Bad Movie – Justice League, di Zack Snyder (e Joss Whedon)
Il Bad Movie della settimana è Justice League di Zack Snyder con l'aiuto in cabina di regia di Joss Whedon. E' una lega di serie B rispetto agli Avengers della Marvel
Un po' c'è il muso lungo e un po' si ridacchia. Ma soprattutto hai la sensazione che in casa DC Universe si arrivi sempre dopo la Marvel e poi, una volta arrivati a destinazione, le idee siano poche e anche confuse. C'era una volta un vendicatore mascherato al comando (Batman) della Justice League (e non solo visto che lo vedevamo anche andare a stringere un accordo politico con Amanda Waller riguardo la Suicide Squad) ma quando osserviamo un'amazzone immortale (Wonder Woman) che para i proiettili meglio di Buffon o usa il Lazo di Estia per estorcere informazioni e prendere in giro Aquaman, sentiamo la presenza di una vera leadership cinematografica. Diana Prince è quasi una contraddizione: in un universo tristemente e ottusamente maschile fin dai Batman di Nolan... è questa donna l'unico vero boss che si vorrebbe a capo della Justice League. La sensazione arriva forte grazie sia a Gal Gadot che al piacevole personaggio uscito fuori dal quasi ottimo Wonder Woman di Patty Jenkins. Quando invece entra in scena Ben Affleck non solo percepiamo la presenza di un attore inespressivo ma ascoltiamo battute scritte male per un personaggio di Bruce Wayne/Batman senza spessore, grinta e senso all'interno dell'Universo. Si poteva sfruttare il romance con Wonder Woman per proporre nuovi ruolo uomo/donna all'interno dei cinecomic e non solo in quelli (su quel campo si sarebbe anche eventualmente superata la Marvel in originalità) oppure si poteva calcare maggiormente la mano sulle fatiche dell'unico umano in mezzo a una squadra di metaumani impegnati in un kolossal da 300 milioni di dollari uscito fuori metà DC e metà Marvel. Entrambe le anime contribuiscono a un film minore, derivativo e purtroppo per i fan DC ormai completamente subordinato al superiore Universo Marvel.
Oltre il Batman di un sempre più pessimo, annoiato e inefficace Ben Affleck (urgerebbe “tagliare” il giocatore in roster al più presto per dare spazio a un altro attore quantomeno più peculiare o efficace nel trasmettere a noi spettatori una qualsiasi idea) e una Wonder Woman di Gal Gadot purtroppo solo leader in pectore del gruppo senza il permesso ufficiale di dominare sugli scialbi maschietti, troviamo la brutta copia del Quicksilver di X-Men - Giorni Di Un Futuro Passato (si chiama Barry Allen in arte fa Flash e non la smette mai di fare battutine insopportabili), un surfista imbambolato con le mèches bionde (Arthur Curry alias Aquaman; incapace anche di accorgersi se una sventolona mezzo metro davanti a lui gli stringe una gamba con il Lazo di Estia) e un tre-quarti-cyborg-un-quarto-umano sempre depresso (Victor Stone anche detto Cyborg). Questi Avengers di serie b dovranno contrastare un figlio di un villian minore di nome Steppenwolf in scene e scenari che ricordano un po' troppo Il Signore Degli Anelli (il cattivone copia scialba corporea di Sauron vuole mettere le mani su degli antichi artefatti distribuiti tra Amazzoni, Atlantidei e Umani; ricorda qualcosa?).
Qui ormai non è più in discussione la sacrosanta differenza di tono nell'offerta editoriale (cupezza DC; simpatia Marvel) perché salta agli occhi evidente l'abisso qualitativo in termini cinematografici tra un tassello dell'Universo DC e un pezzo del mosaico Marvel o uno dell'altrettanto ricco corpus mitologico X-Men. Non è facile (anche la Marvel ha faticato prima di trovare il suo Hulk) e questa è solo la quinta apparizione al cinema di questo Universo eppure l'arruolamento di un Joss Whedon per affiancare Zack Snyder dopo la ben nota tragedia familiare del fedele regista di scuderia (di Snyder sono stati Man of Steel e Batman V Superman) ha fatto sì che Justice League uscisse fuori come una specie di Avengers di Whedon, sempre indeciso se cambiare del tutto tono rispetto al passato contraddicendo quella stucchevole e infantile seriosità ereditata dai Batman di Nolan (lo spettatore deve tornare a casa convinto di non aver visto "solo" ottima pop art ma profondissima arthouse). Se l'idea è di approdare verso territori più autoironici ben più organici, come hanno capito alla Marvel, a un tipo di offerta editoriale massiccia nella sua aggressività produttiva degna della distribuzione da feuilletton, allora ci sembra che il percorso sia appena iniziato dalla DC e non nel modo migliore.
Conclusioni
I film possono basarsi su effetti speciali e carisma delle star ma se la sceneggiatura è un ammasso di tristissime frasi ad effetto senza alcun senso drammaturgico per di più contraddittorie rispetto ai quattro film precedenti dell'Universo DC, si rischia di lavorare a un'offerta cinematografica senza personalità e alcuna risonanza.