Bad Movie - Senza Lasciare Traccia, di Debra Granik
Il Bad Movie della settimana è Senza Lasciare Traccia di Debra Granik con Ben Foster e Thomasin McKenzie. Dopo 8 anni torna la regista di Un Gelido Inverno
Non sappiamo in fondo mai molto di loro in un film di Debra Granik.
È solo l'inizio della 435 domande complessive con 3 secondi di tempo per dare la risposta prima che un beep faccia avanzare il test. La scena dura a malapena 60 secondi.
1) Si sveglia rilassato nella maggior parte delle mattine: "vero", risponde senza esitazioni 2) Ama leggere gli articoli di cronaca nera: "falso", sempre piuttosto veloce e tranquillo 3) La vita di tutti i giorni è piena di cose che lo interessano: "vero", dopo un secondo 4) Ha degli incubi o dei sogni spaventosi: non risponde e arriva il beep 5) Pensa a delle cose che sono troppo brutte da dire: scena muta e secondo beep dopo che lo vediamo lanciare un'occhiata verso la direzione verso cui è uscito lo psicologo 6) Le cose non stanno andando come i profeti dicevano: "falso" ma in ritardo e praticamente sul beep 7) È come se nessuno mi capisse: "falso" e quasi lo urla al secondo 2.
È solo un minuto di film ma Ben Foster meriterebbe la nomination all'Oscar solo per questa scena per come ci fa capire quanto la vita nei boschi gli permetta di rimanere sereno (1 e 2), nonostante la presenza dei traumi (4 e 5), senza un credo religioso granitico che faccia di lui un fanatico (6) e con al fianco una persona in grado di confortarlo (7; si riferisce chiaramente alla figlia Tom che nel libro da cui è tratto il film è una più femminile Caroline).
Figlia
Conclusioni
Ancora scritto in compagnia della fidata Anne Rosellini, ancora con una giovane protagonista (ma la neozelandese Thomasin McKenzie è disperata e rarefatta laddove Jennifer Lawrence sembrava cocciuta e statuaria) e ancora con la veterana Dale Dickey in un ruolo da spalla dopo quella prova incisiva in Un Gelido Inverno come leader della banda di donne del gangster Thump Milton. Sarebbe curioso capire l'origine della fissazione di Debra Granik per il bosco e, in una chiave cinematografica che la colloca non lontana rispetto alla nostra Alice Rohrwacher, per quel tipo di racconto cinematografico che isola i suoi eroi dentro un contesto naturale impermeabile rispetto al cemento che lo circonda. Non si usciva quasi mai dalle catapecchie nei brutti boschi del Missouri in Un Gelido Inverno e idem in Senza Lasciare Traccia dove il padre c'è ma è come se non ci fosse realmente.
Quindi un altro tema che un giorno vorremmo discutere con la Granik è anche la disconnessione traumatica tra le figlie protagoniste dei suoi film e questi misteriosi maschi che le hanno generate per poi, chi in un modo chi in un altro, lasciarle sole al loro destino.