Bad Movie - L'Insulto, di Ziad Doueiri

Il Bad Movie della settimana è L'insulto di Ziad Doueiri, presentato in Concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. Un duello dentro le ferite del Medio Oriente

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Spoiler Alert

Toni (Hanna)

È nervoso, dagli occhi neri pulsanti, ha il baffo e pizzetto ben curati, una moglie morbida che sembra florida come una brasiliana. È un meccanico cristiano libanese che nel tempo libero si fomenta riascoltando dei comizi politici di Bashir Gemayel (un nome diventato cinematograficamente riconoscibile dopo il successo di Valzer con Bashir di Ari Folman). Nel suo appellativo (quasi identico a quello di un cantante libanese baffuto come il Poirot di Branagh) c'è un ricordo per noi appassionati di cinema di quel rampantismo italoamericano della società Usa (Tony Montana in Scarface; Tony Manero in La Febbre Del Sabato Sera) mentre nel suo corpo c'è una chiara vicinanza al modello caucasico. Somiglia tremendamente all'attore inglese Dominic Cooper. Ma potrebbe essere benissimo anche un calabrese o siciliano.
Lo interpreta un esperto attore libanese di 45 anni di nome Adel Karam.

Yasser (Abdallah Salameh)

Billy Crystal in Scappo Dalla Città - La Vita, l'Amore e le Vacche (1991) riguardo il personaggio interpretato da Jack Palance: "Quello è il tipo più duro che abbia mai incontrato in vita mia. Avete visto che faccia di cuoio che ha? Se non fosse per gli occhi sembrerebbe un mocassino". Ecco... Yasser è un po' così. Il suo volto potrebbe fare parte della facciata del tempio di El Khasneh di Petra, in Giordania (lo si vede verso la fine di Indiana Jones e l'Ultima Crociata). Fa l'ingegnere, è un palestinese rifugiato in Libano e ha una faccia asciutta che sa di cuoio (come quel figlio di minatore ucraino al secolo Jack Palance), terracotta e deserto. Non è mai nervoso o quantomeno non sembra mai tale. Nel suo nome c'è già un significato arabo di raggiungimento e ricchezza. È difficile capire, a differenza di Toni, cosa gli passi per la testa (la sua impossibile impassibilità potrebbe far esplodere di tensione un occidentale nevrotico come succede ai soldati nordamericani di Platoon di Oliver Stone nei confronti dell'imperscrutabilità facciale dei vietnamiti). Ricorda leggermente il caratterista Reggie Nalder, il sicario del remake L'Uomo Che Sapeva Troppo (1956) di Alfred Hitchcock.
Lo interpreta un attore e regista palestinese di 55 anni di nome Kamel El Basha, vincitore a Venezia della Coppa Volpi come Miglior Attore Protagonista.

Duellanti

Il film di Doueri è cinematograficamente geniale perché inserisce un bipolarismo grafico degno del western o del cartoon dentro la storia di un conflitto mediorientale che trasformerebbe, in base ad automatici pregiudizi cinefili, questo prodotto audiovisivo in proposta arthouse geneticamente non commerciale. E invece è tutto il contrario. Il film mantiene l'idea di fornirci date e nomi riguardo quel conflitto per noi eterno (in base all'anagrafe dei due protagonisti ci si concentra sulla Guerra civile in Libano avvenuta dal 1975 al 1990 citando la strage di Damur come evento traumatico decisivo per Toni) ma allo stesso tempo è anche una versione nuova de I Duellanti di Scott o di Duello Nel Pacifico di Boorman o di un episodio dei Looney Tunes con Wile E. Coyote e il Road Runner o anche, perché no, una nuova versione di Kramer Contro Kramer di Benton visto che gran parte del film di Doueiri si svolgerà in un'aula di tribunale. Tutto parte da un episodio ambientato tra le stradine di Beirut in cui Toni sta sopra e Yasser sotto (la nostra Alessia Pelonzi, autrice di una splendida intervista al regista Ziad Doueiri, ha sempre ironizzato circa il sottotesto omoerotico del film) e Yasser, da sotto, insulta Toni ("Brutto stronzo!") il quale non ha accettato che il palestinese abbia modificato la facciata della sua casa (si stanno effettuando dei lavori nel quartiere e Yasser è a capo della squadra di operai che interviene per uno scolo a terra non a norma proveniente dal balcone di Toni). Da un pretesto nasce il senso di questo efficace testo cinematografico: più vengono coinvolti esterni al loro conflitto e più il duello tra il cristiano libanese Toni e il palestinese Yasser si trasforma in scontro politico di rilievo nazionale (interverrà addirittura un ministro in una scena dal sapore quasi comico) capace di raccontare molto delle loro vite private in aula di tribunale... più Toni e Yasser si intimidiscono, cercando nell'intimità del loro duello una fuga da questa sovraesposizione, anche mediatica, delle loro reciproche ferite. In un'aula di tribunale anche buffa (scoppia un conflitto padre-figlia capace di diventare anche più affascinante della lite tra le due star del racconto), Toni e Yasser proveranno entrambi il fastidio di vedersi raccontati senza scrupoli, ognuno con il suo passato personale dalla risonanza collettiva essendo entrambi membri di comunità in contrapposizione tra loro fin da quando entrambi erano piccoli.

Conclusioni

Leggete l'intervista di Alessia per sapere ancora di più di questa affascinante avventura artistica e produttiva per colui che fece l'operatore di macchina sul set di Pulp Fiction di Quentin Tarantino (ricordate come si chiuse il grande duello all'ultimo sangue tra Marcellus Wallace e Butch Coolidge?). Attraverso l'intervista potrete guardare dentro le scatole libanesi di un film a scatole libanesi (il rapporto tra Doueiri e l'ex moglie cosceneggiatrice Joelle Touma o quello tra lui e sua madre avvocato o ancora le perplessità del suo produttore circa la natura del film dopo già i problemi avuti in passato con il precedente film del regista The Attack).

Noi rivedendolo abbiamo capito meglio ciò che nettamente si percepì quel giovedì 31 agosto 2017 all'anteprima mondiale del film alla Mostra del Cinema di Venezia.
L'Insulto di Ziad Doueiri è uno dei film più interessanti e riusciti di questo anno anche per la chicca che ci vede presenti come europei nel film solo sotto forma di marche e prodotti utilizzati dai due protagonisti (automobilistici per Toni; edili per Yasser). Come dire: questo in Medio Oriente è un conflitto che ci vede oggi (vedi l'ultima decisione di Trump) e ci ha visti ieri spesso protagonisti ingerenti, andando indietro nei secoli.

Per Doueiri l'unico modo di finirla è sfruttarci come "strumenti" (ad esempio il diritto romano da cui derivano le tante scene in tribunale del film).
Ma è chiaro per lui che la pace potrà arrivare solo quando i tanti Toni e Yasser smetteranno di insultarsi.

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