Bad Movie - Fast & Furious 7, di James Wan

Il Bad Movie della settimana è Fast & Furious 7, ultimo capitolo di un franchise nato nel 2001. Struggente saluto di Vin Diesel allo scomparso Paul Walker

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Il viaggio dell'eroe

Vin Diesel non ha sempre avuto un rapporto di diretta e immediata passione per il franchise Fast & Furious. E questo non fa che rendere la sua progressione emotiva e professionale dentro la saga ancora più umana e scevra da qualsiasi retorica o forzatura. Quasi a farlo apposta, come in una sceneggiatura, gli amici di sempre ti convincono, le circostanze della vita ti obbligano e il destino sembra chiamarti verso le tue vere responsabilità. Verrebbe quasi da scomodare il terzo stadio de Il viaggio dell'eroe di Christopher Vogler con quel rifiuto al richiamo che per Vin Diesel è stato ben presente fin dall'inizio.

Non è stato, dunque, un colpo di fulmine. Piuttosto una lenta relazione che è cresciuta e maturata nel corso degli anni. Il veicolo sui veicoli che contribuì a renderlo una star all'inizio del nuovo millennio non lo faceva proprio impazzire nonostante gli ottimi incassi del primo Fast and Furious del 2001 (207 milioni di dollari worldwide dell'epoca, senza calcolare aggiustamenti, a fronte di un budget di 38, senza contare il marketing). La canotta sporca di grasso di Dominic Toretto forse non era un vestito che il nativo di Alameda County sentiva propriamente adatto alle sue ambizioni artistiche. Molti ricordano che in quel frangente fondamentale della sua carriera, dopo essere stato umiliato nel 2000 da sconosciuto da John Frankenheimer sul set di Trappola Criminale (Vin se la legò al dito) e poco dopo la spinta fornitagli dallo Spielberg di Salvate il Soldato Ryan (1998; leggenda vuole che Spielberg lo scelse per il ruolo di Caparzo dopo aver apprezzato il suo esordio alla regia super indy Strays), Vin Diesel preferisse sicuramente al working class criminal Toretto di Fast and Furious il virile antieroe fantascientifico Riddick di Pitch Black (2000) ispirato al Kurt Russell di 1997: Fuga da New York (1981).

Vin Diesel non ha sempre avuto un rapporto di diretta e immediata passione per il franchise Fast & Furious

Poi, in un altro momento molto interessante pre-Daniel Craig quando si stava di nuovo riflettendo sull'imminente post-Brosnan (il suo ultimo Bond è del 2002) ecco due nuove spie giovani come il trentaduenne Matt Damon (The Bourne Identity) e appunto il nostro amato trentacinquenne Vin Diesel (xXx) dimostrare di poter incarnare perfettamente l'agente segreto del nuovo millennio post-11 settembre (la spia che si scusava dopo essersi ricordata tutte le cattiverie che aveva fatto rappresentando il senso di colpa dell'Occidente: Matt Damon; quella nichilista e per niente patriottica perché distante anni luce da qualsiasi coinvolgimento geopolitico: Vin Diesel).

Di fronte alle tre possibili saghe aperte da quel periodo pazzesco per Diesel... il nostro optò chiaramente per Pitch Black, impegnandosi al massimo per il sequel The Chronicles of Riddick (2004) anche nel ruolo di produttore. Risultato: un disastro totale. E xXx? Non era andato benissimo al box office anch'esso? Il personaggio di spia nichilista Xander Cage fu addirittura fatto morire fuori campo con una semplice battuta riferita di corsa a Scott Speedman in xXx 2: The Next Level (2005; "Xander Cage è stato ucciso a Bora Bora ieri sera"). Toretto, invece, decise di prendersi una vacanza sia da 2 Fast 2 Furious (2003), dove Paul Walker fu lasciato solo con Tyrese Gibson e Ludacris con pettinatura afro, che dal terzo The Fast and the Furious: Tokyo Drift (2006) in cui Dom faceva una piccola apparizione finale non accreditato. Era appena arrivato Justin Lin alla regia del franchise sui bolidi e l'Asia (Fast and Furious è il primo grande franchise hollywoodiano che capisce prima di altri verso quale mercato muoversi innestando la quarta) cominciava a farla da padrona con l'introduzione del personaggio del patito di snack Han, interpretato dallo statunitense di origini coreane Sung Kang. E pensare che il viaggio in Giappone da parte del protagonista yankee del terzo capitolo (non è Paul Walker bensì il sosia di Ryan Reynolds più basso Lucas Black, anche lui ritornante in questo numero 7) doveva avere lo scopo terapeutico di farlo disintossicare dalle corse clandestine.

