Bad Movie - Peterloo, di Mike Leigh

Il Bad Movie della settimana è Peterloo di Mike Leigh, primo film ad alto budget per il regista di Segreti e bugie, Il segreto di Vera Drake e Turner

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Spoiler Alert

Da Turner al casinaro

Mike Leigh ha alzato la barra. Quello che negli '80 chiamavano in patria il fratello minore di Ken Loach e nei '90 emergeva a livello internazionale con Naked (1993) prima di esplodere definitivamente a Cannes con il successivo Segreti e Bugie (1996)... è diventato un cineasta ad alto budget sfruttando giustamente premi e nomea (7 nomination Oscar, 13 ai Bafta con 3 vittorie, Palma e Leone d'Oro) per arrivare a produzioni sempre più sfarzose dal punto di vista pratico e distributivo. Già 11 milioni di dollari di budget per Turner (se siete interessati qui il nostro Bad Movie) e poi ben 17 per Peterloo, presentato in Concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia del 2018. Cifre inimmaginabili un tempo per colui che riuscì a fondere socio-realismo & intimismo e che adesso è giustamente considerato un "maestro" capace di attrarre capitali ingenti. Non potrebbero esserci due film più diversi tra Turner e Peterloo. Lì un ritratto su un pittore (gli ultimi 25 anni della vita dell'autore de La Valorosa Téméraire) che grugniva, qui un affresco storico con dizioni distinte. Prima salmodiate e poi addirittura cantate. In Turner lo spettatore era invitato a decodificare il tratto umano tra la foschia mentre in Peterloo l'intento è di rendere chiaro e intellegibile un muoversi collettivo nonostante la complessità di temi e segmenti sociali coinvolti.

Da Waterloo a Peterloo

Un soldatino torna a casa dalla guerra. È claudicante. Rotto fuori e dentro. "Hai visto Napoleone?" gli chiederanno. "Non è più lo stesso" commenteranno. Chi? Gli inglesi del Nord, quelli presso cui il ragazzino è di casa. Ha combattuto per il suo paese ed ha contribuito a sconfiggere Napoleone al comando del Duca di Wellington ma tornando a Manchester toccherà con mano la discriminazione economica interna al suo paese. Il loro Nord era trattato peggio del nostro Sud. Lontani da Londra e quindi lontani dal cuore dell'Impero. Il soldatino troverà un'altra guerra fatta di fame e rabbia. Le uova al mercato sono un lusso e il suffragio universale pura utopia (quella zona non aveva rappresentanza politica). Per uno spettatore italiano non addentro la storia inglese è quasi una sorta di shock. Ecco perché, in un altro prodotto audiovisivo geniale come il meta-mockumentary sulla new wave 24 Four Hour Party People i protagonisti nordici Tony Wilson & Co. detestavano apertamente i sudisti di Londra. Conosciamo meglio l'origine ottocentesca di certa diffidenza novecentesca. La protesta in Peterloo è dunque nell'aria gelida fin dalle prime inquadrature in cui sono evidenti ingiustizie economiche, giudiziare ("Impiccato? Per un cappotto?") e a casa bisogna masticare con lentezza per cercare di avere meno fame dopo. Compaiono le spie dei nobili locali pronti a capire se dovrà esserci la repressione più spietata. A Londra? Re Giorgio III è in piena demenza senile (ancora un monarca malato come ne La Favorita di Lanthimos) mentre l'élite del popolo del Nord organizza con grande lentezza ma tenacia l'idea di un discorso comune da cui possa partire l'azione. Si coinvolgono giornalisti e commercianti. Uomini e donne. Addirittura compaiono protofemministe (Manchester Female Reform Society). Mike Leigh ci porta dentro le riunioni. Non ha fretta: ci sono 154 minuti a disposizione. Tante facce, spesso deformate dalla collera o enfasi retorica, occupano lo spazio. Le patate diventano proiettili (un tubero lanciato contro la carrozza del Re si trasforma in fucilata grazie agli esperti di propaganda di sua maestà) mentre sul fronte della rappresentanza urge la faticosa ricerca di un leader che parli da quel palco di St.Peter's Field il cui allestimento è in costante costruzione.
Forse lo trovano: si chiama Henry Hunt. Ma che vogliono quegli straccioni del Nord da un radicale del Sud? Hunt pare scettico ma qualcosa gli dice che quella manifestazione potrà essere un suo ennesimo show tutto esaurito. "Ho trionfato in situazioni peggiori". Si va in piazza. Non armati.

16 agosto, 1819

Oggi si sente molto il termine novecentesco in relazione a quelle persone, come lo scrivente, che si sentono appartenere al secolo scorso più che alla contemporaneità. Mike Leigh, classe 1943, alza la barra anche in questo caso: lui sostiene che sente molto anche l'800 per via del fatto che suo padre e sua madre... beh sono nati proprio in quel secolo lì. Per gli inglesi il 16 agosto 1819 è una data cruciale. Quasi 80 mila persone arrivano in quella piazza di Manchester, Inghilterra del Nord, dopo mesi di dibattiti, comizi, sussurri nelle case del popolo e riunioni tra membri dell'élite. Prima c'è stato un mare di parole (e lotte interne ai manifestanti) e poi i brevi attimi di un massacro. Ma prima quel palco. È lì che Leigh trasforma il suo film in un capolavoro. Il palco è l'esposizione. Il palco è il luogo del consenso. Tutto converge lì. Strategie collettive, frustrazioni sociali, ambizioni personali, interessi che dal pubblico sembrano diventare esclusivamente privati. Il palco è dove salgo io e non tu. Il palco è dove parte un concerto rock dove il politico di ieri, privo di microfono a differenza di Freddie Mercury, deve cantare come fosse Pavarotti per farsi sentire pure da quelli lontani. Eccezionale il lavoro compiuto dal regista.
Ricostruzione storica, socio-realismo e metafora diventano una cosa sola.

Conclusioni

Quello che accade a St. Pieter's Field dopo che Henry Hunt ha preso la parola ricorda gli ultimi minuti di Diaz - Don't Clean Up This Blood (2012) di Daniele Vicari, altro magnifico film che con Peterloo condivide l'idea di ricostruire con calma e precisione un fattaccio storico. In quella piazza del 1819 verranno caricati vecchi, donne e bambini con il regista capace di orchestrare alla perfezione masse di soldati e manifestanti come un veterano dei kolossal. E poi c'è l'ultima preziosa chicca sull'ambiguità ontologica insita nel giornalismo. I reporter cui quel giorno cambierà la vita, specie i corrispondenti provenienti da Londra, corrono indignati a scrivere un resoconto su quella strage di manifestanti pacifici, superando i cadaveri alla ricerca del titolo giusto per il pezzo. Lo troveranno fondendo la disfatta napoleonica da cui proveniva il ragazzino dell'inizio del film con la disfatta monarchica inglese di quella giornata in cui furono uccise 15 persone. Peterloo, ecco il titolo per quell'articolo che oggi diventa un altro titolo, quello di un film distribuito a 200 anni da quell'evento.
Se oggi leggete online l'affermato The Guardian... sappiate che quel quotidiano fu fondato all'indomani di quella tragedia nazionale.

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