Un ragazzo viene trascurato dai grandi. È il supereroe.

Effetti Collaterali

Mentre non sappiamo ancora precisamente come si armi l'Isis nonostante molti sospettino che l'Occidente stesso, volontariamente o involontariamente, contribuisca ampiamente... sappiamo con precisione che nell'Universo Marvel le armi dei Chitauri sono state sgraffignate, a un certo punto, da un signore di nome Adrian Toomes. Quello che non riesce a Cade Yeager in Transformers 4 - L'Era Dell'Estinzione (brevettare strumenti di morte extraterrestri dopo l'entusiasmo per la loro potenza), riesce invece segretamente ad Adrian in Spider-Man: Homecoming, secondo reboot dell'Uomo Ragno in 15 anni e sesto assolo cinematografico di Peter Parker dal lontano 2002 del primo dei tre film di Raimi con Tobey Maguire. Mentre Bruce Wayne raccoglieva l'odio nascente di noi esseri umani nei confronti dei supereroi alieni e distruttori tra le macerie di Metropolis dopo lo scontro tra Zod e Superman in coda a Man Of Steel (2013)... Adrian Toomes è più concentrato sulla prosaica pulizia "militare" di New York dopo la Battaglia con i Chitauri alla fine di Avengers (2012). Ma ecco che qualcuno (come succede anche ne La Mummia di Kurtzman) ti umilia gerarchicamente con la frase canonica: "Grazie, da questo momento prendiamo in mano la situazione noi". È il D.O.D.C a parlare ovvero l'ufficio del Damage Control voluto da Tony Stark. La squadra di Adrian deve lasciare il campo a questi specialisti scelti dal tycoon Stark. Adrian Toomes perde la committenza e, in uno scambio verbale così veloce da non farci assolutamente percepire la sua responsabilità morale o un suo particolare errore (scelta voluta?), se stiamo particolarmente attenti verremo a sapere che Adrian ha rischiato tutto, ha fatto il passo più lungo della gamba da imprenditore e senza quel lavoro la sua ditta fallirà miseramente. Cosa che accade.
Un uomo dunque mette sul lastrico sé stesso e la sua famiglia. È il villain.

Due mesi dopo vs Otto anni dopo

La percezione del tempo è importante dentro Spider-Man: Homecoming. Una delle gag più divertenti vedrà proprio il tempo come strumento di ironia tra Karen/Lady Costume e Peter Parker nel caveau del Damage Control (molto ironico l'utilizzo di Jennifer Connelly in voce con chiara voglia di giocare con il martito Paul Bettany, voce e poi Vision per Tony Stark). Il fluire dei secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni varia da quando sei giovane a quando sei vecchio. Per Peter quei due mesi in cui Tony Stark non lo chiama più sono un'eternità. Mentre per Adrian otto anni sono il tempo sufficiente per rimettersi in piedi, trovare una soluzione ai suoi problemi economici e riuscire a garantire il benessere necessario alla sua famiglia (il suo è il volto più rugoso di tutto il film). Il supereroe cerca la vita di alto profilo. Il villain vuole solo passare inosservato. Il cattivo è un ex disoccupato che avrebbe votato Trump. Non avendo, a differenza di Cade Yeager, abbandonato l'idea di continuare a maneggiare le armi dei Chitauri, ha deciso di sgraffignarle e venderle al black market (mercato nero: abbiamo sentito questa espressione anche ne La Mummia in relazione agli intrallazzi del Nick Morton di Tom Cruise) e tutto stava andando benissimo per lui e la sua famiglia (questo villain non vuole distruggere il mondo; al massimo prendere un sofà nuovo in salotto e garantire una buona scolarizzazione a sua figlia) fino a che uno spider-boy non ha ficcato il naso nei suoi affari vedendo un'esplosione nell'orizzonte newyorchese. Il nuovo Uomo Ragno di Jon Watts (Feige rimase più impressionato dal suo secondo film Cop Car che non dal suo primo horror Clown) è un ottimo film perché mischia mirabilmente le avventure di un ragazzino liceale con i superpoteri e il quasi logico passaggio al male di un working class villain non particolarmente isterico. Spidey vuole bruciare le tappe (quella rissa in Germania in Captain America: Civil War) e ora vuole stare tra i "grandi" dopo che Tony Stark lo ha reclutato come rookie e gli ha concesso qualche minuto in campo in mezzo ai senior. Quello di Watts è un film che pone i suoi due protagonisti in situazioni di grande frustrazione: da una parte Peter Parker è "panchinato" da coach Tony Stark (e questo lo porta a trascurare la vita scolastica e sottovalutare la compagnia dei coetanei; un tema interessante per i tardo adolescenti), dall'altra il borghese Toomes futuro Avvoltoio è un buon family man che pensa di non avere niente meno di Tony Stark né dal punto di vista morale (ci ricorderà, proprio Adrian, di come Tony fosse andato in Afghanistan ai tempi del primo Iron Man... non per vendere le caramelle) né dal punto di vista professionale.

Conclusioni

Il finale è magnifico. Dopo aver visto Peter soffrire la tentazione esterna Avengers alla vita interna della Midtown High School of Science and Technology dove Feige & Co. hanno deciso di ambientare gran parte del film presente + quelli del futuro del reboot (Tom Holland, 21 anni ora, è l'Uomo Ragno liceale più credibile dopo il 27enne Maguire dell'era Raimi 2002-2007 e il 29enne Garfield della più sfortunata epoca Webb 2012-2014), eccolo incontrarsi con Adrian Toomes nella più imprevedibile, e complicata, delle situazioni: Adrian è il papà amorevole e tutt'altro che pessimo come educatore (leggi: se Liz è venuta così bene, mica sarà merito solo di mamma?) della ragazza che Peter ha invitato al ballo finale dell'Homecoming e di cui pare essersi ormai concretamente innamorato. Vedere l'espressione di sgomento sul volto semplice e perbene di Holland sia nella scena in cucina che in quella, perfetta, ambientata in macchina pochi minuti dopo mentre Adrian accompagna lui e Liz al grande ballo... è la ciliegina sulla torta di un dolce che già ci stava piacendo moltissimo. Quando Tony Stark userà l'espressione: “eroe springsteeneriano della classe operaia”, sappiamo che si sta riferendo a Peter anche se ci piace pensare che anche Adrian sia coinvolto nella faccenda a livello di attenzione nei suoi confronti... e la sorpresa nei titoli di coda ci conferma la stima Marvel nei confronti dell'Avvoltoio.
Che siamo convinti potrebbe sorprenderci in futuro.

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