Bad Movie - Dickens: L'uomo Che Inventò Il Natale, di Bharat Nalluri
Il Bad Movie della settimana è il primo Canto Di Natale con Charles Dickens al posto di Ebenezer Scrooge come protagonista della genesi del suo capolavoro
L'artista ha un tale successo da dominare il palcoscenico americano come fosse un enorme circo di cui lui è l'attrazione principale. Eccolo un giovane Charles Dickens in quel di New York poco prima di trovarsi al centro di una sarabanda degna del P.T. Barnum di The Greatest Showman. Tutti pendono dalle sue labbra perché è l'autore de Il Circolo Pickwick, Le Avventure Di Oliver Twist e Nicholas Nickleby. Gli americani sono così pieni di entusiasmo... che lui non vede l'ora di tornare dai sarcastici connazionali inglesi. L'inizio di Dickens: L'Uomo Che Inventò Il Natale di Bharat Nalluri è molto satirico. Dickens stesso avrebbe apprezzato. Si vede un giovane artista crogiolarsi nel consenso, respirare a pieni polmoni il successo, calpestare con passo trionfante le assi del palcoscenico dell'adorazione anche se l'esuberanza yankee è tanto minacciosa nel suo esprimersi da sembrare di poterlo polverizzare con quegli stessi fuochi d'artificio della popolarità. Ecco perché, dopo questo prologo, è ancora più divertente vedere come è conciato l'artista giusto un anno dopo.
Le uscite mensili del romanzo picaresco a puntate Martin Chuzzlewit sono state un fallimento. Gli americani, ora, lo detestano (li ha presi in giro e accusati di essere degli schiavisti). I soldi scarseggiano (dovrebbe ricevere 2200 sterline da un plagio di Oliver Twist ma il truffatore è andato in bancarotta). La famiglia si allarga (è in arrivo Francis Jeffrey Dickens ovvero il figlio numero cinque dei dieci finali). Il padre buono a nulla e sfaccendato, tanto per non farsi mancare niente, è pronto ad andarlo a trovare a Londra proprio mentre il figlio, piuttosto giù di morale, ha un'idea per il suo nuovo romanzo: un vecchio taccagno verrà visitato da alcuni fantasmi proprio alla vigilia di Natale. Il film di Nalluri, liberamente tratto dal saggio del 2008 The Man Who Invented Christmas - How Charles Dickens's "A Christmas Carol" Rescued His Career and Revived Our Holiday Spirits via sceneggiatura firmata Susan Coyne, ha il merito di trasformare lo stesso autore di Canto Di Natale in Ebenezer Scrooge. Nel senso che lo vedremo sempre più angosciato (dal denaro), infastidito (dalle persone) e terrorizzato (dai demoni del suo passato) durante 104 minuti spumeggianti (parola, nel film, apprezzata dallo stesso Dickens) per merito della regia vivace dell'esperto Nalluri e della verve spiritata di un Dan Stevens capace di infondere crudeltà e gentilezza dentro un Dickens difficile da classificare. È qui che il film vince: l'artista non può essere un comodo pifferaio magico in grado di sedurre e manipolare le masse (come pensò di sé, secondo i suoi biografi, lo stesso Dickens dopo quel primo famigerato viaggio in America) ma un corpo dannato dalle scadenze editoriali (il nostro si sottomette a un vero e proprio tour de force per dare alle stampe Canto Di Natale in sole sei settimane) e un'anima piena di oscurità, maschere e fallimenti. Più passano i minuti e più Dickens, capace di parlare con il suo Scrooge (geniale Christopher Plummer a renderlo un neonato della meschinità, tra confusione e riflessi condizionati del cattivo), tira fuori il peggio di sé irritando la moglie (nonostante lei sia abituata alla sua umoralità da creativo), umiliando la domestica appassionata di letteratura fantastica che tanto lo aveva aiutato a ideare Canto Di Natale e cadendo in profonda contraddizione tra immagine politicamente corretta (difensore delle classi più umili) e realtà ("Siete un ipocrita" gli sibila sprezzante Scrooge).
Non è certo un film che passerà alla Storia ma abbiamo amato l'elasticità espressiva di un Dan Stevens sempre più bravo ad essere buono o cattivo nel giro di un secondo netto (occhi dannatamente vividi), la bonomia al servizio della gerarchia attoriale del film di veterani come Jonathan Pryce (il papà combina guai di Charles) e Simon Callow (l'illustratore fumantino John Leech) e soprattutto la classe di un Plummer vero e proprio simbolo dell'adagio di Stanislavskij: "Non ci sono piccole parti, solo piccoli attori". Il suo è lo Scrooge più rimbambito, e dolce, di sempre. E non vediamo l'ora di rivederlo in azione in Tutti I Soldi Del Mondo di Ridley Scott dove ha sostituito in extremis Kevin Spacey. Un vero e proprio tour de force artistico per l'attore appena ottantottenne come quello compiuto da Charles Dickens in quelle sei settimane del 1843 in grado di fargli sfornare il suo immortale capolavoro sul Natale.