Bad Movie - La Ragazza Del Treno di Tate Taylor

Il Bad Movie della settimana è La Ragazza Del Treno di Tate Taylor, thriller adulto tratto dal best-seller di Paula Hawkins con Emily Blunt, Haley Bennett e Justin Theroux

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Spoiler Alert

Subway

È il momento più bello del film. Un'attrice inquadrata senza pietà dal regista Tate Taylor grazie a primi piani che la mettono impietosamente sotto una lente deformante, rimane ipnotizzata nei panni di Rachel davanti a Subway di George Tooker. L'attrice è l'inglese Emily Blunt dentro La Ragazza Del Treno diretto da Taylor. Il personaggio che interpreta è l'americana Rachel Watson, angosciata dallo sguardo giudice della gente mentre si ubriaca in treno e appiccica la faccia stordita alla finestra del vagone spiando le ville sull'Hudson River dove un tempo anche lei aveva un numero di civico nel quale soavemente incasellarsi. Ma Rachel non abita più lì. Ha perso l'indirizzo di casa e non solo quello. Allora eccola vagare avanti e indietro sui binari fingendo un pendolarismo e un lavoro che non c'è più (come nei drammi francesi dei primi 2000 A Tempo Pieno e L'Avversario) osservando, più rancorosa che insidiosa, le vite nelle case di bambole di altre donne che sembrano felici dall'altra parte dello schermo in una campagna apparentemente idilliaca (ma è pieno di sterpaglie e il legno sembra invaso dai tarli) a due passi da New York. Ma torniamo alla donna del quadro di George Tooker e a quella del film di Tate Taylor ispirato al best-seller firmato Paula Hawkins e trasportato per il cinema dall'Inghilterra agli Stati Uniti d'America. Rachel un giorno rimane a fissare Subway quasi stordita. Sì, certo... ha alzato il gomito anche quella volta ma forse c'è qualcosa di più. Ha riconosciuto in quei personaggi alienati dentro una stazione metropolitana sotterranea la stessa angoscia contenuta nei suoi occhi. Ha riconosciuto in quella donna spaventata con mano sul grembo (è incinta?) al centro della tela una seconda se stessa, sola e circondata da maschi tutti uguali nell'aspetto e tutti ugualmente colpevoli (spesso, nel dipinto di Tooker, sono dietro le sbarre) di un qualche reato o peccato che li ha messi spalle al muro. Rachel Watson in quel momento si trova davanti a delle sue copie (impressionante il taglio degli occhi identico tra Blunt e i soggetti di Tooker) così come la Madeleine Elster di Kim Novak de La Donna Che Visse Due Volte (1958) di Alfred Hitchcock rimaneva incantata davanti al quadro della sua bisnonna Carlotta Valdés, spiata con voluttà in quel museo dal John Ferguson di James Stewart.

Railway

Rachel, dunque, vaga ubriaca. Un po' in treno, un po' al museo (le piace l'arte e sa disegnare piuttosto bene), un po' per quella strada dalle parti della Wisteria Lane di Desperate Housewives in cui vivono bionde mozzafiato. Un tempo c'era pure lei in quelle belle villone. L'oggetto dei suoi sguardi extrapittorici sono due signore: una è Megan (Haley Bennett), giovane, voluttuosa e con marito aitante sempre pronto a sbaciucchiarla (Luke Evans); l'altra è Anna (Rebecca Ferguson), ordinata, di classe e con addirittura l'ex marito di Rachel Tom (Justin Theroux) ora saldamente al suo fianco. "Vaffanculo Anna Boyd!" sentiremo urlare Rachel in bagno con la complicità fugace di una sodale senza identità. E se questa alcolizzata, disoccupata, voyeur e stalker... fosse anche un'assassina?

Subliminale

Ciò che colpisce molto del thriller adulto diretto da Taylor sono la classe al montaggio (Andrew Buckland e Michael McCusker), il senso umano della sceneggiatura (Erin Cressida Wilson) e la precisione della regia. La realtà sembra collassare come in Mine di Guaglione e Resinaro con il cinema pronto a librarsi in aria fieramente indipendente rispetto alla letteratura.
Tutto è subliminale e spesso sublime in questo film molto più chic rispetto al corrispettivo cartaceo. I tre punti di vista femminili (Rachel, Megan, Anna) si fondono e confondono tra loro grazie a tre attrici divine con qualcosa di impercettibilmente in comune sia a livello fisico che poi psicologico. I piani temporali diventano uno, realtà e menzogna collidono, i generi cinematografici si mischiano vorticosamente (dramma adulto? thriller? giallo?), gli attori non protagonisti sembrano tutti avere un'evidente funzione simbolica scritta in faccia (Lisa Kudrow e Allison Jeanney sembrano alleate proto-femministe consapevoli di questo ruolo nella storia) con i tre uomini scelti perfettamente in relazione a quanto e come devono servire a manipolare lo spettatore (Luke Evans è basico, Edgar Ramírez discordante, Justin Theroux ambiguo). E poi c'è tanto, tanto Hitchcock.

Hitchcock e Taylor

Della donna che guarda un suo doppio in un quadro abbiamo già digitato. Poi ci sono: 1) due bionde e mezza (Haley Bennett, Rebecca Ferguson e una ex dai capelli castano chiari come la Blunt); 2) un cavatappi usato come le forbici de Il Delitto Perfetto; 3) i sensi di colpa di un protagonista usati contro di lui (Io Ti Salverò); 4) un tocco di Ingrid Bergman (la sosia svedese Rebecca Ferguson, già ammirata nel gioco hitchcockiano Mission: Impossible - Rogue Nation); 5) un uomo convinto che la sua capacità manipolatrice lo possa collocare in una zona di intoccabile superomismo sociale; 6) la funzione salvifica della psicanalisi 7) il voyeurismo.
A tutto ciò Taylor aggiunge quella che ormai, dopo The Help (2011), sembra essere la sua ossessione d'autore: raccontare la donna nordamericana. In The Help dal punto di vista di scelte politiche in un momento di grandi cambiamenti sociali. In questo caso più soffuso e meno concreto (non a caso si è "tradita" la geopolitica del romanzo), la donna per Taylor è vista e raccontata come creatura ancora in grado di poter reagire al "divide et impera" maschile trovando una solidarietà possibile per lottare in difesa della propria posizione di supposta parità in realtà costantemente minacciata dalla violenza dell'uomo.

Conclusioni

Film assai affascinante. Meno violento, tagliente e disturbante de L'Amore Bugiardo - Gone Girl (2014), si propone però di rappresentare quel tipo di offerta cinematografica tratta da letteratura di consumo, R in censura MPAA (in Italia zero divieto) e per palati esperti per non dire agée. Unico grosso neo: brutta la scena d'azione finale dove Taylor doveva coordinare meglio i corpi coinvolti in una decisiva colluttazione fisica. Ammettiamolo: è bel film per vecchi borghesi dove conta la casa in cui vivi, un personaggio è spesso in treno e le tecnologie sembrano usate da signori e signore dell'800.
Tutto sembra essere ambientato non ai giorni nostri bensì nei più formali anni '50.
Il decennio dei più grandi capolavori di Sir Alfred Hitchcock.

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