furious7Diesel, in quel momento, è ancora disinteressato e distante dal franchise. Cosa manca per farlo tornare a indossare di nuovo la Corona dell'Alpha Man amante della birra Corona? Ma un altro megaflop legato alla fantascienza, naturalmente! E' un genere che lui deve amare alla follia perché dopo il disastroso The Chronicle of Riddick eccolo cimentarsi ancora una volta con il genere in questione per l'altrettanto disastroso Babylon A.D. (2008) di Mathieu Kassovitz. Dopo, ecco la svolta con il suo ritorno al franchise per Fast & Furious - Solo parti originali (2009) in veste anche di produttore. In fondo... gli era rimasta solo questa saga delle tre di inizio 2000. Come avete notato... ce ne ha messo di tempo il buon Vin prima di credere nuovamente in Toretto. In questi ultimi 6 anni da quel quarto capitolo del 2009 sapete come è andata: fortissimo sodalizio con Justin Lin, definizione della squadra all star di personaggi riannodando gli episodi del franchise, trame in giro per il mondo, ristabilimento del duo leader Diesel-Walker, i quali nel primo Fast & Furious erano addirittura rivali e prossimi a uccidersi. Con Fast & Furious 5 (2011) e Fast & Furious 6 (2013) Vin Diesel si è definitivamente accasato in un franchise potenzialmente indistruttibile e immortale. Ma c'è sempre qualcosa che ci ricorda come questa saga sia per lui strumentale per sviluppare altri progetti. È notizia del settembre 2014, attraverso un video sul suo profilo Facebook poi rilanciato su You Tube da Tyrese Gibson, il title treatment Hannibal the Conqueror per il progetto che insegue da anni sul generale cartaginese del III secolo a.C.

A noi, presenti alla roundtable londinese di Guardiani della Galassia, aveva fatto questa confessione piuttosto sincera nel luglio 2014:

Le decisioni che ho preso negli ultimi cinque anni vengono dalla base di fan che ha permesso alla mia pagina Facebook di avere più seguito di quella di Barak Obama. Sento che le persone vogliono Hannibal e lo vogliono come una trilogia. Durante il mio ultimo compleanno ho pensato improvvisamente: “Mi sento vecchio e ancora non ho fatto Hannibal!”. Riproporre un capitolo di Riddick era una promessa alla fanbase (arrivò un nuovo capitolo nel 2013, N.d.R.). Riportare in vita Letty in Fast & Furious 6 era anche quella una promessa ai miei fan. Hannibal è una promessa. Ogni anno mi avvicino sempre di più all’accordo definitivo. E io… rispetto sempre le promesse.

Quindi concludendo: Vin Diesel sa che Fast & Furious può sbloccargli Hannibal. Fast & Furious è strumentale per portare a completa realizzazione il suo sogno. C'è un discorso di "do ut des" con i possibili finanziatori del biopic sul generale cartaginese?

Vedremo.

Dal quarto con la quarta

Abbiamo stabilito che Fast & Furious - Solo parti originali è il nuovo inizio. Si decide di ampliare il cast, formare una squadra alla A-Team formata da Toretto e, attraverso l'idea geniale di inserire nel quinto film del 2011 Dwayne "The Rock" Johnson, far gradualmente diventare i nostri ladri più degli agenti speciali clandestini utilizzati quando la Diplomatic Security Service di Hobbs (The Rock) ha bisogno di gente con una marcia in più. L'impegno è sfornare un Fast & Furious ogni due anni e infatti eccone quattro dal quarto del 2009 compreso, segno del grande impegno di Diesel descritto da Justin Lin come un uomo in grado di passare intere nottate con il regista di Taiwan a progettare i prossimi Fast & Furious... ben oltre il decimo capitolo!

