Bad Movie - Life, di Daniel Espinosa

Il Bad movie della settimana è il riuscito mix tra Alien e Gravity diretto da Daniel Espinosa. Life ci fa conoscere un nuovo alieno. Il suo nome è Calvin

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Spoiler Alert

Tutto Muscoli, Tutto Cervello, Tutto Occhi

"Stiamo operando la prima incontrovertibile prova della vita oltre la Terra". Sono tutti molto contenti a bordo della International Space Station quando arriva la cellula misteriosa da Marte. La ricezione del pacco postale dal Pianeta Rosso è pericolosa e potente (bella la costruzione di questa consegna a tutta velocità) per cui sembra che il peggio sia passato e che la tecnologia ci consenta di operare con sempre più nonchalance tra le stelle. Il nostro mondo è assai pacifico lassù. Dentro la ISS ci sono giapponesi, russi, inglesi e americani che scherzano, si prendono in giro, condividono la visione armonica del futuro. È un'umanità che collabora facilmente, almeno nella sua élite astrofisica. Gli scienziati, anche meglio degli intellettuali, sanno che solo l'unione fa la forza. Ma visto che il regista svezzato in Svezia ha in mente il noir come genere cinematografico da collegare alla fantascienza, ha bisogno di tradimenti e sospetti all'interno del suo staff di illuminati.
È attraverso l'arrivo di Calvin che cominceranno a incrinarsi i rapporti di fiducia.

Cose molto cattive

Ne La Cosa Da Un Altro Mondo (1951) di Christian Nyby e Howard Hawks (Hawks aveva diretto il classico dei classici noir Il Grande Sonno da Chandler) un alieno di origini vegetali ma succhiasangue peggio di Dracula divideva gli scienziati che lo incontravano stimolando il Dottor Carrington alla controversa difesa del marziano creando all'interno del gruppo di protagonisti umani una sgradevole clima da doppio gioco noir. Ancora più pesante fu il John Carpenter del remake La Cosa (1982; vedi Bad School), attraverso la trasformazione dell'alieno in uno di noi modello L'Invasione Degli Ultracorpi (1956). Quindi era ancora più difficile fidarsi dell'essere umano che ti stava accanto. C'è noir anche in Alien (1979) di Scott grazie al doppio gioco degli androidi della saga, qualche volta più che sospetti nei confronti della creatura a partire da quell'Ash di Ian Holm nel primo capolavoro di Scott. Espinosa, e i suoi bravi sceneggiatori di Deadpool Rhett Reese e Paul Warnick, sono molto abili nel compiere delle leggere fughe dallo spartito. Il personaggio più noir di questi garruli astronauti uniti da amore e rispetto internazionalista è il biologo Dottor Hugh Derry (Ariyon Bakare), affetto da paralisi degli arti inferiori e quindi già privato di qualcosa. Il personaggio che più di tutti sente una mancanza nella sua vita (c'è il padre di famiglia giapponese, lo yankee da 473 giorni nello spazio che non vuole più tornare nel mondo guerrafondaio) sarà colui che diventerà il padre della cellula aliena chiamata dai bambini del Pianeta Terra Calvin.
Questo organismo prodigioso e super precoce eccita a tal punto il biologo da farlo cadere nel classico errore di sopravvalutazione morale dell'eccezionalità genetica. Se l'organismo ha talento... per forza di cose è anche buono.
Non sarà proprio così.

