Bad Movie - Inside Out, di Pete Docter

Il Bad Movie della settimana è il nuovo capolavoro d'animazione della Pixar Inside Out, diretto da Pete Docter e ambientato dentro la mente di una undicenne

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Insiders

"Che cosa sto guardando? Un gigantesco specchio?". Così commentavano i rudi Numskulls da dentro la testa del loro Edd durante una gita al cinema a vedere Inside Out della Pixar. Nati sulle pagine della rivista satirica Beano nell'Inghilterra del lontanissimo 1962, questi umanoidi al controllo di Edd (in principio l'uomo non aveva nome) ironizzavano questa estate 2015 sulla somiglianza tra il loro longevo fumetto e il nuovo cartoon della Pixar pur ammettendo tutte le differenze tra strisce britanniche e film di animazione nordamericano. In primis: il ruolo da protagonista delle emozioni nel racconto audiovisivo statunitense rispetto alla maggiore freddezza cerebrale del fumetto creato da Malcolm Judge dentro la rivista Beano ("Noi inglesi teniamo le nostre emozioni represse" ammetteva onestamente uno dei Numskulls usando l'espressione "bottled up"). Questi esserini stilizzati dalla testa tonda, infatti, non erano e non saranno mai delle emozioni. Sono più degli operai specializzati dislocati in punti centrali del corpo umano come cervello, occhi, orecchie, naso e bocca. Hanno dei nomi simbolici come Brainy, Blinky, Radar, Snitch e Cruncher. Saranno in primis loro, seduti dentro la testa di Edd a sua volta seduto al cinema a vedere Inside Out, a riconoscere che gli americani hanno puntato sulle emozioni. I Numskulls somigliano di più ai tecnici di reparto del corpo dell'uomo qualunque Sidney in Tutto Quello Che Avreste Voluto Sapere Sul Sesso Ma Non Avete Mai Osato Chiedere (1972) di Woody Allen (li coordinava Tony Randall) e hanno anche qualcosa in comune con gli alieni confusi dal Piantea Terra di Piacere Dave, dove il corpo di Eddie Murphy era controllato... da Eddie Murphy. La Pixar ha ammesso di non conoscere gli inglesi Numskulls (ci crediamo?) mentre non può certamente negare di sapere che dal 1991 al 1994 è andata in onda una serie tv Fox dal titolo Herman's Head (Ma Che Ti Passa Per La Testa? in italiano su Rai Uno) in cui vedevamo Angel, Animal (ispirato al Belushi di Animal House), Wimp (occhio: la rappresentazione dell'ansia di Herman porta il papillon come la Paura di Riley in Inside Out), Jealousy e Genius controllare il corpo e la testa del giovane Herman Brooks a sua volta ispirato al Michael J. Fox de Le Mille Luci di New York (1988) visto che lavorava al Reparto Verifica dei Fatti di un'importante rivista newyorchese. Tutto ciò per dire che l'ultimo cartoon Pixar può essere stato già preceduto nella sua idea di partenza da fumetti inglesi, commedie intellettuali e serie tv con al centro delle creature inquadrate o disegnate in delle sale controllo poste a guida di un essere umano. Questo può essere già accaduto. La Pixar, però, ha aggiunto qualcosa di più.