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Gioco di squadra

Il titolo di questo ultimo capitolo in originale è Furious 7 come The Magnificent Seven (1960) è il titolo del remake hollywoodiano da I Sette Samurai (1954) di Akira Kurosawa. Il gioco di squadra è fondamentale e la divisione dei compiti perfetta all'interno del Team Toretto. C'è l'alpha man (Toretto), la donna dell'alpha man (Letty), il tech guy (Tej), il joker (Roman Pearce... il quale vorrebbe essere il doppio alpha man) e il family man riluttante (Paul Walker). Molti di questi ruoli li assegna in una scena molto divertente la new entry di questo capitolo Ramsey, hacker con corpo da favola (viviamo in un'epoca di hacker sexy dopo il Chris Hemsworth di Blackhat) interpretato da Nathalie Emmanuel.

Ogni singolo innesto nel tempo ha dato i suoi frutti: Han è diventato l'asiatico che non si scompone mai dipendente dagli snack (ma li mangia lentamente e uno alla volta senza ingrassare mai) mentre il mitico Hobbs di Dwayne The Rock Johnson è perfetto nell'incarnare quell'agente governativo così pazzo e bigger than life da voler avere un rapporto di fiducia e amicizia con Toretto & Co. Fu molto visiva la sua rivalità con Vin Diesel in Fast & Furious 5. Diesel si presentava sul set asciutto e trattenuto (il corpo action della contemporaneità) mentre The Rock si cospargeva costantemente di olio lasciandosi andare ai suoi soliti atteggiamenti esuberanti e sguardi assassini (il corpo action degli anni '80). I fan del cinema muscolare maschile andarono letteralmente fuori di testa di fronte allo scontro di questi due corpi. In quella contrapposizione fisica c'era il segreto di tanto cinema popolare. Tanto buon cinema popolare.

The Shaw Must Go On

furious-7-poster-5Il fratello incazzato funziona sempre. Funzionò ai tempi del terzo Die Hard - Duri a morire (1995) quando Jeremy Irons si presentò a tormentare Bruce Willis-John McClane nei panni del fratello psicopatico, e patito di indovinelli, di quell'Hans Gruber Miglior Villain degli anni '80 grazie ad Alan Rickman. Perché lo schema non doveva funzionare pure oggi con Jason Statham a fare egregiamente il suo a partire dalla prima divertentissima entrata in scena in ospedale come fratello del cattivone del precedente Fast & Furious? Constateremo, a posteriori, che ha distrutto un intero ospedale, compreso il suo staff, senza torcere un capello al fratellino gravemente ferito e intubato. Ci vuole una grande perizia per fare fuori tutti quegli uomini senza inavvertitamente peggiorare le condizioni di un parente al quale tieni molto che riposa incosciente sul letto d'ospedale.
Deckard Shaw conosce l'arte del dettaglio.

Nobody to love

Il sogno di Vin Diesel si chiama Kurt Russell, il grande attore la cui prova in 1997 : Fuga da New York di John Carpenter è stata la base di partenza per la creazione del fuorilegge dal cuore d'oro Riddick nato nel 2000 in Pitch Black e molto amato da Diesel. Dopo aver inserito perfettamente un altro alpha man della grandezza di The Rock nel franchise a partire dal quinto capitolo, è molto funzionale la presenza di Kurt Russell in questo settimo. Un po' perché il suo Mr. Nobody fa con Toretto la parte che Lee Van Cleef aveva con Plissken nel capolavoro di Carpenter (lo controlla a distanza e sostanzialmente lo manda al macello), un po' perché Toretto non si fida di lui e Diesel è dolcissimo nell'essere iperdiffidente nei confronti di un governativo che lui è convinto che lo fregherà. Russell ci mette del suo, gioca su questa ambiguità ma alla fine... Mr. Nobody è un somebody to love al massimo con un gusto particolare per una birra belga che a Toretto proprio non va giù. Lui, lo sappiamo, preferisce la Corona.

