Bad Movie - Sopravvissuto - The Martian, di Ridley Scott

Il Bad Movie della settimana è Sopravvissuto - The Martian di Ridley Scott, tratto dal best-seller del 2011 di Andy Weir. Fantascienza adulta con Matt Damon

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Il mondo è Nostro

Si era intitolato "Il mondo è Loro" un capitoletto del Bad Movie su Sicario di Denis Villeneuve, film bizzarramente da tirare in ballo riflettendo a proposito di Sopravvissuto - The Martian, 23esima regia cinematografica di Ridley Scott. Nel caso di Villeneuve e del suo bellissimo film, ancora in sala, abbiamo visto un'umanità divisa, compartimentata e tutto sommato pronta a scannarsi mantenendo segreti e adattando la propria morale a seconda delle circostanze geopolitiche del momento. In Sicario l'uomo comune (o meglio: anche un'agente dell'Fbi smaliziata) non conosce i segreti dei potenti e ignora totalmente come si conducano le guerre contro i criminali più incalliti. Sopravvissuto ci offre un panorama opposto rispetto a quello di Sicario. L'umanità nel film di Scott è unita, la compartimentazione non esiste (solidarietà perfino tra Usa e Cina, pronte a scambiarsi segreti letteralmente spaziali) e tutti sono lesti ad aiutarsi adattando la propria individualità al bene comune ("Lui lo avrebbe fatto per noi": è il tormentone attraverso cui gli astronauti della missione abortita decidono in due secondi netti di rischiare la propria vita pur di provare a tornare indietro per salvare l'astronauta Mark Watney di Mat Damon). L'uomo comune del mondo in cui si svolge Sopravvissuto - The Martian, inoltre, è informato su tutto perché basta accendere la tv e trovi folle festanti a Times Square e telegiornali che spiegano con ogni dettaglio l'avventura che ha visto Mark Watney rimanere bloccato sul Pianeta Marte. Se Sicario ci fa uscire dal cinema depressi e convinti di vivere in un mondo dove finiremo per ucciderci l'uno con l'altro senza pietà, Sopravvissuto ci permette di lasciare la sala con in testa un'idea di questi tempi rivoluzionaria: il mondo è un posto di gente perbene dove tutti insieme, perfettamente consapevoli di ciò che ci accade in Terra così come su Marte, possiamo aiutare Mark a tornare da noi. E pensare che Ridley Scott, da produttore, affiderà proprio al Denis Villeneuve di Sicario la regia dell'attesissimo sequel del suo Blade Runner (1982). Sappiamo che Sir Ridley non lavora come un autore e quindi può realizzare in grande libertà film con visioni sul mondo radicalmente opposte... ma fa comunque una certa impressione che due registi di film umoralmente agli antipodi (Sicario vs Sopravvissuto), in un futuro assai prossimo si troveranno a collaborare gomito a gomito alla continuazione di Blade Runner, uno dei capolavori più famosi, e chiacchierati, della Storia del Cinema. C'è ovviamente un'altra pellicola cui non possiamo non pensare se pensiamo a Sopravvissuto.

Odissea intima vs odissea social

il mondo è un posto di gente perbene dove tutti insieme, perfettamente consapevoli di ciò che ci accade in Terra così come su Marte, possiamo aiutare Mark a tornare da noi

Gravity (2013) ci raccontava in diretta l'esperienza dell'astronauta interpretata da Sandra Bullock, costretta a tornare con i piedi sul Pianeta Terra sia dal punto di vista letterale (era rimasta bloccata nello spazio anche se molto più vicina a noi rispetto al Watney appiedato su Marte) che metaforico (doveva finalmente superare il lutto devastante legato alla perdita della figlia). Anche lei parlava da sola come Watney e anche lei passava dall'esaltazione alla depressione. Ma Gravity era un'odissea intima da vivere tutta d'un fiato (per la protagonista e lo spettatore), solitaria (la stazione orbitante dei cinesi dove riusciva a intrufolarsi... era deserta) e ancora più coerente con il viaggio interiore compiuto dalla Bullock necessario per poter poi intraprendere quello fisico. Sopravvissuto, l'abbiamo già digitato ma lo ridigitiamo volentieri, è un'odissea social spalmata su più giorni (ma il montaggio concitato crea l'effetto della diretta di Gravity) dove Watney è amato, conosciuto e desiderato da tutta un'umanità festante in piena armonia in tutte le sue componenti e nazioni terrestri. Il conflitto non c'è mai in Sopravvissuto e questo è sia il suo punto forte (non siamo abituati come pubblico occidentale a un tale tasso di ottimismo) che il suo punto debole (questa positività può risultare non realistica e stucchevole).

