Bad Movie - San Andreas, di Brad Peyton
Il Bad Movie della settimana è San Andreas, catastrofico con tanta cgi dove The Rock lotta per la sua famiglia mentre San Francisco viene rasa al suolo
La faglia di Sant'Emmerich
Una volta autoeliminatosi dal genere catastrofista il suo ultimo grande cantore Roland Emmerich... bisognava trovare un nuovo Irwin Allen (il produttore che segnò il suddetto genere nei '70) che tornasse a far sembrare il disaster movie più simile alle pellicole mainstream del passato (l'inizio è Airport nel 1970; l'anno d'oro è il 1974 con Terremoto, L'inferno di Cristallo e Airport 75 rivali nel box office) che non a farse autoparodiche come Sharknado (2013). Era quello, paradossalmente, il film cui rischiava di somigliare di più nel look il non disprezzabile, anche se povero in casting e production values, Into the Storm nel vicino 2014. San Andreas ha allora cercato di prendere lo scettro da Roland Emmerich senza però appiattirsi troppo sullo stile tipico del tedesco trapiantato a Hollywood, un po' amicone e un po' Giuda nei confronti degli USA. Diciamoci la verità: Emmerich godeva quando distruggeva tutto e tutti. C'è sempre stata in lui una non nascosta gioia nel vedere polverizzate da immani catastrofi naturali, o extraterrestri, quelle strutture sociali e religiose che la secolarizzazione ci mette molto di più a rivoluzionare. In occasione del suo ultimo catastrofico 2012 (2009) il tedesco rase al suolo senza pietà il simbolo più importante del cristianesimo San Pietro (faceva molto ridere in Italia cinque anni fa la battuta: "Il Primo Ministro italiano ha deciso di rimanere in patria e affidarsi alla preghiera".
Terremoto (1974) vs San Andreas (2014) vs 2012 (2009)
Il regista Brad Peyton fa quello che Mark Robson si vergognò di fare nel 1974: distrugge la scritta Hollywood sulla cima di Mount Lee. Strano... perché nelle prime inquadrature di Terremoto (a differenza di Peyton, Robson volle un sole molto più da scottatura della pelle tipico da film sulla West Coast) vediamo Charlton Heston fare jogging sotto la celebre scritta. La coppia benestante prossima al divorzio rappresentata da Heston e Ava Gardner... deve morire insieme in Terremoto come fosse un mostro partorito dal decadentismo sociale (lei è la rampolla di un tycoon che ha assunto lui come ingegnere) punibile da un'ineluttabile destino da tragedia greca.
Il regista Brad Peyton fa quello che Mark Robson si vergognò di fare nel 1974: distrugge la scritta Hollywood sulla cima di Mount LeeÈ questo che ci piace molto di San Andreas: i suoi protagonisti possono solo ritrovarsi a parlare tra loro e cercare di rianimarsi non potendo permettersi la scalata sociale di un autista pronto a confrontarsi con i grandi della Terra (come capita al simpatico scrittore John Cusack di 2012). Peyton li descrive come una famiglia middle-class con i piedi per terra e ci dice che solo con questo tipo di atteggiamento si può sopravvivere quando la terra sotto i nostri piedi decide di spaccarsi. I miliardari in Terremoto possono essere degli eroi (il personaggio di Lorne Greene padre di Ava Gardner anche se non sembra; lei aveva solo 8 anni meno di lui peraltro portati maluccio) e in 2012 dei pittoreschi guasconi. In San Andreas... sono dei bastardi. "Il terremoto tira fuori il peggio in alcune persone" dice il fantastico poliziotto perbene George Kennedy alla divertente Victoria Principal in Terremoto (lei sarebbe diventata un mito in Italia negli '80 per la Pamela della soap opera Dallas) riferendosi al fanatico militare psicopatico con la faccia dell'ex evangelista Marjoe Gortner (il produttore Eli Roth si sarebbe ispirato a lui per il protagonista di The Last Exorcism). Effettivamente questi sono film in cui una parte importante la riveste anche la rappresentazione della reazione umana all'istinto primario come anche nella divertente coproduzione europea Forza Maggiore. Terremoto (1974) ci dice che chi è miliardario può anche sacrificarsi per il popolo. San Andreas (2015) la pensa esattamente al contrario: sia Ioan Gruffudd (il miliardario con cui Carla Cugino sta pensando di sistemarsi visto che The Rock è intrattabile) che sua sorella carogna Kylie Minogue sono comicamente predisposti a darsela a gambe, e non solo, disinteressandosi a tutto e tutti di fronte a un cataclisma naturale nei confronti del quale reagiscono scegliendo di salvare prima loro stessi.
Due finali
"Era proprio una gran bella città" dicono a George Kennedy alla fine di Terremoto con lui che risponde con un laconico: "Già". Ben diverso è l'epilogo di San Andreas con il body builder The Rock pronto a usare l'espressione biblica "We rebuild". In quel film del 1974 il racconto si chiudeva con la constatazione di una distruzione. Il film del 2015 si chiude con la sicurezza di una ricostruzione.
The Rock piange
Chi meglio di Dwayne "The Rock" Johnson, abile nella sua carriera d'attore ex wrestler a demistificare (commedie con e per bambini) più che enfatizzare (Hercules) il suo corpo peplum da culturista, poteva accettare il ruolo di un soccorritore elicotterista dal cuore triste pronto a piangere davanti alla moglie mentre tutto attorno viene distrutto? Il film ci dice platealmente: non possiamo fare niente contro la furia devastante della natura perché perfino The Rock non può farci niente. Non ci rimane che rimboccarci le maniche, smettere di piangere per dei sensi di colpa ormai inutili e pensare a ricostruire la nostra vita interiore (famiglia) ed esteriore (città).