Bad Movie - Quo Vado? di Gennaro Nunziante

Il Bad Movie della settimana è Quo Vado? di Gennaro Nunziante, quarta avventura cinematografica di Checco Zalone. La maschera pare voler fuggire dall'Italia

Condividi
Spoiler Alert

Ti conosco mascherina!

Prendiamo a prestito il titolo di un film di Eduardo De Filippo tratto da una pièce di Scarpetta per riflettere circa la maschera cinematografica creata da Luca Medici in arte Checco Zalone dopo i primi successi musicali (Siamo una Squadra Fortissimi del 2006), gli album e le comparsate in tv con Zelig fino ai programmi tutti suoi come Checco Zalone Show coevo dell'esordio al cinema firmato dal sodale Gennaro Nunziante. Nei primi due film Cado dalle Nubi (2009) e Che Bella Giornata (2011) Checco è, nella piena tradizione del "terruncello" pugliese di Porcaro prima e Abatantuono poi, un emigrante dal Sud al Nord ricalcando in un certo senso la vita stessa di Medici, in viaggio lungo lo stivale da giù a su per motivi professionali come tanti artisti italiani della canzone e del cabaret. Checco in Cado dalle Nubi è un cantante neomelodico (vincerà un concorso musicale) di rara ignoranza e aggressività in grado di vincere tutto e tutti, conquistare il cuore di una bella ragazza (Giulia Michelini) mantenendo uno sguardo ottuso e retrogrado verso il mondo. Nel finale, dopo aver insultato un concorrente pacifico che ha perso contro di lui nel concorso musicale (momento veramente spregevole), pare accettare suo malgrado l'omosessualità del cugino Alfredo ma è tutto così veloce e in secondo piano agli occhi dello spettatore che è difficile accorgersene. In Che Bella Giornata Checco è sì sempre un meridionale al Nord ma non più cantante come le origini del personaggio ispirato al Piero Scamarcio anni '90 di Emilio Solfrizzi (arrivato dopo, comunque, il neomelodico napoletano Gino Ramaglia di Francesco Paolantoni nel programma tv Sportacus) bensì tutore dell'ordine più specificamente carabiniere (considerati in Italia non proprio dei geni come nelle tante barzellette loro dedicate). In Che Bella Giornata la maschera cambia per la prima volta. Checco comincia ad essere quasi più stupido che vincente stabilendo con il superiore Ivano Marescotti un rapporto simile a quello tra Peter Sellers ed Herbert Lom nella saga La Pantera Rosa o Totò-Castellani. In poche parole: lo fa impazzire perché nonostante sia un ignorante presuntuoso, ha sempre ragione lui fin da quando è riuscito ad entrare nell'arma dei carabinieri nonostante il contrasto netto di Marescotti. In questo film Checco incontra il mondo arabo, si innamora di una ragazza di nome Farah, continua ad essere sprezzante con i deboli (se la prende molto con l'ex collega buttafuori Giovanni, inetto con le donne) e, nonostante l'aspetto brutto e i modi rozzi, pare farcela anche questa volta con il gentil sesso. E dire che Carlo Verdone si faceva tanti problemi con le sue prime commedie di situazione per capire se poteva permettersi di essere o meno un comico trombante secondo la storica definizione degli sceneggiatori Benvenuti & De Bernardi. Nella seconda parte di quel secondo lungometraggio arriva veramente una bella sorpresa: gli arabi sono in realtà dei terroristi che hanno utilizzato l'idiota Zalone attraverso l'esca Farah, ben conscia di averlo preso in giro nella sua pseudo storia d'amore. Lo risparmierà ma certamente... non si innamorerà di lui. Il secondo cambio di marcia per Checco arriva nel terzo film Sole a Catinelle ovvero quello dei 51 milioni di euro incassati in Italia secondo nella Storia solo ad Avatar di Cameron. In questa terza avventura cinematografica, molto simile a quella che poi sarà la quarta, Checco ha prole, ha moglie e ha parecchi problemi di lavoro. Vive al Nord (Padova) ma progressivamente scenderà al Sud, entrerà nel mondo della Casta, degli speculatori finanziari, delle vacanze extralusso, incontrerà una donna sofisticata (con la quale non avrà una storia d'amore) ma soprattutto, nel finale, chiederà scusa alla moglie vestito da sindacalista comunista. Per la maschera zaloniana è una totale rivoluzione. Nel momento musicale in cui Checco canta il suo cambiamento sentiremo queste parole: "Ti facevo stirare, ti facevo lavare, dico ti ho mai vietato di fare un bucato / dove ho sbagliato... dove ho sbagliato". Checco, con i suoi tempi, capisce di doversi dare una regolata in fatto di individualismo, maschilismo e menefreghismo sociale. E Quo Vado?

