Bad Movie - Tre Manifesti A Ebbing, Missouri, di Martin McDonagh

Il Bad Movie della settimana è Tre Manifesti A Ebbing, Missouri, fresco trionfatore ai Golden Globes e tra i favoriti per Miglior Film all'Oscar 2018

Condividi
Spoiler Alert

Teatralità (o anche t.)

s. f. [der. di teatrale]. – Il fatto di essere teatrale, di avere caratteri propri della recitazione teatrale (o più precisamente propri di un tipo di rappresentazione sostenuta, declamata e pomposa): recitazione spontanea, senza t.; si compiaceva di una certa t. nel modo di incedere, di parlare, di gestire; oratoria non priva di una certa t.; mi colpì la sua sfuriata ... eseguita con qualche t. (Ermanno Rea); e in tono più spreg.: t. d’un gesto, d’un atteggiamento (da Treccani.it)

Il gioco di Martin

Chiariamo subito: abbiamo adorato Tre Manifesti A Ebbing, Missouri di Martin McDonagh fin dalla sua prima mondiale alla Mostra Del Cinema di Venezia 2017 e lo reputiamo il film perfetto per essere tra pochi giorni Miglior Film agli Oscar del 2018. Questo cineasta britannico viene dal teatro e quindi da una maggiore astrazione drammaturgica rispetto al vincolo fotorealista che per molti suoi colleghi obbliga la settima arte a una maggiore osmosi con quella che chiamiamo realtà o più correttamente verosimiglianza. Ai tempi del suo debutto cinematografico In Bruges si parlò di Samuel Beckett (Brendan Gleeson e Colin Farrell sospesi esistenzialmente e bloccati geograficamente in un luogo avulso dalla tradizione gangster da cui provenivano) mentre per 7 Psicopatici (titolo non quasi ma totalmente letterario visto che era esso stesso il "nome" di una sceneggiatura) venne tirato in ballo addirittura Luigi Pirandello per come McDonagh destrutturasse le maschere del gangster movie californiano sulla scia di un Quentin Tarantino addirittura più irriverente verso la tradizione hollywoodiana, tanto da sconcertare sia pubblico che critica. Quella certa teatralità insita nei suoi lavori cinematografici lo aveva fino a questo momento fortemente limitato. Adesso il nuovo gioco, o formula, di McDonagh, è stato quello di uscire dal gangster movie per affrontare il dramma da cronaca nera via stilemi western. Abbandonare le maschere di maschi con la pistola estremamente già visti se vuoi raggiungere un pubblico meno sterilmente cinefilo e hipster per raccontare, utilizzando il genere di cowboy e indiani, un tema molto più femminile come il superamento dell'odio e del rancore cieco dentro una comunità di zoticoni white trash attraverso il personaggio chiave di una madre rancorosa verso le forze di polizia per l'omicidio irrisolto di sua figlia. Il film è sempre estremamente teatrale (come è possibile che un poliziotto di campagna e sua moglie scherzino citando William Shakespeare e Oscar Wilde con quella disinvoltura?) ma stavolta è anche meno sterile e più universale. Oltre che furbissimo.

Casting

Paradossalmente nell'inesistente minuscola/maiuscola Ebbing in Missouri (McDonagh a volte la tratta come la cittadina con main road, stazione dello sceriffo e saloon di un western paesano in cui tutti sanno sempre tutto di tutti, mentre altre volte la trasforma in metropoli le cui azioni dei personaggi possono passare inosservate perché lontano dagli occhi; molto astuto in scrittura), confluiscono alcuni degli attori più popolari e iconici del prodotto audiovisivo moderno. Ci riferiamo a Frances McDormand, ancora donna marmorea in un luogo ricco di ostilità come in Fargo, Woody Harrelson, ancora poliziotto spiazzante come in True Detective, e Peter Dinklage, ancora nano morale con sano istinto sessuale come in Trono Di Spade. McDonagh li prende e li usa sapendo bene già quanto le carriere di questi tre fuoriclasse lavorino nella testa dello spettatore già prima che pronuncino le parole della sua brillante sceneggiatura ricca di articolatissime volgarità e insulti. C'è anche un figlio (e per interpretarlo si prende "il figlio" forse più cool del 2017 ovvero Lucas Hedges di Manchester By The Sea) e un gruppo di giovani afroamericani snelli, sexy e vivaci che sembrano usciti dal cinema blaxploitation. Poi c'è Dixon.

Dixon

Il personaggio di Sam Rockwell è il vero asso nella manica del film. È attraverso il suo arco narrativo di idiozia, odio, furore e redenzione che viviamo la vera forza di Tre Manifesti A Ebbing, Missouri. Questo poliziotto con madre dal look assurdamente lgbt, amante di A Venezia... Un Dicembre Rosso Shocking (1973) di Nicolas Roeg (vi sembra plausibile che una troglodita white trash dell'America Profonda che ha votato Trump ami un thriller ipersofisticato inglese del 1973?) è il vero cuore pulsante di un film che poteva, se non ci fosse stato lui, risultare un pelino troppo artificiale e teatrale come i precedenti In Bruges e 7 Psicopatici. Il sosia del giovane Gary Oldman vincerà a mani bassi Miglior Attore Non Protagonista agli Oscar? Probabile, laddove il suo doppio più maturo dovrebbe portare a casa senza grosse difficoltà Miglior Attore Protagonista per L'Ora Più Buia nei panni di Winston Churchill. Grazie all'eclettismo filmografico di Sam Rockwell, Dixon è usato magistralmente da McDonagh come carta magica in grado di sorprendere costantemente lo spettatore.

Conclusioni

Un film con piena caratterizzazione geografica nel titolo... non vede nessuno del Missouri nel suo cast. Ci sono newyorchesi, texani, californiani, gente del New Jersey (Peter Dinklage), Minnesota, Illinois, persino australiani (Abbie Cornish) e sloveni (Zeljko Ivanek). McDonagh, simile nell'approccio al fratello John Michael per il buffo e altrettanto cosmopolita Calvario (2014) ambientato in Irlanda con cast worldwide, ha trovato il bandolo della matassa: genere di riferimento più universale (western e non più gangster), storia forte da cronaca nera (madre alla ricerca di assassino della figlia), tensioni sociali sul colore della pelle (si sente molto l'influenza de La Calda Notte Dell'Ispettore Tibbs del 1967), personaggi odiosi in cerca di redenzione (Dixon).

Teatrale sì... ma anche maledettamente cinematografico.

Continua a leggere su BadTaste