Bad Movie - Madre!, di Darren Aronofsky

Il Bad Movie della settimana è Madre! di Darren Aronofsky, con Jennifer Lawrence e Javier Bardem

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Spoiler Alert

Mater Scandalorum

Tre donne, tre madri uccise dal padre, marito, Dio serial lover & killer in un perpetuo compimento del ciclo di creazione e distruzione dove l'eterno principio maschile (Javier Bardem) consuma una dopo l'altra il provvisorio principio femminile rappresentato da tre attrici di cui una addirittura star (Sarah-Jeanne Labrosse, Jennifer Lawrence, Laurence Leboeuf). Arriva finalmente nelle nostre sale il film dello scandalo 2017 firmato Darren Aronofsky. Che cos'è? Un thriller home invasion che parte realistico per poi trasformarsi minuto dopo minuto in potente allegoria come L'Angelo Sterminatore di Buñuel o Prova D'Orchestra di Fellini ma con tanto ketchup sopra? Una rilettura in chiave popcorn di alcuni passaggi controversi della Bibbia (Adamo ed Eva distruggono la casa dell'Eden dove Dio non vede l'ora arrivi il caos per sbarazzarsi della solita moglie bionda più giovane di lui) come il penultimo film di Aronofksy intitolato Noah? Una sua autoriflessione (à la o Giulietta Degli Spiriti di Fellini) consciamente, o inconsciamente (sarebbe addirittura più interessante), concentrata sul suo rapporto (da uomo che di lavoro fa l'artista) con l'universo femminile che l'ha sentimentalmente e sessualmente accompagnato in tutti questi anni, e da lui forse in passato maltrattato e sacrificato, fin dai tempi di π - Il Teorema Del Delirio (1998)? È invece solo e soltanto un urlo disperato circa il rapporto sado-maso tra noi e lei, nel senso di Noi Esseri Umani irresponsabili e Madre Natura conservatrice dove ci professiamo di amarla ma la uccidiamo giorno dopo giorno da anni e anni? Questo film è un parente arthouse di Guardiani Della Galassia Vol. 2 dove tuo padre era un Dio che uccideva serialmente per poi venire distrutto, un giorno, dal figlio rancoroso? Il fascino del settimo film del regista newyorchese ex graffitaro in gioventù (nome in codice di quei tempi: donnola) viene rappresentato proprio dalla sua ampiezza e da quanto sarà divertente per noi parlarne, litigando o meno, ora in questo 2017 e probabilmente anche domani. Il film di Aronofsky è tutte queste cose insieme... anche se dal punto di vista strettamente cinematografico è qualcosa di ancora più geniale e pragmatico: la capacità di un esperto cineasta nominato all'Oscar per Best Director (Il Cigno Nero) nonché Leone d'Oro (The Wrestler) di portare la Paramount e gli altri produttori a montare un film da 30 milioni di dollari di budget per il gusto di fare un po' di casino e disturbare i sonni del nordamericano medio (il film è chiaramente per l'Average Joe da lì l'idea di camuffarlo in comunicazione come horror) dopo aver provato a far passare la Bibbia come fosse Il Signore Degli Anelli con il precedente Noah. Stavolta Aronofsky è stato più scaltro: ha preso un genere più low-budget come il thriller home invasion e l'horror da casa maledetta per aggredire in primis il pubblico nordamericano e poi tutto il resto (per noi europei è veramente surrealismo al ketchup) attraverso due ami che amiamo: Jennifer Lawrence, qui usata destrutturando la sua forza fisica e morale da Katniss di Hunger Games, e Javier Bardem, enfatizzando quel senso di inspiegabile minaccia per cui è noto presso il pubblico Usa fin dai tempi dell'Oscar per Non è Un Paese Per Vecchi.

Toc toc, scusate il disturbo

La camera è addosso alle spalle di Jennifer Lawrence come già abbiamo visto in The Wrestler e Il Cigno Nero rispettivamente con Rourke e Portman. Stringere il campo attorno al protagonista vuol dire (Gomorra di Matteo Garrone è uno dei migliori esempi visti nella Storia) poter sorprendere lo spettatore con poco (un'entrata improvvisa, una rivelazione flash attraverso una sventagliata della camera) e poter cambiare le quinte scenografiche velocemente per il pandemonio del secondo e terzo atto quando Aronofsky, esattamente come Buñuel per L'Angelo Sterminatore e Fellini per Prova D'Orchestra, fa cadere l'inganno del realismo thriller o horror attraverso cui ci ha fatto entrare dentro i 121 minuti di Madre! (l'autore sa che la “casa maledetta” con la “caldaia organica” o le “stanze segrete” sono luoghi familiari e sicuri per lo spettatore occidentale) per finire a tutta velocità verso una chiusa allegorica dove tutto, letteralmente, cambia ogni secondo attorno noi. Il ragazzo punta in alto e lo sappiamo fin da quando, senza un dollaro in tasca, esordì nel lungometraggio raccontando la storia di un uomo che scopriva l'esistenza di Dio attraverso il calcolo matematico. Se c'è una cosa che distingue Aronofsky da altri surrealisti come Buñuel, Fellini e Lynch è che lui è più portato rispetto a quegli altri colleghi a trovare delle risposte e delle verità piuttosto che ad enfatizzare il mistero imperscrutabile della nostra esistenza. Aronofsky non si chiede ma urla con il punto esclamativo. Avverte e ammonisce proprio come un Profeta dell'Apocalisse.

Conclusioni

Sapete come è andata alla Mostra Del Cinema di Venezia. Sapete della F sul CinemaScore. Sappiamo anche che Aronofsky è un newyorchese dal carattere duro, psicologicamente preparato alle sconfitte della vita (come deve essere ogni artista che ambisca alla grandezza), immune al consenso (Madre! parla molto del pericolo di cadere vittima del successo attorno a noi) ma anche capace di non farsi deprimere troppo dal dissenso. Era consapevole che qualcuno si sarebbe arrabbiato (accarezzò l'ipotesi Batman e lasciò il circuito indy per estremizzare il mainstream fin dai tempi del fischiatissimo a Venezia in Concorso L'Albero Della Vita - The Fountain) ma lo vediamo resiliente e resistente alle difficoltà. Ogni tanto strappa per poi ritornare in carreggiata con una pellicola meno squilibrata. La Storia Del Cinema è piena di esperienze e avventure come Madre! Anche solo se farà un dollaro in più rispetto a ciò che è costato (ora siamo praticamente a pari), bisognerebbe urlare: "Bravo!" perché dimostra che si può ancora avere, o dare, un cazzotto nello stomaco finanziato dalla Paramount.
Questa major è stata la madre più irresponsabile del 2017. La ringraziamo di cuore.

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