Bad Movie - Mission: Impossible - Rogue Nation, di Christopher McQuarrie

Il Bad Movie è la quinta avventura di Ethan Hunt Mission: Impossible - Rogue Nation. Tom Cruise e il regista Christopher McQuarrie realizzano un gran film

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Spoiler Alert

Amicizia & Ridondanza

Amico. È il termine che ricorre forse più volte dentro un film che fa della ridondanza (specialmente nella scena iniziale: "Il pacco è a bordo") uno dei suoi punti forte. La ridondanza serve al regista e sceneggiatore Christopher McQuarrie a dare la sensazione allo spettatore di aver capito tutto prima di scattare in avanti e fregarlo (in senso buono) mettendo Ethan Hunt & Co. DAVANTI al pubblico nella Corsa Della Storia (chiamiamola così) quando la squadra IMF, dopo essersi ricompattata in Marocco, decide di assestare il colpo fatale al villain Solomon Lane in quel di Londra. Ma senza l'amicizia... non ci sarebbe il film. E' il sentimento base e la motivazione numero uno di tutta la pellicola. Non c'è l'Amore (fra poco ci arriviamo) e non c'è la Patria (ma forse ci sarà un domani, con un nuovo Segretario), non c'è il Divertimento (Ethan può accedere a risorse illimitate ma te lo ricordi di più solo e a piedi nudi per Londra o con la barba da eremita a Parigi), non c'è la Vertigine del Potere nemmeno per Solomon, il quale è quasi sempre trattenuto (tranne un tic all'occhio sinistro) ed oltre a somigliare incredibilmente al regista (capello biondo corto con occhiale da miope cool) vuole sostituirsi alle Nazioni della Terra per una nuova geopolitica di grande serietà ("Uccido per arrivare a un cambiamento").

Solo gli occhi, per persone abituate a utilizzare qualsiasi tipo di gadget tecnologico e dispositivo di comunicazione a distanza, possono dirci chi siamo realmente

Rimane solo l'amicizia a tutti questi signori di Mission: Impossible - Rogue Nation e rimane solo da guardarsi negli occhi perché solo gli occhi, per persone abituate a utilizzare qualsiasi tipo di gadget tecnologico e dispositivo di comunicazione a distanza, possono dirci chi siamo realmente. Benji (molto spazio per lui nel film) mente alla Cia dicendo che Ethan Hunt gli è indifferente ("Noi non siamo amici. Non gli devo niente!"), Luther (unico personaggio presente con Ethan Hunt fin dal primo Mission: Impossible di Brian De Palma del 1996) minaccia Brandt dicendogli che non lo conosce (mentre Ethan, per lui, è un vero amico). Tutti gli agenti dell'IMF rimasti in vita e testardamente operativi per questa folle missione senza alcun tipo di appoggio governativo... lo fanno per Benji (Ethan in testa), il quale è finito nelle grinfie di Solomon Kane costretto a ripetere a pappagallo ciò che dice il villain con la sua voce all'amico Ethan completamente imbottito di materiale esplosivo (idea platealmente ripresa dal terzo episodio della prima stagione della serie tv Sherlock intitolato The Great Game). L'amicizia è l'unico ideale rimasto per cui combattere e sacrificare la propria vita? Per Benji e Luther sembra proprio così. Per Ethan e Brandt c'è anche la convinzione che si debba e si possa trovare un compromesso con la Cia per tornare ad avere una patria che creda nel tuo lavoro. C'è anche una donna.

