Bad Movie - Solo: A Star Wars Story, di Ron Howard
Il Bad Movie della settimana è Solo: A Star Wars Story di Ron Howard, il travagliato film sulle origini dell'iconico Han Solo di Harrison Ford dentro la saga Guerre Stellari
Complimenti a quell'impiegato al reclutamento imperiale in quel di Corellia (dove scopriamo peraltro che il tema musicale di Darth Vader è il soundtrack dello spot di arruolamento marziale) per conoscere una lingua nell'universo lucasiano così simile a quel latino nostrano, capace di diventare la parlata ufficiale di un altro Impero, quello Romano, al comando sul Pianeta Terra per circa 500 anni (altro che i miseri 23 di quello "creato" da Sheev Palpatine con l'aiuto di Darth Vader). Ben prima rispetto a Giulio Cesare, Cicerone, Seneca e Nerone ovvero tanto tempo fa in una galassia lontana lontana... "Solo" sarebbe diventato un sinonimo della parola di basic galattico standard "alone", scelto da quell'impiegato come cognome di un ragazzo senza uno straccio di casata d'appartenenza (famiglia e/o tribù: è uno dei temi principali del film di Ron Howard) dopo che il giovincello si è presentato allo sportello per arruolarsi. In questa scena fondamentale, criticata da molti per l'arbitrarietà linguistica esercitata da quell'impiegato (vogliamo anche la sua origin story, a questo punto), un Han ragazzino si presenta solo con il nome proprio perché la famiglia non c'è più da tempo anche se poi vedremo nel corso del film quell'eroe un tempo senza cognome ricordare con l'appena conosciuto Lando Calrissian un papà che voleva fare il pilota e che lavorava alla Corellian Engineering Corporation, in acronimo CEC. Lando, colpito da quel momento di confidenza dello sconosciuto da poco incontrato, gli parlerà allora del suo grande amore per la madre. È uno dei momenti più intimi di Solo: A Star Wars Story che per il resto è un'avventura guascona niente, niente male con protagonista...
Un Fuorilegge
O un bravo ragazzo? Sappiamo poi cosa sarebbe diventato questo spaccone irresistibile che incontrammo per la prima volta su Tatooine dentro una locanda. In questa sua origin story lo vedremo fragile, idealista, ingenuo e vulnerabile come non mai (funzionale Ehrenreich a trasmettere tutto ciò; per uno Han Solo subito più virile-fordiano sarebbe stato meglio prendere Anthony Ingruber) sfrecciare per le strade di Corellia in compagnia della sua fidanzatina Qi'ra (entrambi con faccia ringiovanita al computer: effetto brutto assai) prima di arruolarsi nell'Impero, disertare tre anni dopo sul pianeta Mimban per partecipare a un furto di coassio in quel di Vandor, dirigersi poi verso le miniere di Kessel per poi giunger infine non si sa come, e in meno di 12 parsec, tra le dune di Savareen.
In sintesi parecchie esperienze per il nostro Han: cinque pianeti visitati, un nuovo grande amico (Chewbecca), l'amore della propria vita diciamo fortemente rielaborato (Qi'ra è diventata una femme fatale che parla pure sconcio e forse è la pupa del gangster), la conoscenza del sindacato criminale Alba Cremisi, una simpatica nemesi con cui odiarsi amabilmente (Lando Calrissian), il mentore da cui si è stati svezzati da rielaborare pure lui (Tobias Beckett), una scelta politica da fare ma non fino in fondo (Enfys Nest merita il coassio ma l'Alleanza Ribelle può al momento aspettare).
La perdita dell'innocenza? Sì.
Il film di Ron Howard non sbaglia i momenti che non poteva, e doveva, sbagliare. E cioè:
Partite a carte con Lando: stupende entrambe le sequenze. C'è la fauna galattica attorno al tavolo, gli sfottò (Lando lo chiama "Ann"), la presenza fisica del gioco del Sabacc, complicità con Chewbecca (nella mano decisiva) e l'intelligenza di Han che sfrutta la rabbia verso Lando all'inizio del secondo incontro per sfilargli la carta nascosta con l'altro che, appena resosi conto che Solo non è venuto per ucciderlo, subito torna cool dicendo: "E la mia parte?". Tutto perfetto: sceneggiatura, regia, scenografia e recitazione. Abbiamo immaginato quel momento in cui Han soffiava il Millennium Falcon a Lando per decenni. Piena soddisfazione nel vederlo orchestrato in questo modo.
Incontro con Chewbecca: solo un combattente che non si arrende mai come il nostro Han avrebbe potuto avere il coraggio, o la disperazione, di cominciare a parlare in wookiee con quella "bestia" che stava per spappolarlo. Eccoli i futuri amiconi come si incontrarono la prima volta: in mezzo al fango e legati entrambi a una catena di prigionieri che avrebbero spezzato insieme. Dopo essersi picchiati. Cosa volevamo di più?
Conclusioni
C'è qualche confusione della recitazione e scrittura del personaggio di Qi'ra interpretata da Emilia Clarke (la quale è fin troppo entusiasta di mostrarsi lasciva e decadente agli occhi dell'ex fidanzatino), probabilmente figlia dei problemi produttivi legati al licenziamento dei primi registi Lord e Miller. La sua intermittente love story con Han non funziona mai. Il resto è tutto molto buono: il senso dell'avventura lucasiana (guidare come dei pazzi nello spazio mandando fuori strada un tie fighter imperiale dopo un avvitamento ballerino del Falcon su sé stesso), la giustificazione dei tormentoni da automobilista fanatico delle stelle tipici di Han ("Ho fatto la rotta di Kessel in meno di 12 parsec!" e lo vediamo in azione mentre lo fa; sequenza magistrale), il suo approccio empatico alla lotta politica dei ribelli (tentato sì... ma è ancora troppo presto) e la sua sconsiderata, ma dannatamente simpatica, autostima. Solo: A Star Wars Story poteva essere una "sòla".
Non è latino. Ma romanesco. Significa inganno o fregatura.
Invece è un buon film d'avventura lucasiano rimesso in piedi grazie al loro star wars system di cui Ron Howard fa parte da sempre come pianeta minore attorno alla stella padre George Lucas.
Solo non è una sòla anche grazie all'intervento di un pupillo del Re Sole.