Bad Movie - Macchine Mortali, di Christian Rivers

Il Bad Movie della settimana è l'affascinante ma derivativo Macchine Mortali di Christian Rivers dalla saga letteraria di Philip Reeve

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Spoiler Alert

Setting

Nei momenti in cui la macchina da presa indugia, poco, sulla fauna cittadina (e anche la flora: ci sono pure dei fiorai che si occupano di giacinti e gerbere) abbiamo, sia che si tratti della piccola Salzhaken che della multilivellare Londra con la cattedrale di St. Paul appollaiata in cima, la sensazione di vedere una versione frenetica di Blade Runner come quando Peter Jackson, qui produttore e sceneggiatore del film, si divertiva a sintetizzare gli anni '20 a New York nel suo King Kong in gustosi siparietti pittoreschi in relazione all'epoca. Tra le strade di queste città vediamo vestiti, colori, strane suore senza viso come manichini di De Chirico (sono suore?), ambulanti nella stazione metro di Tottenham Court Road che spalmano qualcosa di verde nella coppetta di un cliente (gelato?) ed è tutto così curioso e promettente che vorremmo che il ritmo fosse un pochino meno veloce, proprio come in Blade Runner o Brazil, per assorbire l'enorme lavoro fatto su costumi e scenografie. Ma la trama di Macchine Mortali è talmente vorticosa e meccanica da non lasciarci tregua mischiando già nei primi 20 minuti tanti generi come:

  1. Fantascienza distopica (le città sono diventate baleniere alla Moby Dick che si aggirano su terre brulle dopo una guerra con armi a energia quantica che hanno distrutto tutto);

  2. Azione (ecco Londra che insegue Salzhaken verso un canyon)

  3. Soap opera (a Londra ci sono dei bei giovincelli pasciuti e ben pettinati che in barba alla distopia appaiono assai estetici sviluppando amorazzi e rivalità alla Beverly Hills 90210);

  4. Epica (una giovane eroina possiede il segreto per un nuovo corso);

  5. Kolossal effettistico (noi piccolini che corriamo mentre tutto attorno a noi  è un enorme casino in cgi).

Not The Hester Show

Quando la situazione si rilassa, vediamo un antagonista borbottare che il Darwinsimo Municipale dove Città Grossa mangia Città Piccola è arrivato per lui alla fine del suo percorso rivelando immediatamente alla figlia un nome importante, forse troppo per questo tipo di confessione. "Chi è Hester Shaw?" domanderà infatti al papà la figlia immediatamente sospettosa. Hester dovrebbe essere una creatura selvaggia sconosciuta ma invece è molto chiacchierata (letteralmente: il suo nome viene citato più di Keyser Söze ne I Soliti Sospetti). Si troverà espulsa da Londra dopo aver provato ad uccidere quel padre misterioso e cittadino illustre al secolo Thaddeus Valentine. Camminerà nel Territorio Esterno in compagnia di Tom, un ragazzo dai comportamenti un po' frivoli che voleva fare l'aviatore e invece è finito per appassionarsi a tostapane del XIX secolo. Li vedremo aggirarsi nei paesaggi brulli del Terreno di Caccia alla guisa di Frodo e Sam nelle valli desolate di Mordor. Il film dovrebbe farci innamorar di lei e della sua storia, raccontata in flashback in men che non si dica, ma in realtà il regista sembra sempre preferirgli qualcun'altro. O Tom, con i suoi modi goffi e le sue faccine perplesse, oppure una rivoluzionaria di nome Anna Fang, interpretata dalla popstar sudcoreana Jihae che quando entra in scena è un incrocio tra il Keanu Reeves di Matrix e un film di Wong Kar-Wai in cui si muove soffusamente con stilosissimi occhiali da sole. Ah già... ci appassioneremo anche all'intimità di un Terminator (c'è una sorta di modello T-80o che li insegue). Il problema di Hester come eroina e cuore del film... è che non lo è. Mai. Nessuno dei due. Ogni volta che scopriamo qualcosa della sua storia passata, le immagini dei suoi flashback fanno risaltare di più chi le sta vicino, sia che sia quel misterioso Thaddeus Sullivan che il simil-Terminator Shrike che l'ha svezzata da piccola.

Conclusioni

Il grosso problema di Macchine Mortali è che somiglia a troppi film uscendo perdente da ogni confronto. C'è anche un forte momento di vicinanza addirittura al Signore Degli Anelli con esposizione di folle bramosia legata all'ottenimento di un piccolo oggetto che nelle mani sbagliate potrebbe portare alla distruzione totale (ricorda qualcosa?). Poi dentro c'è Mad Max, Blade Runner, Brazil, Miyazaki (i due cartoon con castelli volanti nei titoli italiani), Terminator e Matrix. Hester Shaw viene pronunciata ma non amata dal film e le scene d'azione sono rutilanti ma mai particolarmente coinvolgenti. Rivers, proveniente dal reparto dell'effettistica speciale, sa come concepire un'inquadratura cool ma ancora è molto lontano (e Fran Walsh e Peter Jackson non l'hanno aiutato abbastanza) dal saper costruire un kolossal da 100 milioni di dollari che non sembri un macchinoso riciclaggio di tante cose belle già viste e riviste.

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