Ilsa Faust

Ricalcata sulla Ingrid Bergman più di Notorious (da che parte sta?) che di Casablanca (lì si chiamava proprio Ilsa), la nostra bella spia inglese interpretata dalla svedese Rebecca Ferguson (di Stoccolma proprio come la Bergman) è per Ethan... un'amica. Forse un'amicona. Anche lei. Il loro rapporto è dolcissimo e fatto di piccoli gesti e grandi sguardi che segnano un'intesa dal profondo valore umano. La spia maschio è cambiata, lo sappiamo. Non sembra più interessata al sesso occasionale, non ride più, non scherza più, chiede scusa per quello che ha fatto in passato (Jason Bourne) ed Ethan fa parte di questa famiglia rappresentante un Occidente se non sulle gambe quantomeno autocritico. Egli è un piccolo monaco d'acciaio, quasi un anacoreta (vedere la barba che si è fatto crescere durante il suo periodo di latitanza) laddove l'ultimo James Bond di Daniel Craig gioca invece con il profilo psicologico del traumatizzato per non dire fortemente complessato da un passato di bimbo infelice e presente di uomo mortalmente frustrato. Ethan invece non conosce traumi, solo grandi fatiche (il nome è biblico e significa tenacia), articolate scazzottate ed estenuanti cacce all'uomo (d'altronde Hunt è il suo cognome). Ethan è un bambino perfettamente innocente. Non corteggia (lo potrebbe fare già con la bella bionda all'inizio), non assume una posizione gerarchicamente di punta tra i suoi amici dell'IMF (quando Benji gli impone la sua presenza... Ethan accetta soggiogato dalla sua veemenza; se l'amico ti vuole, non puoi rifiutarti), non è strafottente con il supposto nemico (lo sguardo che lancia al soldato bielorusso nella scena iniziale è quasi di scusa), non gode dei costanti gadget e risorse illimitate cui riesce sempre ad accedere e in poche parole... non se la tira MAI. Una volta che il cinquantatreenne Tom Cruise e McQuarrie hanno capito e individuato la sobrietà morale e limpidezza intellettuale di questo signore... il gioco con Ilsa si fa carico premure e affetto. Mai di erotismo. I due simuleranno una posizione sessuale in due occasioni ma è solo per mettersi in salvo (la prima dai tetti del Teatro dell'Opera di Vienna; la seconda dentro una turbina in Marocco) con lei che prende sempre l'iniziativa e si aggroviglia al corpo di Ethan utilizzando le gambe muscolose come morsa micidiale (è anche l'arma di Ilsa; vedi scontro finale con il connazionale con cui parla in svedese Janik Vinter anche detto Il Dottore delle Ossa). Ilsa Faust ha stretto un patto diabolico (da lì il suo cognome) con Solomon Lane per conto del suo governo ma anche lei si troverà senza patria, costretta a sorbirsi lezioncine di cinismo dal suo capo dell'MI6 Atlee ("Non ci sono alleati, solo interessi in comune") mentre condivide con Ethan l'idea che nella vita ci si debba comportare in modo retto ANCHE se sei una spia. Amerà il nostro piccolo affaticato Ethan? Certo... non pensiamo che menta quando proporrà al nostro monaco di "scappare insieme" (la famosa ipotesi 3 alla quale Ethan risponderà subito: "E poi che fa Lane?"; non c'è niente da fare... per lui viene sempre prima il dovere) e lasciarsi alle spalle tutto quel gioco di spie caotico e inutile (si accusa l'IMF all'inizio del film di puntare troppo sulla fortuna). Ma un bacio finale, quando gli inseguimenti sono finiti e la lunga corsa può lasciare il posto all'amore, almeno accadrà? No. Tra i due solo un abbraccio. Un abbraccio sincero. Tra amici.

Gli sguardi di Ethan e l'occhio di Solomon

Sono bellissimi. E importanti. Ethan tende a parlare il meno possibile in certe circostanze. Del primo abbiamo già digitato. Ethan lo lancia a un soldato bielorusso dopo che, spuntando dal nulla, è salito su un A400M in volo per svuotarlo del suo "pacco" (missili) e lo guarda come per dire: "E' il mio lavoro, ragazzo mio. Mi dispiace". Se Ethan incontrasse quel soldato in un bar, siamo sicuri che gli offrirebbe anche una birra. Poi c'è lo sguardo lanciato alla bella bionda del negozio di dischi che quasi lo invita a flirtare con lui che la guarda stupito, quasi attonito (la modestia e totale mancanza di malizia di Ethan), prima che arrivino quelli divertenti durante la scazzottata con il killer biondo del Mossad durante la Turandot di Puccini a Vienna (sequenza magistrale; con la raffigurazione letterale di un enorme dietro le quinte che noi ignari spettatori non vediamo, McQuarrie ci mostra spie che vanno su e giù a nostra insaputa nel palcoscenico del mondo per mantenere o stravolgere l'equilibrio geopolitico) quando Ethan combatte sia contro il biondo sia contro i comandi sbagliati di Benji (grandi ammiccamenti di Cruise; ci ha ricordato l'Harrison Ford degli Indiana Jones).

Gli sguardi di Ethan sono sempre, abbiamo visto, carichi di partecipazione al momento

Un altro sguardo molto divertente della serie: "Perdonalo, Ilsa" è quando Benji sottovaluta il coefficiente di difficoltà della missione in Marocco e comincia a blaterare frasi a caso con Ethan che, come al solito bonariamente, guarda l'ormai fidata collega inglese con un irresistibile sorriso di circostanza. E che dire degli sguardi lanciati agli amici IMF? Uno, comicissimo, in Marocco quando un Ethan stravolto alla guida (è stato appena resuscitato da Ilsa con un defibrillatore) incrocia per caso la 4x4 di Luther e Brandt (li guarda confuso, saluta fuggevolmente e continua l'inseguimento) e un altro sorpreso a Brandt quando il Primo Ministro inglese dice al collega di Ethan: "Lei ha una mano molto calda".

Infine, l'ultimo sguardo lanciato a Ilsa, carico di tensione e solennità visto che Ethan le comunica con gli occhi che insieme dovranno fronteggiare gli sgherri di Solomon usando lui come scudo (Lane non può ucciderlo). Gli sguardi di Ethan sono sempre, abbiamo visto, carichi di partecipazione al momento. Mai dall'alto verso il basso. In quella scena verso il finale con Ilsa c'è anche un impercettibile segno di nervosismo nel nostro Ethan, il primo forse, insieme a quel ginocchio che tocca l'asfalto durante l'inseguimento in moto in cui la faccia di Hunt è tiratissima e presa a cazzotti dal vento. Vedremo un tic. Le guance, scosse entrambe da un leggero fremito, dimostreranno ad Ilsa che la nostra piccola grande spia delle missioni impossibili... prova anche lui paura ed emozione. La stessa che leggiamo nel volto di Solomon Lane quando Hunt lo stuzzica al telefono svelando le sue motivazioni. A Solomon tremerà l'occhio sinistro, ben due volte. Solo Ethan è in grado di procurargli quell'emozione.

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