Bad Movie – Kingsman: Il Cerchio D'Oro, di Matthew Vaughn

Il Bad Movie è Kingsman: Il Cerchio D'Oro, secondo capitolo dello spy movie ancora diretto da Matthew Vaughn dopo i buoni risultati del primo film del 2014

Condividi
Spoiler Alert

Global Domination

Kingsman: Il Cerchio D'Oro. È come se il loro sarto di fiducia avesse deciso di eseguire un nuovo abito su misura per una spia Kingsman potenziata: più alta, più robusta, più globale. Il budget è stato comunicato a 104 milioni (da 81 iniziali extra marketing del primo film del 2014), il cast si è allargato (da Firth, Jackson, Caine come star di Secret Service al quintetto de Il Cerchio D'Oro dal cachet più alto Firth, Bridges, Moore, Tatum, John nel senso di Elton ed Egerton cresciuto nel salario dopo la prima prova da rookie), il tempo pure (da 129' a 141'). Nella bella intervista video di Andrea Bedeschi a Matthew Vaughn vediamo un regista appassionatosi al progetto (prima voglia di fare un sequel per lui) pronto addirittura ad inserire 60' minuti tagliati per l'edizione blu-ray ipotizzando una Director's Cut mai frequentata troppo in passato nella sua filmografia ormai arrivata a sei pellicole. Perché tutto questo entusiasmo da parte dei filmmaker per un prodotto che nel 2014 aveva ottenuto 414 milioni di dollari worldwide, cifra buona ma non fantascientifica? Perché Kingsman si impose immediatamente come lo spy movie che mancava e che manca dal panorama cinematografico. È un ritorno all'escapismo bondiano più garrulo e spensierato con inserimenti di cinismo geopolitico attuali e molto ben gestiti in sceneggiatura. L'ultimo Bond Spectre era solo un dramma privato con qualche inseguimento PG-13. Il primo Kingsman era un spy movie scatenato censurato R. Avevamo paura che questa identità si perdesse con l'ambizione di diventare la saga spy più cool del momento. Dopo aver visto il film... possiamo tirare un gran sospiro di sollievo.

Stile

Rimane l'idea di camuffare la violenza grafica sotto forma di effetto speciale quasi psichedelico (dai funghi atomici ipercolorati durante l'esplosione delle teste di Secret Service a un tritacarne meno concreto di quello di Fargo da cui estrarre hamburger di esseri umani simpatici all'occhio; quando lo spy incontra il cannibal movie reso grande dai nostri Lenzi e Deodato) nonché la necessità di girare scene d'azione ipercinetiche (dalla memorabile mattanza in Chiesa con 100 comparse del primo film alla Londra reale ricreata per il folle inseguimento cittadino con squisita cgi della intro de Il Cerchio d'Oro). Kingsman riportava in auge la massoneria (i nostri Stati sono tenuti in piedi da lobby nascoste? Allora meglio tornare a quelle lampanti come i Cavalieri della Tavola Rotonda del primo massone inglese di nome Re Artù), proponeva villain con idee sul mondo (senza traumi infantili) facendo satira sui neo-guru jobsiani e rilanciando con estrema naturalezza l'interclassismo (dopo la fantasia dell'anale tra un coattello e una principessa può nascere una reale love story con tanto di ipotizzabile matrimonio) lasciandoci un retrogusto amaro in bocca (l'idea del villain Valentine nasceva da un problema serio: la sovrappopolazione) e quindi destabilizzandoci (questo sì che è un buon modo di ipotizzare un villain del nuovo millennio). Che dire della cattivona Poppy nel sequel Il Cerchio d'Oro? Vuole legalizzare e diventare la regina del mercato degli stupefacenti spacciando in tutto il mondo dal suo esotico rifugio American Style anni '50. Ha quasi più ragione lei, ed è anche più ingenua, rispetto al Presidente Degli Stati Uniti d'America il quale ride beffardamente quando lei espone i termini del ricatto (sembrano quelle divertenti gag di Mike Myers quando il Dottor Male chiedeva nei '90 1 milione di dollari di riscatto in Austin Powers memore del valore della valuta nei lontani '60 da cui lui proveniva). Vaughn-Millar-Goldman mantengono l'idea di destabilizzarci: il virus di Poppy è anticool al massimo (vene varicose, paralisi, patetica frenesia nei movimenti, morte) mentre Il Cerchio D'Oro ci fa vedere tanti drogati a vari livelli sociali e psicotropi (anche un pezzo grosso dell'entourage del Presidente Usa) simboli del fatto che la "droga" è un argomento sconfinato da non accorpare in un singolo termine dimostrandoci quando l'idea di legalizzazione di Poppy non sia affatto campata in aria, né dal punto di vista economico né sociale, proprio come l'assunto da cui partiva il delirio di onnipotenza di Valentine nel primo Kingsman: Secret Service aveva il suo perché.

Conclusioni

Certo: la lunghezza si sente e l'innesto dei colleghi americani massoni Statesman (straordinaria precisione nel look contrapposto: lazzo hi-tech e cappello da cowboy al posto di ombrello multiuso e bombetta da gentleman; semplice ed efficace) poteva essere più agile (specie per quanto riguarda il personaggio di Pedro Pascal). Comunque non si è persa di vista la peculiarità della saga, promuovendo un Egerton in grado di reggere molto bene il passaggio da junior a senior e, un po' come ha fatto Vin Diesel con Fast & Furious, aumentando l'ambizione della loro offerta spy con allargamento della “famiglia”. Mentre si sta già lavorando alacremente al post-Craig del post-Bond del post-2019, Kingsman prova a vedere e vedersi come saga proiettata nel futuro. Questo secondo episodio ci dimostra che l'idea è tutt'altro che infondata o sviluppata tradendo l'identità del primo capitolo.

Continua a leggere su BadTaste