Bad Movie - Knight OF Cups, di Terrence Malick

Il Bad Movie della settimana è Knight Of Cups, ultimo film di Terrence Malick ad essere distribuito in Italia dopo la presentazione di Voyage Of Time alla Mostra Del Cinema di Venezia

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Spoiler Alert

Voyage of Malick

Alcuni conservano autografi di star. Molti vorrebbero avere quello di Terrence Malick. Lui, invece, a nemmeno venticinque anni voleva quello di Martin Heidegger. Si inoltrò da solo nella Foresta Nera a metà dei '60 per parlare in privato con il suo filosofo preferito. Quello che si dissero il regista de La Rabbia Giovane (1973), I Giorni Del Cielo (1978), La Sottile Linea Rossa (1998) e The Tree Of Life (2011) con il filosofo tedesco autore de L'Essenza Del Fondamento (1929), di cui Malick curò una traduzione in inglese nel 1969, durante quella chiacchierata nel bosco tra campi di eufrasia ed arnica... è ancora oggi segreto. Ma il nativo dell'Illinois cresciuto in Texas laureato in filosofia ad Harvard (dove studiò presso Stanley Cavell) e che andò quasi ad ottenere un prestigioso master ad Oxford (litigò con il tutor Gilbert Ryle a due passi dal traguardo), tornò da quella passeggiata nel bosco parecchio rinvigorito.
E con il suo autografo stretto in mano.
Forse era già diventato il fante di coppe del mazzo dei tarocchi, cioè quell'uomo in grado di viaggiare e, nel suo caso, quell'artista capace, come nessuno prima di lui ad Hollywood, di passare dai testi filosofici agli schermi cinematografici.

Voyage of Knight

"Qual è la natura dell'Essenza all'interno della quale il nostro concetto di 'mondo' si è costituito?" chiedeva Heidegger al maestro Husserl in relazione alla sua opera L'Essenza Del Fondamento. Rispondere a quella domanda era l'obiettivo del suo saggio. Malick aggiungeva di suo pugno nell'introduzione scritta da giovane che "mondo" per Heidegger non era "la totalità delle cose" ma solo la nostra percezione delle stesse.
La natura dell'essenza di Rick, protagonista del settimo lungometraggio di Malick Knight of Cups (2015), è quella di viaggiare. Egli è il fante di coppe delle carte dei tarocchi quindi un esploratore in grado più di assorbire stimoli esterni del mondo che imporre i suoi ideali alla realtà che lo circonda. Ma Rick, purtroppo, nel film non cambia mai e non sembra mai modificare, davanti ai nostri occhi, né il vestito esteriore costituito da un completo Armani (fu American Gigolò di Paul Schrader a imporre nel 1980 lo stilista a Hollywood) né l'umore interiore di un uomo per cui è difficile provare amore. O interesse. Pare che lavori a Hollywood.

Tarocco

Circondato da agenti che gli parlano di affari per sgravarlo, e preservarlo, da incombenze prosaiche di natura economica (Malick contò sempre sull'aiuto di generosi mecenati come il potentissimo Charles Bluhdorn della Gulf+Western proprietaria della Paramount), Rick (Christian Bale) passeggia nel mondo da Los Angeles a Las Vegas senza sgualcire mai il suo completo Armani galleggiando sulle cose, non parlando quasi mai, con gli occhi spalancati e la parvenza di un mezzo sorriso più casuale che non motivato da qualcosa di specifico. Pare sia uno sceneggiatore, o comunque un artista, che ha a che fare con successo, consegne di lavori, terremoti, ricordi di infanzia (vista dal basso verso l'alto come nel capolavoro The Tree Of Life), tensioni familiari, party senza brio dove Antonio Banderas accenna passi di flamenco e poi si butta in piscina, ladri che ti entrano in casa per poi lamentarsi che non ci sia niente da rubare, set cinematografici vuoti, deserto, fratelli con tendenze suicide con la faccia di Wes Bentley (pare che il fratello più piccolo del regista, Larry, si ammazzò in Spagna), servizi fotografici dove la vera Kelly Cutrone motiva una modella invitandola ad essere: "Grintosa come Lou Ferrigno", cani che azzannano delle palle sott'acqua, strip club, madri senza coraggio, preti incoraggianti e un padre cui, alla fine, abbracciarsi con forza interpretato da Brian Dennehy.
In voice over sentiremo per quasi due ore Rick lamentarsi flebilmente ma con la costanza del diavolo con frasi come: "Tutti quegli anni vivendo la vita di qualcuno che non conosco""Devo sentire qualcosa!""Tutto è un granello""Ho trascorso 30 anni non vivendo la vita""Non ricordo l'uomo che volevo essere""Padre dammi coraggio". Questo fante di coppe si muove ma è statico, viaggia ma è sempre al punto di partenza, sembra inebetito ma riflette, soffre ma è sorridente, si strugge ma gioca anche a tennis tutto contento. Poi ci sono anche loro.

Le Belle Statuine

Vicino al tarocco protagonista, ecco le belle statuine. Cinque attrici come Imogen Poots, Natalie Portman, Freida Pinto, Teresa Palmer e Cate Blanchett chiamate da Malick per non far abbassare ulteriormente l'attenzione in un pubblico maschile che magari può essere solleticato dalla bellezza femminile (questo è il lettore privilegiato del suo testo?). Eccole quindi tutte sfilare (Teresa Palmer in versione stripper sardonica come Natalie Portman in Closer), uniche ma sostanzialmente identiche tra loro, tra pose e faccine a favore di camera, con rapporti personali con Rick che non diventano mai peculiari (abbiamo forse intuito che con la Portman c'è stato un problema di gravidanza indesiderata) e battute in voice over non meno irritanti rispetto a quelle del nostro eroe tragico dal completo Armani.

Conclusioni

Il film è sconcertante. Il peggiore di tutta la filmografia malickiana? Si apra il dibattito. Il difetto principale sembra essere quello di volerci proporre un viaggio che si conclude con delle inquadrature, attitudini, effetti sonori e battute assolutamente identiche a quelle dei primi minuti del film. Ci parla della sofferenza di un essere umano che vediamo quasi sempre sorridere e muoversi con eleganza in ambienti ricchi dallo spessore drammaturgico ed esistenziale degno di una carta dei tarocchi. Di peggio c'è l'idea di recuperare, come anche nel deludente documentario Voyage Of Time (2016) presentato in Concorso alla Mostra Del Cinema di Venezia, alcuni temi (ricordi familiari) e inquadrature di The Tree Of Life perché è stato l'ultimo film di successo del regista texano.
L'essenza del fondamento di Heidegger è qui l'assenza del cinema di Malick. Il regista ha finito la benzina?
Il viaggio continua e magari con Weightless (2017) ci ricrederemo.

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