Bad Movie - Kong: Skull Island, di Jordan Vogt-Roberts

Il Bad Movie della settimana è l'ultima reincarnazione cinematografica del gorillone nato nel 1933. Ora è pronto a sfidare Godzilla nel monsterverse

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Spoiler Alert

Citazioni

Tantissime: dall'uomo che cade urlando dal cielo posto all'inizio del film come ne L'Armata Delle Tenebre (1992) di Sam Raimi al finalone con We'll Meet Again cantata da Very Lynn nella chiusa molto ironica de Il Dottor Stranamore (1964). In mezzo di tutto di più: Principessa Mononoke (1997), La Città Incantata (2001; il muso degli strisciateschi), Predator (1987; il Preston Packard di Samuel L. Jackson cerca di far cadere Kong in una trappola aspettandolo in posa come Schwarzy in Predator), Apocalipse Now (1979; citazione principale vedi anche manifesto del film), Il Cacciatore (1978; il James Conrad di Tom Hiddleston è un ex soldato SAS rimasto a vivere in Vietnam anche dopo la fine della guerra), Jurassic Park (1993; l'arrivo in elicoterro a Skull Island), Lo Squalo (1975; quello che è accaduto veramente alla Uss Lawton di cui il Randa di John Goodman è l'unico sopravvissuto), Duello Nel Pacifico (1968; il rapporto difficile tra un soldato americano e uno giapponese su un'isola abbandonata; ma qui c'è più ottimismo), Indiana Jones e Il Tempio Maledetto (1984; antichi culti e ritualità nell'estremo Est del mondo), Cast Away (2000; il look dell'Hank Marlowe di John C. Reilly + il suo aeroplano zattera per scappare) e... i  Monty Python (SPAM!).

Eccitazioni

Pochissime. Perché questo King Kong non è un melodramma come la versione 2005 di Peter Jackson. Questo è un film politico sull'idiozia umana e sul rispetto per una natura che stiamo distruggendo con sovrappopolazione ed esaurimento delle risorse terrestri. Nel MonsterVerse  Warner cominciato da Godzilla (2014) non c'è spazio per una sana zoofilia (almeno per adesso, poi magari al 34esimo film vedremo tornare l'amore uomo-animale). Nel King Kong del 2005, e la cosa veniva suggerita anche nell'originale del 1933 e nella versione prodotta da De Laurentiis con Jessica LangeKong e l'attrice bionda protagonista stringevano sempre un sodalizio ambiguo e si lasciavano andare a vere e proprie storie d'amore platoniche dove il bestione si scioglieva tutto per la bella fanciulla dorata e i loro duetti sembravano veramente l'ultima fantasia sia cavalleresca (in una forma bestiale) che sessuale della donna in ottica leggermente anti-femminista e inquietante (mai dimenticare come King Kong fosse il personaggio cinematografico preferito di un certo Adolf Hitler). Nel film di Jackson la Ann Darrow di Naomi Watts si prendeva una cotta importante. E quell'ipersensibile King Kong... pure. Qui la fotografa sarcastica di Brie Larson al secolo Mason Weaver, e ispirata alle vere Martha Gellhorn e Jackie Rowland, non viene mai declinata in chiave sessuale. I suoi occhi si allargano nello sbigottimento e mai nell'eccitazione durante la spedizione a Skull Island. Lei non avrà né una storia d'amore con l'ex membro della SAS James Conrad di Tom Hiddleston né un rapporto platonico con lo scimmione gigantesco. Durante il fatidico incontro bionda-scimmia la nostra ansima, osserva dal basso verso l'alto, tocca il pelo ma vuole soprattutto incontrare gli occhi (e non altro) del gorillone per comprendere (in compagnia di un altro uomo e quindi il loro rapporto non è esclusivo) fino in fondo le sue ragioni ideologiche e politiche. Anche Kong, in questo film, è un soggetto non incline ai turbamenti del cuore (o di altro).

MonsterVerse

La versione di questo mostro è: più elevata (31 metri rispetto ai 7,62 di quello di Jackson), più a schiena dritta (letteralmente: questo Kong cammina bipede per la sua terra come noi, solo più gigantesco), non sessuato (il problema di Kong è la lotta atavica con gli strisciateschi assassini di tutta la sua famiglia; sai che gliene frega di una bella fotografa in compagnia di altre "formichine" umane come lei), mai bestialmente incavolato (ogni momento di furia è meticolosamente giustificato e necessario come unica soluzione possibile). Sono stati veramente bravi a dare una nuova caratterizzazione al gorilla più famoso della Storia Del Cinema, ottava meraviglia del mondo qui arrivato all'ottava versione cinematografica. Questo signore è un Re e come tutti i Re che si rispettino... è un uomo di mondo anche se nel suo mondo vivono ragni giganti (che bella l'idea delle zampe dei ragni confuse tra i bambù), strisciateschi (il nome glielo ha dato il sopravvissuto Hank Marlow), piovre antipatiche (Kong se le mangia succhiando i tentacoli come spaghetti ma solo dopo essere stato attaccato mentre si stava pacificamente pulendo una ferita nel laghetto), insettoni stecco (sembrano anche gli Ent de Il Signore Degli Anelli), uccellacci bastardi (crudelissima e divertente la fine del Victor Nieves di John Ortiz). Quando l'essere umano più sensibile e intelligente (i personaggi di Tom Hiddleston e Brie Larson) capirà quanto sia importante entrare in connessione politica con la vita, la storia personale (e della sua famiglia) e le battaglie di questo vero e proprio King Kong alto 31 metri e pesante 10 mila tonnellate, allora anche Kong (qual sarà il suo quoziente intellettivo? Probabilmente 200 visto che per noi umani il massimo è 150) capirà che quelle "formichine" (noi) possono essere degne di non essere schiacciate come mosche o completamente ignorate.

Conclusioni

Ci piacciono tante tante cose di questo film: il senso dell'umorismo, il menefreghismo di King Kong verso noi esseri umani compreso il suo disinteressa sessuale (è veramente un King Kong del filone ecologista perché si sminuisce molto il fascino dell'umanità rispetto a questa natura fiera, libera, potente e soprattutto autonoma), certi momenti di truculenza, il citazionismo mai fine a se stesso e soprattutto in grado di dare qualcosa a tanti tipi di pubblico sia dal punto di vista anagrafico che di gusto cinematografico.
È una pellicola compatta, scorrevole, con una buona sceneggiatura visto soprattutto il personaggio di Hank Marlow di John C. Reilly, non solo sollievo comico ma anche vero e proprio strumento essenziale per creare un collegamento tra ieri e oggi (Hank è arrivato a Skull Island nel 1944), epica ed umanità (bravo Vogt-Roberts a chiudere con simil super 8 sul ritorno di Hank a casa; ci eravamo affezionati e volevamo capire se la moglie lo aveva effettivamente aspettato), commedia e film d'avventura smaccatamente politico (questo è un vero soldato americano in grado di capire quanto possiamo essere piccoli e insignificanti nei confronti di una natura dominatrice).
Jordan Vogt-Roberts, e tutta la sua formidabile troupe (il gioco di squadra è essenziale per un uomo capace di passare dal basso budget dell'esordio nel lungo The Kings of Summer ai 142 milioni di budget del suo King Kong) hanno realizzato un secondo film del MonsterVerse vivace, dai colori caldi e con gorillone a schiena dritta che non sbava per la donna bionda.
Questo sì che è un Re.

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