Calvin Superstar

"Non puoi paragonare Calvin all'antrace!". Con questa battuta stizzita del Dr. Hugh Derry siamo sempre più convinti che il nostro scienziato stia impazzendo. Ai primi sospetti sulla sicurezza riguardo la presenza di Calvin a bordo dell'astronave, il biologo difende a spada tratta suo "figlio" tradendo l'amico astronauta americano Rory Adams (Ryan Reynolds). Poi Calvin, inizialmente neutro assemblaggio di foglie vegetali con innocui cromatismi tipici dello zenzero, dimostrerà che è stato un errore paragonarlo all'antrace perché... è molto peggio. Quando Life di Espinosa diventa un classico monster movie con creatura contro astronauti alla Alien, il film assume la forma mai finita di Calvin come elemento perturbante iper-mutante, per incuriosirci fino alla fine circa il suo aspetto ma non solo. Con il passare di questi compattissimi 103 minuti Calvin passerà dall'essere una pianticella con cinque dita (emula quella mano con cui è entrato in contatto nel momento della nascita) a un serpente in grado di succhiarsi un topolino e poi un mezzo polpo in grado di intraprendere un lancinante corpo a corpo con il malcapitato Rory.
"È molto più grande" sentiremo commentare gli astronauti mano a mano che l'alieno aumenta la sua forma.
Cominciano ad apparire sul suo corpo delle macchie di Rorschach tanto per rendere la sua natura il più aperta possibile a ogni forma di interpretazione. Non è altero nei confronti della razza umana come Alien.
"Calvin non ci odia ma ci deve uccidere per sopravvivere". Quello che è interessante del film di Espinosa è che nella creazione di Calvin gli effettisti e gli sceneggiatori hanno lavorato bene sul concetto di difficoltà. È difficile questa lotta per gli astronauti ma è difficilissima anche per lui. Sentiamo la sofferenza degli esseri umani ma sentiamo la sofferenza anche di Calvin. Tutto è doppio in questo film, come in un buon noir che si rispetti.
Alieno & Noi contemporaneamente scapperanno, si nasconderanno, avranno paura, proveranno delle strategie e si aggrediranno senza remore quando sarà necessario.
Calvin, nel frattempo, continua a cambiare, assume quasi un volto (è un'orchidea dalla faccia oscena? È la pianta carnivora de La Piccola Bottega Degli Orrori? È una medusa gigantesca?) e diventa sempre più tentacolare e gelatinoso.
Tanto per consacrare questa idea di raccontare la lotta tra Calvin & Noi quasi nello stesso modo cinematograficamente imparziale, Espinosa fa qualcosa di piuttosto ardito: usa la soggettiva dell'alieno.
È un punto di vista liquido, vagamente a colori e come se ci fossero delle lacrime davanti agli occhi.
Mentre noi esseri umani continuiamo a stupirci della regressione cui questa vicenda ci ha di fatto obbligati ("Provo odio. Non è scientifico e razionale!" farà autocritica la responsabile della sicurezza Miranda North di Rebecca Ferguson), Calvin continua a sudare i sette tentacoli per la sua personale odissea nello spazio.
Mentre noi finiamo il nostro percorso cantilenando delle filastrocche bambinesche, Calvin sempre più maturo ed esperto riesce ad atterrare sulla Terra in modo così intelligente da aver conservato vivo l'umano (prima di succhiarselo tutto... meglio verificare se questo corpo dovrà essere trattato come fosse una scorta preziosa) e in modo così "umano" da essersi letteralmente "sciolto" all'interno della scialuppa di salvataggio dell'Iss (non sappiamo voi ma noi abbiamo percepito quell'ultima metamorfosi di Calvin come geniale sia perché sembra una sua reazione di eccitato stupore, sia perché pare un adattamento all'atmosfera terrestre).
Il suo aspetto è sempre più fisico... e sudato.

Conclusioni

Il finale poteva essere leggermente meno concitato ma comunque... complimenti per il pessimismo. Espinosa ha parlato sempre di come La Notte Dei Morti Viventi (1968) di George Romero avesse uno dei finali più agghiaccianti e intelligenti della Storia del Cinema. Ma il grande Romero lavorava dentro un cinema indipendente in cui aveva la fortuna del final cut. Qui Espinosa ha lavorato con la sempre più grossa e importante società di produzione Skydance Media a un film da 58 milioni di dollari. Girare quel finale e trattare in quel modo i personaggi di star amate dal pubblico come Jake Gyllenhaal e Ryan Reynolds dimostra che Life ha personalità da vendere e non è solo un incrocio ben riuscito tra Alien e Gravity (2013). Qui c'è la voglia di ricollegarsi alla fantascienza pessimista più bella del '900 tipo L'Invasione Degli Ultracorpi di Siegel o La Cosa di Carpenter.
O La Notte Dei Morti Viventi.
Quando non ci sarà più posto all'inferno, gli alieni come Calvin cammineranno sulla Terra.

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