Falso movimento

Come il Toxic Avenger della Troma, Checco è stato partorito dai rifiuti tossici di un paese: l'Italia

Si va al Polo Nord, si va in Norvegia, si va in Africa e ci si fa crescere un pizzetto biondo. Ma in realtà la maschera non si muove di un millimetro da Sole a Catinelle (2013), maggior successo commerciale del personaggio. Checco è pessimo nella prima parte (c'era Equitalia nel film precedente mentre qui c'è lo smantellamento delle provincie dove lui sguazza nel suo posto fisso) quando può, giustamente, non spostarsi dal Sud (niente più ambizione professionale e tradizione migratoria) perché lì a casa ha tutto, sia fisicamente che culturalmente. Donne che cucinano, stirano (madre) e non creano problemi (fidanzata) più regalie da parte dei cittadini visitatori del suo ufficio provinciale Caccia e pesca dove deve autorizzare le licenze (Zalone, a inizio film, ha già il potere del timbro). L'uomo è tranquillo e sereno perché la calma deriva dalla, parole sue, "fissità del posto". Ma i tempi cambiano anche in Italia (sarà mai possibile?) e la sorpresa che costringe la maschera al movimento sarà rappresentata dalla donna. Anzi due: una cattiva e frustrata da Zalone come Marescotti di Che Bella Giornata (eccellente casting chic di Sonia Bergamasco come già era stato utilizzato benissimo il rinomato autore civile Marco Paolini in Sole a Catinelle) e una buona e più indulgente nei confronti di Checco nonostante provenga dall'internazionalismo progressista (la convincente e fresca Emanuela Giovanardi). Sarà la Valeria della Giovanardi, come la moglie operaia Daniela di Sole a Catinelle, a cambiarlo in un secondo tempo dove il nostro scoprirà la civiltà del Nord del Mondo (non, quindi, dell'Italia) aprendosi a comprensione, impegno civile, paternità e famiglia allargata. Nel frattempo ecco partire un'altra guerra stile Lom-Sellers o Totò-Castellani contro un'eccellente Bergamasco. E' dunque di nuovo un Zalone che sceglie di modificare il proprio sguardo sul mondo aprendosi alla diversità e, udite udite, al volontariato umanitario. Una roba che avrebbe fatto ridere a crepapelle quel cantante neomelodico di Cado dalle Nubi. Quo Vado? quindi è più una domanda in latino maccheronico che Medici-Nunziante possono e devono porsi per le prossime avventure cinematografiche della loro maschera. Dove andrà Checco? Non lo sappiamo. Da dove viene, invece, è abbastanza chiaro. Basta ricordare.

Checco e i suoi fratelli

Come il Toxic Avenger della Troma, Checco è stato partorito dai rifiuti tossici di un paese: l'Italia. Per capire da dove proviene questa maschera che ha fatto della sgradevolezza fisica e becero individualismo le sue armi letali bisogna ricordare una nazione zimbello internazionale per via di scandali sessuali del suo Primo Ministro, inerme di fronte allo strapotere della criminalità, corrotta in quasi tutti i suoi punti nevralgici, governata dalla peggior classe politica della Storia Repubblicana e, per di più, in forte crisi economica. Checco è un mostro figlio dei tempi recenti e nello specifico della decadenza del nerboruto ventennio berlusconiano 1994-2014, della totale sfiducia nei confronti della debolezza se non complicità del cosiddetto centrosinistra nel suddetto ventennio, della fine dello scontro politico tra poli per arrivare a un disgusto globale per tutta la classe politica della Seconda Repubblica nata dalle elezioni del 1994 dopo Tangentopoli, le stragi di mafia e la fine di Dc e Psi (il best-seller La Casta di Stella e Rizzo esce in libreria nel 2007, solo due anni prima della distribuzione in sala di Cado dalle Nubi). Checco non ama la Seconda Repubblica. In Quo Vado? lo vedremo cantare emozionato l'inno La Prima Repubblica in versione Adriano Celentano. Lo Zalone di Cado Dalle Nubi è una maschera comica che non ha più vergogna di niente e di nessuno perché, come i personaggi di Gomorra (2008) di Garrone, è circondata dal vuoto etico di un paese osceno ma non più erotico (anche al cinema), sclerotizzato nelle sue decrepite ritualità (come Checco all'inizio di Quo Vado?) e, sostanzialmente, senza speranza perché ipocrita e brutto sia fuori che dentro.
Non esistono più I Mostri (1963) di Dino Risi, creature relegate in vignette veloci che si stagliavano in un contesto sociale tutto sommato ancora accettabile. Ora esiste solo il mostro che vince, domina il film, occupa sempre più spazio nella durata della pellicola e trasmette un'idea di totale onnipotenza e dominio sociale. Insieme a Checco Zalone escono al cinema il Cetto La Qualunque di Antonio Albanese (due film: Qualunquemente e Tutto tutto, niente niente), il Ruggero De Ceglie di Biggio e Mandelli (mattatore de I Soliti Idioti: il Film e I 2 Soliti Idioti; Ruggero è proprio horror in the face visto che il make-up ne enfatizza una faccia ustionata alla Freddy Krueger) e, last but not least, il Giulio Verme di Maccio Capatonda per Italiano Medio, il quale vince e convince tutti quando diventa un vero e proprio troglodita dal cervello rallentato in pieno stile zaloniano.
Sono tutte maschere molto simili a Checco Zalone, arrivate sul grande schermo tra il 2011 e il 2015, proprio, paradossalmente, quando Medici e Nunziante ingentilivano la loro creatura aprendolo alla sensibilità.
Non si può capire il successo di Checco (e di quei suoi fratelli mostri) senza ricordare l'insuccesso dell'Italia.
Ecco perché sarà molto interessante seguirne il percorso e vedere dove andrà.
Per ora lo vediamo chiudere la sua quarta fabula cinematografica in Africa.
Molto lontano, dunque, da quel paese tossico che lo generò.

Continua a leggere su BadTaste