La Compagnia del Botanico

Gli astronauti che lo hanno lasciato su Marte convinti che fosse morto (Watney "resuscita" a inizio film come fa Josh Brolin in Everest dopo essere riuscito a passare una notte all'addiaccio) sono disponibili a rischiare tutti la pelle per Mark. Il mondo della Nasa? Non ne parliamo: si comportano come La Compagnia dell'Anello di J.R.R. Tolkien (e infatti qualcuno di loro citerà addirittura il Consiglio di Elrond) e non stupisce di trovare tra le loro fila proprio Boromir ovvero Sean Bean. Anche in questo caso è l'unico che sembra minaccioso e inaffidabile fin dalle prime espressioni. Anche in questo caso entrerà presto in contrasto con il leader della missione (qui un Jeff Daniels dalle parti di Newsroom) e anche in questo caso compirà un atto di insubordinazione senza rispettare le gerarchie in campo. Bean è l'unico che porti un pizzico di disagio e antipatia (ma giusto un pizzico: anche lui in fondo è una gran brava persona) dentro un film che dell'unione fa la forza senza alcuno sforzo. Forse l'inserimento di qualche villain in più (tradendo anche le pagine del best-seller di Weir) avrebbe aiutato il film ad essere più solido e complesso. A Sopravvissuto - The Martian manca proprio il suo protagonista: manca, permetteteci la boutade, il Damon di Interstellar, ovvero il sopravvissuto cattivo. Qui l'astronauta botanico Mark Watney, uomo tutto sommato semplice e coltivatore della terra come un solare e pacifico Hobbit, è il Frodo attorno cui si stringono i valorosi eroi coprotagonisti del film. A proposito... chi sono costoro?

Il Consiglio di Elrond

A differenza di altri survival movie come Gravity di Cuarón o Cast Away di Zemeckis, il naufrago spaziale Mark Watney non è affatto il protagonista della pellicola. Staremo parecchio con lui su Marte (la sensazione è che il film sarebbe stato più bello se Mark fosse stato ancora più centrale) ma staremo tanto anche con i mille personaggi che non dormiranno sul Pianeta Terra e faranno gli straordinari per salvarlo. Un cast forse fin troppo blasonato (era necessario pagare il cachet di Kirsten Wiig come ufficio stampa della Nasa per vederla forse 50 secondi complessivi nel film?) si divide i concitati minuti di screen time extra Watney. Tra loro spiccano: il norvegese Aksel Hennie (il tedesco della missione Ares III di cui faceva parte Watney), gli inglesi Chiwetel Ejiofor (il coordinatore della missione Ares III) e Benedict Wong (capo ingegnere costretto ai salti mortali da Ejiofor) e gli americani Donald Glover (un giovane genietto con un'idea stramba che però convince tutti) e Jeff Daniels (direttore Nasa paziente come un capofamiglia). Jessica Chastain (molto sottoutilizzata nei panni del capitano della missione Ares III dai pessimi gusti musicali), Michael Peña, Kirsten Wiig, Sebastian Stan e Kate Mara? Sprecatissimi. Forse si potevano risparmiare dei bei soldini e aumentare la plusvalenza tra budget (108 milioni di dollari escluso marketing) e incassi definitivi con un cast di attori con meno curriculum al posto degli ultimi elencati.

Un Damon solo al comando e... chi è The Martian?

Anche perché... il film è suo. E questo nonostante Mark Watney debba dividersi lo screen time con l'universo mondo. Eppure quel demone di Matt Damon ce l'ha fatta un'altra volta. La sua freschezza e capacità di non stancarci mai grazie a una fisionomia da everyman della porta accanto fa sì che esca anche da questa ennesima avventura cinematografica in grado di coinvolgerci grazie al suo astronauta umile e dannatamente divertente. Eppure pensiamo che il vero sopravvissuto di questa vasta produzione sia piuttosto un regista di 78 anni arrivato a 23 film diretti abilissimo a mescolare due generi di solito poco affini come la fantascienza adulta (su Marte ancora non ci siamo arrivati per cui questa è pura science fiction) e la commedia (si ride come mai avremmo immaginato).
Chi è The Martian?
Ma Sir Ridley Scott, ovviamente. Un vero e proprio extraterrestre del cinema.

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