Bad Movie - L'Ora Più Buia, di Joe Wright

Il Bad Movie è L'Ora Più Buia di Joe Wright, ultimo Churchill al cinema in declinazione bambinesca perfetta per far vincere l'Oscar alla star che lo interpreta

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Spoiler Alert

Sei Churchill in cerca d'attore

Può essere un settantasettenne parecchio rigido ma non al punto da non riconoscere, dopo un po', i problemi del Grande Smog come avrebbe fatto Tolkien (The Crown), senza un penny e obbligato a dismettere beni di famiglia (Guerra Imminente), placido come un hobbit pronto a parlare di piani militari seduto davanti a un pianoforte (Bastardi Senza Gloria), malato (Churchill's Secret), giovane (Gli Anni Dell'Avventura; ebbene sì: c'è stato anche uno Young Winston Churchill), virile (The Gathering Storm).
C'è un'ultima aggiunta alle sue possibili declinazioni cinematografiche e/o televisive.

Bambino

Lo è pienamente dentro L'Ora più Buia di Joe Wright e questa idea portata avanti lungo tutti i 125 minuti del film coinvolge il makeup prodigioso di Kazuhiro Tsuji, la recitazione di Gary Oldman, la sceneggiatura di Anthony McCarten e la direzione registica di Wright stesso. Ci voleva un bambino per convincere gli adulti a poter fare la guerra ad Hitler. Questo, in sintesi estrema, è il cuore del film di Wright ambientato in quel drammatico maggio del 1940. Con una faccia da pargolo senile come quelle del giovane cast di Simpatiche Canaglie (1933), l'irruenza del fanciullo (esce dal bagno nudo sconcertando la neoassunta dattilografa di Lily James) e l'irriverenza del monello (quanto se la ride quando capisce che la sua V di victory può essere equivocata per il Vaffanculo del Begbie di Trainspoting), Winston Churchill nel film di Wright è proprio quella "simpatica canaglia" di cui c'era drammaticamente bisogno per sgominare quel pessimismo e voglia di arrendersi ai nazisti presenti nei progetti dei suoi avversari in Parlamento all'indomani della destituzione del suo predecessore Neville Chamberlain come Primo Ministro. Churchill, considerato da tanti colleghi deputati come un poco di buono assolutamente incosciente e irresponsabile, non si vuole invece arrendere all'evidenza della maturità (la sua arcinemesi nel film Edward Frederick Lindley Wood, I Conte di Halifax ha ragioni politiche da vendere: Hitler pare proprio indistruttibile) e grazie all'ottimismo dell'infanzia caracolla per tutto la pellicola urlando, fumando, mangiando e, al massimo della rivoluzione pop per un conservatore da macchina con autista come lui... scendendo in metropolitana.

Underground

Il sottoproletariato si trova sottoterra ma non di umore. Loro la pensano esattamente come il bambinone dei piani alti. Eccolo lì tutto il giorno il popolo inglese, al buio nell'ora più buia, perché la mitologica "tube" funziona già benissimo, costa poco e ti fa attraversare una città nel 1940 già enorme in pochi, dannati, minuti. Il Primo Ministro è una celebrità (i giornalisti inglesi chiedono canonicamente ancora oggi alle star nascenti londinesi: "Ma tu riesci ancora a prenderla la metropolitana?") e quando con il suo solito fare scanzonato punk scende nell'Underground... pare un bimbo improvvisamente persosi nel bosco. Sarà proprio con gli inglesi più piccoli che stabilirà un rapporto speciale in quella incredibile scena ambientata in metropolitana, così iperbolica, hollywoodiana e di propaganda (anche se di nazionalità produttiva inglesissima) da farci sorridere ma al contempo così simpatica ed emozionante da diventare il momento emblematico di questo film estremamente dignitoso e ben riuscito nei suoi obiettivi militari. Churchill si riflette in un neonato (la mamma che lo tiene in braccio dice al Primo Ministro che gli somiglia e Churchill, giustamente, replica sornione che lui somiglia a TUTTI gli infanti) e visto che, come loro, per i realizzatori del film in quel momento il piccolo innocente Winston non deve possedere pregiudizi sessuali, di classe o razza... eccolo il politico conservatore visto fino a pochi secondi prima in Wolseley con autista entrare immediatamente in empatia con la working class della Tube sintonizzandosi in pieno con frugoletti, fanciulle, operai e giovani neri particolarmente colti in grado di conoscere a memoria, come lui, Thomas Babington Macaulay.

Conclusioni

D'altronde questa pellicola aveva una missione nel bel mezzo della churchillmania degli ultimi due anni: far vincere l'Oscar a Gary Oldman come Miglior Attore Protagonista, nominato solo una volta dall'Academy in tutta la sua prestigiosa carriera grazie a La Talpa di Alfredson (canonica tappa di avvicinamento alla statuetta che conta più di tutte nel non lontano 2012). Il sessantenne Oldman è stato simbolo del punk negli anni '80 con Sid e Nancy e Prick Up - L'Importanza Di Essere Joe. Poi è diventato villain per antonomasia dei '90 (JFK, Dracula, Una Vita Al Massimo, Léon, Il Quinto Elemento, Air Force One) e ora, anche dopo il Commissario Gordon dei Batman di Nolan e il Sirius Black di Harry Potter, un nostro alleato buono, ironico, saggio, ex ribelle furente e quindi ancora più credibile com divo breaking good. Questo è il ruolo giusto, nel momento giusto e con l'idea giusta (Churchill=bambino) per fargli alzare l'Oscar il 4 marzo presso il Kodak Theatre.
Facendo la V di vittoria o anche quella rovesciata dell'insulto punk.
Scommettiamo che giocherà sull'ambiguità e le farà entrambe?
Il suo Winston Churchill... approverebbe con estremo gusto.

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