Bad Movie: Kingsman - Secret Service, di Matthew Vaughn
Il Bad Movie della settimana è la nuova spy story proposta da Matthew Vaughn in Kingsman: Secret Service, dalla graphic novel di Mark Millar e Dave Gibbons
Amiconi spioni
Non sappiamo quanto si siano spiati per i rispettivi progetti (probabilmente assai) però sappiamo di sicuro che sia Guy Ritchie che Matthew Vaughn, esplosi nello scenario internazionale per la prima volta nei ruoli rispettivamente di regista e produttore ai tempi di Lock & Stock - Pazzi scatenati (1998), nell'ultimo anno hanno scelto di indossare l'abito elegante dello spy movie per Operazione U.N.C.L.E. (Ritchie: da serie tv di culto con Robert Vaughn) e Kingsman - Secret Service (Vaughn: da graphic novel firmata Mark Millar e Dave Gibbons). Si saranno parlati? Vaughn è un animale registicamente più eclettico di Ritchie. Dopo essere stato al fianco del collega in veste di produttore per tre film (i due successoni Lock & Stock - Snatch + il floppone Travolti dal destino), ha esordito dietro la macchina da presa nel 2004 con un bellissimo neo-noir metropolitano interpretato da colui che sarebbe poi diventato il nuovo James Bond (The Pusher), poi ha proseguito con un adorabile fantasy omaggio a La storia fantastica che fece flop (Stardust, prima volta per i Take That in colonna sonora sui titoli di coda prima di Kingsman), per continuare con un revisionismo del superomismo da graphic novel molto meta (Kick-Ass), un superhero movie più canonico (X-Men - L'inizio) e, ora, un revisionismo dello spy movie da graphic novel molto, molto, molto meta (Kingsman - Secret Service). E' un tipo buffo il nostro Vaughn. Sicuramente gli piace variare di più rispetto all'amicone Ritchie, più a suo agio dentro i confini della commedia d'azione al massimo in costume. Vaughn, sappiamo, ama molto anche un genere fantastico dalla forte componente effettistica.
Oggigiorno... sono tutti un po' troppo seri per i miei gusti
È la frase culmine dell'interessante chiacchiera tra la spia gentleman Harry Hart (Colin Firth) e il cattivone con la zeppola che non può resistere alla vista del sangue Valentine (Samuel L. Jackson). Entrambi, evidentemente, la pensano come lo scrivente: non amano particolarmente l'ultimo Bond. Non il primo nuovo Bond di Craig (Casino Royale: gran film) ma pensiamo di più il proseguimento moscissimo Quantum of Solace (2008) e l'ultimo successone Skyfall (2012) di Sam Mendes, tutto concentrato a trasformare la saga delle saghe (24 film dal 1962 al 2015) in un dramma intimista dove Bond ha un delicato rapporto filiale con la mamma M (peccato che quella stessa M l'abbiamo già vista in 4 film con il precedente Bond di Pierce Brosnan per cui è un po' difficile credere all'esclusività del suo rapporto con Craig) + il noiosissimo cattivone di Bardem pure lui tanto traumatizzato a livello personale per colpa del capo donna dell'M16 inglese. James Bond è diventato ufficialmente con quel film come il Batman di Nolan.
Kingsman - Secret service assume una posizione netta e dice: noi preferiamo il vecchio Bond.Era tutto in quel dialogo e nella vibrante personalità di ogni fotogramma di Kingsman - Secret Service. Colmerà un vuoto? Il pubblico ormai vuole solo la spia che si scusava e si sentiva in colpa (Jason Bourne; citato nel film) o che piangeva (Craig sotto la doccia in scena madre di Casino Royale) e poi tornava nella sua casa di bimbo tanto per ribadire con ancora più forza l'importanza dei traumi infantili (Skyfall)? Questo solo il tempo ce lo dirà. Probabilmente c'è spazio per entrambe queste proposte del popcorn cinema così come anche il successo di Guardiani della Galassia conferma. Ma visto che l'identità dello spy movie è importante ecco un cambiamento decisivo tra film di Vaughn e graphic novel originaria di Millar: via l'M16 (anche perché nel prossimo Bond di Spectre lo vedremo in prima linea -l'M16- nella sua ristrutturazione per mano del nuovo M di Ralph Fiennes) e dentro l'idea che i Kingsman siano totalmente indipendenti dentro gli stessi servizi segreti britannici, un po' come quei nostri servizi segreti deviati così ben raccontati da Giancarlo De Cataldo nel sequel di Romanzo criminale Nelle mani giuste e portati al cinema ottimamente in chiave di commedia grazie al Signor Fausto di Benvenuto presidente! (2013) di Riccardo Milani.
