Bad Movie - È solo la fine del mondo, di Xavier Dolan

Il Bad Movie della settimana è l'ennesimo capolavoro di Xavier Dolan: E' Solo La Fine Del Mondo, premiato con il Gran Prix al Festival di Cannes 2016

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Jean-Luc

Era già malato di AIDS quando scrisse la sua pièce teatrale più famosa? Era sua quella famiglia provinciale, cacofonica e prigioniera di un complesso di inferiorità, dove il protagonista del dramma (lo scrittore Louis), trentaquattrenne, tornava per provare a comunicare la sua imminente morte? Jean-Luc Lagarce morì a soli 38 anni, cinque anni dopo la creazione, nel 1990, del suo dramma forse più noto intitolato Giusto Alla Fine Del Mondo (lo potete leggere dentro Teatro I, a cura di Franco Quadri, Ubulibri). Grandi fatiche in vita e poi grande successo in morte. A volte capita. Ora il suo corpus artistico fa parte della Comèdie Francaise e le sue opere teatrali vanno a ruba. È il secondo drammaturgo francese più portato in scena dopo Molière. Non male. In Italia è arrivato negli ultimi anni grazie al Piccolo di Milano dove si è interessato a lui nientemeno che Luca Ronconi. Giusto Alla Fine Del Mondo parlava della sua vita e, anche, della sua morte (controllate l'età tra lui e Louis). Nato in provincia (Héricourt), doveva aver provato sulla sua pelle il distacco dalla famiglia con tutte le conseguenze del caso (Parigi è un tradimento?). Un artista gay malato di Aids torna a casa dopo tanti anni, dodici per la precisione, di lontananza.
È possibile parlarsi o il volume del risentimento sarà troppo alto?
E il cinema? È possibile adattare tutte queste parole dentro l'immagine?

Xavier

Ventisette anni, canadese, gay, enfant prodige. Xavier Dolan è uno dei registi più discussi e amati attualmente in circolazione dentro il circuito arthouse dei Festival. Prolifico (questo è il sesto lungometraggio), premiatissimo (cocco di Cannes fin dai tempi di J'Ai Tué Ma Mère nel 2009; ignorato clamorosamente a Venezia per l'unica volta in Concorso con Tom À La Ferme nel 2013), cinematograficamente onnivoro (adora sia Titanic che Lezioni Di Piano che il cinema di Michael Haneke) e pronto al grande salto in lingua inglese per l'attesissimo The Death And Life of John F. Donovan con Kit Harrington, Jessica Chastain, Susan Sarandon e Kathy Bates. È lui il regista che ha deciso di adattare per il cinema la difficile pièce di Lagarce, stimolato dall'attrice amica Anne Dorval, protagonista del suo maggiore successo Mommy (2014).
Risultato?

Disco Inferno

I dialoghi spigolosi di Lagarce diventano una maestosa opera rock dove i primi piani di Vincent Cassel (fratello incazzato), Nathalie Baye (mamma ipertruccata), Léa Seydoux (sorella trucida), Marion Cotillard (cognata imbarazzata) e Gaspard Ulliel (scrittore di ritorno a casa) sono come degli imbizzarriti riff di chitarra elettrica che galoppano veementi lungo tutto lo spettro delle emozioni. Si parla in continuazione in questo film ma allora come mai ci è sembrato di vedere una lotta nel fango fisicamente stordente? Louis (Ulliel) rivede la sua famiglia dopo tanti anni anni e i suoi parenti cominciano un cacofonico assalto verbale nei suoi confronti. Fine della trama. Come si possono girare dei dialoghi come se fossero delle scazzottate? Come si può trasformare un film d'autore in un action movie più coatto, elegante, drammatico e divertente di un primissimo Jean-Claude Van Damme? Come fai a concepire un drammone trasudante però senso dell'umorismo suo malgrado (questo è forse l'aspetto dell'arte di Dolan più prezioso e originale)? Come puoi dirigere un film di impostazione teatrale che però sembra Indiana Jones? Chiediamocelo perché non sappiamo come fa... ma sappiamo che Xavier Dolan lo fa. Incessantemente.
Come un martello pneumatico che profuma di rose.

Conclusioni

La musica è tutto (dai Blink 182 alle esuberanti sinfonie del compositore di fiducia Gabriel Yared), i primi piani sono pura erotizzazione della recitazione (mai stucchevole però; come cavolo fa???), il tempo del presente un incalzante concerto vissuto in prima fila mentre i flashback nella mente del malaticcio Louis diventano uno struggente viaggio nella memoria dove capisci che lui si è perso e dove senti che lui vorrebbe tornare (il fratello lo portava sulle spalle; ora gli vuole spaccare la faccia).
La sorella lo rimprovera perché potevano essere anime gemelle. Il fratello è dilaniato dal complesso di inferiorità. La mamma cerca un equilibrio poetico nella saggezza politica.
La cognata (siamo noi) li guarda atterrita e forse... è l'unica che capisce che il ritornante è un morto che cammina.
Louis tace sempre.
Noi no: "È UN CAPOLAVORO".
Urlandolo a squarciagola.

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