Outers

Già i Numskulls accettavano la differenza tra loro (operai) e Inside Out (emozioni) mentre erano al cinema a vedere il cartoon Pixar con il loro Edd. Quello che Pete Docter ha aggiunto con il suo bellissimo film è la protagonista femminile. Dallo scienziato Jan Banes di Viaggio Allucinante (1966) di Richard Fleischer al Jack Putter di Salto nel Buio (1987) di Joe Dante (in questo caso il corpo ospita degli altri esseri umani ma miniaturizzati) al Dave alieno di Eddie Murphy al Sidney di Woody Allen all'Herman di Herman's Head fino all'Edd dei Numskulls... tutti i protagonisti di questi racconti ambientati dentro il nostro corpo hanno l'identità maschile. La Riley di Inside Out, undicenne pronta ad affrontare un anno a San Francisco dopo essersi trasferita con famiglia dal Minnesota per il cambio di lavoro del papà, è una preadolescente governata da cinque emozioni a maggioranza rosa come Paura (un uomo segaligno con papillon come in Herman's Head), Rabbia (un tozzo maschio con testa piatta -ossessione grafica di Docter vedi anche il Carl di Up- ispirato ai giornalisti sempre arrabbiati alla J. Jonah Jameson di Spider-Man; spesso e volentieri, infatti, lo vedremo con un giornale in mano), Disgusto (una signorina appassionata di moda dalla battuta pronta), Gioia (una scatenata fanciulla dal capello corto bella ed atletica come la Shirley MacLaine debuttante de La Congiura degli Innocenti) e Tristezza (occhialoni, maglioncino infeltrito a collo alto, fisico tozzo e statura bassa). Inside Out è un film massicciamente al femminile. Le protagoniste sono Riley, Gioia, Tristezza e la mamma di Riley (vediamo anche l'interno della sua mente con le emozioni che indossano tutte i suoi occhiali rossi e ricordano un certo pilota brasiliano cui si preferì l'attuale consorte). Il papà di Riley (anche di lui vedremo un interno della mente dominato dallo sport), ha un ruolo meno importante rispetto alle quattro signore suddette, tra le quali spiccano Gioia e Tristezza.

INSIDE OUT

Joy and Sadness Big Adventure

Come spesso capita con i cartoni di Pete Docter assistiamo alla industrializzazione di uno spunto fantastico (il mondo dei "baubau" di Monsters & Co. è un mondo di operai e cartellini da timbrare) e al viaggio di una strana coppia (Mike e Sully in Monsters & Co. seguiti da Carl e Russell in Up). In Inside Out saranno le emozioni Gioia e Tristezza a lanciarsi in un road movie anche disperato una volta che si sono espulse per sbaglio dalla sala controllo lasciando il comando di Riley a Rabbia, Disgusto e Paura (aiaiai). Viaggeranno nelle mente della loro ragazza, esploreranno zone sconosciute (il Subconscio cita espressamente gli spazi maestosi e terrificanti delle Miniere di Moria de Il Signore degli Anelli così come non è possibile non pensare a Smaug nella scena in cui Gioia e Tristezza svegliano il clown dormiente Jangles), incontreranno personaggi buffi (l'amico immaginario Bing Bong, protagonista della scena più straziante) ma soprattutto cambieranno drasticamente l'opinione che hanno l'una dell'altra. Perché Inside Out è un film che parla anche di politica e potere.

Tristezza Regna

"Io lo so". E' la prima battuta del film. Chi la pronuncia? Gioia. Lei sa tutto di Riley e lei è la Regina della sala controllo. Certo... ha dovuto condividere presto la stanza con altre emozioni ma diciamo che fino a questo trasferimento dal Minnesota a San Francisco con cui si apre il film con Riley undicenne... è Gioia il boss dentro la testa della ragazzina appassionata di hockey. Ma cosa sta succedendo alla piccola e goffa Tristezza? Non sta ferma un attimo, tocca ciò che non deve toccare e, in preda quasi a raptus inconsci ("C'è qualcosa che non va in me" la sentiremo dire come se lei stessa non si capacitasse di un'iperattività che tende presto a colorare di blu-tristezza i ricordi giallo-positivi di Riley), la vediamo mettere a repentaglio l'amministrazione perfetta di Gioia fin dai primi momenti di arrivo della loro Riley in una San Francisco squallida e senza colori (idea geniale: una città emblema della solarità diventa grigia e soffocante per via del punto di vista di chi la osserva). In un paese dove si somministrano farmaci antidepressivi ai primi segni di malinconia e depressione fin nei bambini anche molto piccoli, il film di Docter è totalmente rivoluzionario. E se per una volta avesse ragione la sfigata outsider che vuoi ghettizzare (Gioia a un certo punto disegna attorno a Tristezza un cerchio dal quale la bassetta non deve uscire), oscurare (non è bella per cui meno la si vede meglio è) e silenziare perché non saltella di qua e di là, non sorride sempre e ciò che dice rischia di mettere a repentaglio la produzione di endorfine necessarie per far uscire in società un individuo positivo e quindi produttivo? Perché Inside Out è un capolavoro? Perché attraverso il viaggio interiore ed esteriore di Gioia (la quale non capisce cosa stia succedendo e quindi il film rappresenta un suo nuovo percorso di conoscenza), questo cartone animato ci dice che in alcuni momenti della nostra vita è NECESSARIO piangere e lasciarci andare alla tristezza invece che cercare sempre di sorridere e superare gli ostacoli della vita con un sorriso a volte forzato. Gioia e Tristezza sono in fondo sorelle (condividono il colore blu che può essere simbolo di serenità ma anche di spleen) e quando la prima capirà che la seconda può essere più utile a Riley per sbloccarsi e piangere abbracciata ai genitori... ecco cambiare la politica interna alle cinque emozioni con un ruolo gerarchicamente più forte per l'occhialuta dal maglioncino infeltrito con voce da vecchia (bravissimo Roberto Morville a usare in edizione italiana per Tristezza la doppiatrice settantaquattrenne Melina Martello), il cui corrispettivo nella realtà esiste ed è chiaramente quella nostra compagna di scuola perdente che in qualsiasi high school americana viene presa in giro e sicuramente non invitata alla prom night di fine anno. Che un pubblico adolescente e preadolescente a stelle e strisce veda un cartone animato dove la qualità delle gag e delle immagini tende a trasmettere con grande potenza ed efficacia persuasiva l'invito che Tristezza possa anche dover vincere su Gioia, rappresenta una bella provocazione sociale che come sempre (ricordate l'attacco all'obesità in WALL-E?) la Pixar sviluppa senza banalità e forzature ideologiche. Ecco perché Inside Out è il film politico più interessante che sia in questo momento nelle sale italiane.