Wan Direction

Sappiamo dall'ottima intervista del nostro Andrea Bedeschi che James Wan ha inserito la sua camera rotante presa in prestito da L'evocazione - The Conjuring (2013) per la scazzottata tra Hobbs e Deckard Shaw. Una strizzatina d'occhio per dire allo spettatore: "Ehi... sono io ragazzi!". Il suo lavoro è semplicemente egregio e non era affatto scontato visto che l'australiano di adozione ha sempre agito dentro un tipo di produzione piccola in cui poteva fare esattamente quello che voleva fin dai tempi del suo geniale Saw creato con l'amicone Leigh Whannell. Questo era il suo primo kolossal. Per un film di più di due ore è difficile non provare MAI un momento di noia o affaticamento. C'è azione, poi humour, poi inseguimenti, poi corpo a corpo, poi commozione, poi romanticismo e via così. Sicuramente la sceneggiatura di Chris Morgan è una delle miglior mai scritte per il franchise con le sue missioni all'estero (Azerbaijan, Emirati Arabi e poi Los Angeles), acrobazie automobilistiche (giù da un aereo con paracadute; il vertiginoso inseguimento al 45esimo piano del più alto dei cinque grattacieli anche detti Etihad Towers che fa impallidire la scalata a mani nude di Tom Cruise del Burj Khalifa del quarto Mission: Impossible) e lo showdown con drone impazzito che mette a ferro e fuoco mezza Los Angeles.

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For Paul

Non è un pesce d'Aprile se diciamo che ci siamo commossi nel finale

Non è un pesce d'Aprile se diciamo che ci siamo commossi nel finale. Altri attori sono morti durante le riprese di un film per essere rimpiazzati in qualche modo: dall'Oliver Reed de Il gladiatore (2000) al sempre ricordato Brandon Lee de Il Corvo (1994). In questo caso l'improvvisa scomparsa di Paul Walker del 30 novembre 2013 non è stata solo contenuta e risolta a livello di riprese e risultato finale ma addirittura, e questo è eccezionale, celebrata all'interno del film attraverso lo struggente finale. Il suo Brian O'Conner attraversa il film come un drogato. La sua dipendenza da adrenalina lo domina. E' qualcosa che occupa e preoccupa tutto il film. Toretto lo vorrebbe vedere finalmente a suo agio e rilassato nel ruolo di genitore e marito di sua sorella Mia. E' sinceramente angosciato per lo stato mentale dell'amicone ma è anche vero che non può distrarsi dalle mire omicide di quel pazzo scatenato di Deckard Shaw. Così, alla fine, quando Toretto è felice di vedere Brian + Mia + figli giocare in spiaggia... si è chiuso anche quell'inseguimento da parte dell'amico di una serenità interiore. Anche quel buffone di Roman, di fronte a una scena del genere, smette di fare battute cretine. E' così che il riluttante Vin Diesel ha voluto salutare il riluttante Brian O'Conner (Paul Walker, invece, è sempre stato più convinto e dipendente dal franchise rispetto al buon Vin). Due macchine, un addio ancora più bello perché Walker è già un fantasma chiaramente sovraimpresso in post quando saluta Toretto fianco a fianco e poi via, in alto, per una ripresa aerea dove le strade si separano e la macchina da presa decide di seguire il bolide di Brian O'Conner che placidamente scompare in un fade to white che sa di paradiso. Finale migliore non poteva scegliere l'intera produzione per far sentire quanto questo franchise fosse diventato realmente un affare di famiglia. Saluto migliore non poteva esserci da parte di Vin Diesel per il compagno di sgommate dal lontano 2001. Un saluto sincero.
Slow & Sweet.

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