A rose is a rose is a rose
Prendiamo in prestito qualcosa da Gertrud Stein per ricollegare Gazelle, killer letale al fianco del cattivone iperbolico Valentine, alla Rosa Klebb di A 007, dalla Russia con amore (1963). Rosa aveva la lama del pugnale incapsulata nella scarpa destra mentre Gazelle, più come l'uomo dal braccio meccanico Tee-Hee di Julius Harris in Agente 007 - Vivi e lascia morire (1973), ha proprio i due arti inferiori completamente in metallo ricordandoci l'atleta sudafricano condannato per omicidio Oscar Pistorius (grande idea rifarsi a un nuovo corpo conosciuto a livello mondiale). Gazelle è un killer sgargiante e fantasioso come uno degli assassini più amati dai fan dei vecchi Bond ovvero quello Squalo di Richard Kiel superfunzionale in La spia che mi amava (1977) e Moonraker - Operazione spazio (dove diventa addirittura buono), celebre per essere un gigante indistruttibile dai denti d'acciaio. L'estratto steiniano dal poema Sacred Emily serve allora a ribadire il concetto di identità. Gazelle is a Rosa Klebb. O meglio un'evoluzione di Rosa, Tee-Hee e Squalo. Gazelle è l'ennesima prova del fatto che Kingsman - Secret Service si ricollega ai vecchi Bond.
Action Colin & Kingsman save The Queen
Dopo l'Oscar per Il discorso del re (2010), Colin Firth è diventato un'icona popÈ sempre bello quando si gioca con un'icona pop. E dopo l'Oscar per Il discorso del re (2010), Colin Firth è diventato un'icona pop. Come Mastroianni divenne dopo La dolce vita il latin lover italiano per antonomasia, Firth è dopo Il discorso del Re, e un pochino anche dopo A Single Man, il gentleman inglese perfetto con un pizzico di rilassato orgoglio regale che non dispiace nemmeno ai democratici. Ed è un qualcosa (questa essenza cinematografica "firthiana") che serve bene a Vaughn perché tutto Kingsman è intriso di voglia di eleganza sartoriale, linearità tra eleganza e violenza (vedere Firth action hero è eccitante), necessità di una botta di classe per non dire classismo. Sembra che Kingsman sia pervaso da un certo convincimento riguardo la superiorità morale del sangue blu e del vecchio codice cavalleresco arturiano rispetto alla vigliaccheria e disonestà dei politici democraticamente eletti accompagnati da nuovi guru tecnologici beniamini della middle-class alla Steve Jobs. E se la monarchia dovesse essere rimpianta? Anche Obama (lo vediamo!) non trova affatto folle parlare e accordarsi con Valentine. Un'idea sotterranea che mette parecchio pepe a un film già parecchio speziato. La monarca scandinava è l'unica, a differenza del suo primo ministro, che trova il piano di Valentine repellente. Sulla scia ancora potentissima di The Queen - La regina (2006) e ovviamente anche de Il discorso del re, Kingsman ci dice: il trono è fico. Ma cosa ci può essere di più britannico di questo atteggiamento? Quando provai a mettere un po' in discussione lo sguardo benevolo di un ex mezzo contestatore punk come Frears nei confronti della sua The Queen, il grande regista inglese mi guardò con occhi quasi arrendevoli dicendomi: "Ma sai... tutti noi inglesi, in fondo in fondo, rimaniamo sempre dei fottuti sudditi".
Roger!
E così... dopo aver esultato per un Firth più preciso nell'azione rispetto a quella mitica scazzotata disarmonica con Hugh Grant ne Il diario di Bridget Jones (2001) e dopo aver accolto con allegria l'ingresso del ventiquattrenne Taron Egerton nel cinema di serie A (grandissima chimica tra questo giovane Robert Patrick e Firth), Kingsman ci saluta con il botto dopo le botte. Assisteremo a delle soffici esplosioni cartoonesche alla Yellow Submarine (1968) con un uso della cgi secondo Terry Gilliam ovvero non in chiave fotorealistica. Ma che meraviglia. Abituati a cacofonici showdown di superhero movie dove gli ultimi 20 minuti sono solo un casino audiovisivo volto al rincoglionimento sensoriale dello spettatore... la scelta di Vaughn di usare un contrappunto effettistico è quasi sublime. Così come è sublime l'atteggiamento antinolaniano e anticraighiano della nostra nuova spia ex coatta Taron Egerton, il quale vuole godersela con la regina scandinava dopo aver salvato il mondo. A lui e a lei urliamo contenti all'interfono come se dovessimo chiudere la comunicazione (anche per lasciarli soli) un esaltato: "Roger!". Nel senso anche di Roger Moore.