Inside Pete

Era timido e altissimo già nel suo nativo Minnesota (dove cresce anche la sua Riley). Poi si è trasferito in Danimarca per via del lavoro dei genitori (Riley si trasferisce a San Francisco per via del lavoro del papà) e infine è arrivato a San Francisco (Emeryville, per la precisione) a lavorare alla Pixar passando per l'esperienza fondamentale del California Institute of the Arts. Inside Out è ispirato all'osservazione da parte di Docter di sua figlia Ellie, nata alla fine degli anni '90 e in stato preadolescenziale quando Docter si chiede cosa passi per la testa della figlia intorno al 2009 anno in cui la sua seconda regia esce in sala ottenendo un successo strepitoso. Parliamo di Up (2009). L'ultimo cartone animato di questo genio, il quale a nostro parere è il vero unico fuoriclasse di casa Pixar in questo momento, è quindi ispirato alla figlia ma è impossibile non vedere in Riley anche un pizzico di Pete, abituato fin da piccolo a viaggi e traumi adolescenziali legati a un corpo e a un carattere introverso che non lo hanno mai aiutato a socializzare troppo con i suoi coetanei. Da lì la passione per il disegno poi sfociata nell'animazione.

Astuzia finale

Il finale di Inside Out è doppiamente efficace. Da una parte ci fa vedere la rivoluzione politica, ma assolutamente democratica, accaduta nella testa di Riley dove si cambia il pannello di controllo e Tristezza, adesso, non è più l'ultima ruota del carro sottovalutata e sottomessa dal sorriso arrogante di Gioia. Ma da un altro punto di vista, questo epilogo è dannatamente ironico perché sentiamo Gioia commentare serena che ormai il peggio è passato e che Riley, ora dodicenne, non avrà più grossi problemi. E' chiaro che è una battuta che farà ridere molto di più i genitori che non il pubblico coetaneo della protagonista del film perché è ovvio che i grandi capiranno meglio una frecciatina legata al fatto che l'adolescenza per Riley è appena cominciata e chissà quali altri piccoli drammi nasceranno (considerate che la sfera sessuale ancora non si è sviluppata nella nostra eroina). E' un finale intelligente fatto da persone intelligenti per un pubblico intelligente. E' sempre bello quando dei raccontatori di storie ammiccano verso di noi con fare autoironico come a dire: "Ma ti pare che noi possiamo pensare seriamente che tutti i problemi finiscano qui?". Dulcis in fundo, a fronte di un successo di pubblico e critica senza precedenti per la filmografia Pixar di Docter (ad oggi stiamo a 748 milioni di dollari worldwide con Oscar per l'animazione assicurato), il finale aperto riguardo le future difficoltà di Riley può anche nascondere l'intenzione Pixar di pensare a un eventuale seguito ambientato nella sala di controllo di una bambina sempre più donna.

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