Bad Movie - Minions, di Pierre Coffin e Kyle Balda
Il Bad Movie della settimana è l'eccellente Minions di Coffin e Balda, cartoon spin-off da Cattivissimo Me sulle origini degli scagnozzi gialli di Gru
Collettivi animati
Divertenti. Vincono a livello di massa, sia per come si propongono (la potenza fonetica), sia per come si muovono (il gioco di squadra). Sono vicino ai protagonisti e suppliscono con il loro collettivismo a possibili crisi individualistiche delle star del racconto. Più sono indistinguibili (i Puffi, pertanto, non rientrano in questa categoria), più hanno una lingua tutta loro (incomprensibile all'esterno), più il collettivo è forte della sua autonomia viaggiando fieramente dentro la "fabula" propostaci dal narratore. Ricordiamo qualche gruppo particolarmente animato visto recentemente: gli esserini nell'armadietto del Jay di Will Smith in Men in Black (1997) di Barry Sonnenfeld, i quali venerano l'agente di colore come un Dio mettendolo in forte imbarazzo ("All Hail Jay! All Hail Jay!"); i tanti piccoli Mostri della Laguna Nera nell'esilarante stop-motion Panico al Villaggio (2009) dei belgi Stéphane Aubier e Vincent Patar (c'è il Mostro della Laguna Nera anche dentro Minions in più di una scena); la task force militare formata dai pinguini nel franchise Madagascar (anche loro hanno avuto uno spin-off che ha enfatizzato le individualità più sottotraccia nei lunghi con protagonisti il leone Alex & Co. e anche loro hanno vissuto tanto tra i ghiacci come i Minions); Tuck & Roll di A Bug's Life - Megaminimondo (1998), i quali, nonostante siano solo due onischi (difficile capire chi è l'uno e chi è l'altro), ci ricordano molto i Minions in quanto indistruttibili sia dal punto fisico che soprattutto psicologico e morale (qualsiasi cosa accada, sono sempre esaltati e su di giri nonostante rimproveri o licenziamenti nel circo dove lavorano).
Born to be Rock
Fortissimo il collegamento al mondo e alla storia del rock'n'roll proposto da Pierre Coffin e Kyle Balda per questo lungometraggio spin-off. Il minion musicista Stuart (con la riga in mezzo ai capelli come Ralph Winchester dei colleghi "gialli" Simpson e con l'unico occhio come Mike Wazowski di Monsters & Co.) passerà dal banjo alla chitarra elettrica per poi sfasciarla dopo un'esibizione come fece per la prima volta Pete Townshend degli Who, presenti in colonna sonora con My Generation insieme ad altri miti dei sixties come Turtles, Donovan, Doors, Jimi Henricks, Spencer Davis Group. Bob, il secondo del trio che con il più responsabile Kevin forma il gruppo prescelto per andare a trovare un nuovo villain di riferimento nel 1968, ha gli occhi bicolore come David Bowie. I Minions, una volta arrivati a Londra in piena Swinging Era, interferiscono con il mitico attraversamento della strada dei Beatles per la celeberrima copertina dell'album del 1969 Abbey Road. Insomma, questi ragazzi sono dei ribelli dentro e la loro passione per i "cattivi" non fa che collocarli ancora di più in un'aerea antagonista e rockettara. Vediamo infatti nel film una certa tensione politica con marce per la pace e contrapposizione tra il mondo dei frichettoni alternativi e quello più borghese. I Minions, come al solito, sembrano parteggiare per entrambe le posizioni a seconda del momento.
Revisionismi storici e cinematografici
Il film si prende la responsabilità di fare Storia alternativa mostrandoci che: 1) il finto allunaggio è stato costruito in uno studio cinematografico (e magari c'era Stanley Kubrick a dirigerlo così sono contenti quelli del documentario Room 237); 2) Il Conte Dracula viene ucciso dai Minions al suo 357esimo compleanno (e il nuovo franchise che vuole mettere in piedi la Universal con Luke Evans protagonista????) 3) i Faraoni usavano i Minions per costruire le piramidi (ma Mosè li incontrò mai?) 4) Napoleone Bonaparte è sparato inavvertitamente da un cannone come Woody Allen in Amore e Guerra (1975) e questo porterà i Minions, dopo secoli di accoppamenti dei loro boss villain cominciati addirittura con un povero Tyrannosaurus Rex, a nascondersi tra i ghiacci anche pervasi da un minimo senso di colpa per tutti i capi malvagi fino a quel momento fatti fuori per sbaglio.
Bambini
Perché hanno avuto tanto successo questi esserini gialli dalla lingua polifonica (J.R.R. Tolkien e Dario Fo sarebbero fieri di un gramelot che mescola vari ceppi linguistici dallo spagnolo al giapponese passando anche per tanto, tanto italiano come l'improvvisa esclamazione "O Sole Mio" dalla hit napoletana di fine '800 firmata Capurro-Di Capua) presso il pubblico dei bambini? Perché sono la loro perfetta proiezione. Distratti, stimolati da mille fonti di interesse, umoralmente amorali, in continua dialettica tra ubbidienza e sovversione nei confronti del villain severo che ci sembra faccia le veci del genitore impositivo. I bambini sotto i dieci, ma anche sotto i cinque anni, vanno fuori di testa quando vedono questi letali e caotici servitori del cattivo di turno in grado di ucciderlo senza pietà e pochissimo rimorso di coscienza.
Futuro
E se i Minions superassero Gru nella gerarchia Universal? Di fatto è già accaduto. Il loro spin-off ha già ad oggi incassato di più nel mondo rispetto a Cattivissimo Me 2 e per quanto riguarda il terzo Despicable Me previsto in sala il 30 giugno 2017... non è possibile immaginare un cambiamento del titolo con la parolina Minions a fare improvvisamente capolino? Buffo e metacinematografico insieme questo sviluppo degli eventi. E se i Minions, come è successo fin dalla loro nascita dal fondo dell'oceano, riuscissero a far fuori l'ennesimo villain perché improvvisamente più popolari di lui? Chissà. Certo, dopo questo bellissimo cartoon in grado di raccontarci le loro origini fino al colpo di fulmine finale con il piccolo Gru (scena geniale), sembra che non ci sia più molto da sfruttare dal loro punto di vista che li ponga al centro del racconto. Ma è evidente che dentro la Universal questi scagnozzi (traduzione letterale del titolo) non sono più delle semplici spalle. Scopriremo il loro destino solo vivendo e vedendo le future gesta di questo irresistibile collettivo giallo con salopette jeans da operai dell'industria pesante del sempre più lontano '900. Sottovalutarli, ormai, è impossibile.