Bad Movie - Deadpool, di Tim Miller
Il Bad Movie della settimana è Deadpool di Tim Miller, lungometraggio tutto suo per il mercenario Wade Wilson interpretato da un ottimo Ryan Reynolds
Weapon XI
Lo vedemmo per la prima volta in X-Men: Le Origini - Wolverine (2009). Lo chiamavano Weapon XI, gli cucivano la bocca e quel simpaticone di Stryker (interpretato dal figlio di John Huston, Danny) gli attribuiva il nomignolo Deadpool perché pensava di aver assemblato in lui i poteri mortali di altri mutanti. Così forte con le sue katane incorporate nelle braccia e così muto con la sua bocca sigillata, da essere un temibilissimo avversario per colui che i papà fumettari Rob Liefeld e Fabian Nicieza hanno sempre pensato fosse il suo fratello gemello più istituzionale. Ci riferiamo a Wolverine, ovviamente. Deadpool in quel non particolarmente riuscito cinefumetto spin off del 2009 si picchiava con Wolverine sull'orlo di una ciminiera nella Three Mile Island di Stryker, venendo sconfitto soprattutto grazie all'aiuto anche del fratellastro di James Howlett Victor Creed in arte Sabretooth. Di quel film rimane una coda interessante in cui Deadpool riacquista la testa, la parola ("Shhhhhhhh") e forse un possibile futuro. Lo interpretava Ryan Reynolds il quale sette anni dopo avrebbe platealmente buttato via una action figure di quel Deadpool lì del finale di X-Men: le origini - Wolverine... nel divertentissimo Deadpool di Tim Miller, film sulla genesi del supereroe antieroe dove cambiano parecchie cosette rispetto a quel lontanissimo 2009.
Benvenuti a Deadpooland!
O anche Reynoldsland. L'attore quarantenne canadese, grazie al copione supermeta di Rhett Reese e Paul Wernick, può permettersi nei nuovi panni del nuovo Wade Wilson di fare parecchie cosette davvero interessanti ovvero: 1) gettare via l'action figure di Weapon XI (rinnegando il primo spin off con Wolverine); 2) chiedere all'Ajax di Ed Skrein di non mettergli una tutina verde ("La prego non mi dia un super costume verde... o animato!") per non ripetere la magra figura che fece Reynolds con Lanterna Verde (2011) di Martin Campbell; 3) sostenere che l'attore Ryan Reynolds se non fosse stato bello non avrebbe combinato un cavolo nella vita; 4) recitare parte del film bloccato in una "bara" come fosse sepolto vivo dentro i mille esperimenti dell'insensibile al dolore e ai sentimenti Francis "Ajax" Freeman portandoci alla memoria una bellissima e iconica prova reynoldsiana come il thriller girato a Barcellona Buried - Sepolto (2010) di Rodrigo Cortés.
Come Bill Murray veniva inserito nei panni di se stesso con ammirevole naturalezza dentro Benvenuti a Zombieland (2009), anche Ryan Reynolds, dunque, gioca costantemente con la sua carriera e la sua stessa persona (a questo punto ci saremmo aspettati anche qualche battutina sul matrimonio fallito con Scarlett Johansson, anche lei in tutina attillata come Vedova Nera nell'Universo Marvel) dentro questo bizzarro e molto ben riuscito film sulle origini di Deadpool, il mercenario con un'arma più affilata della katana.
La bocca.
Rotture
Deadpool rompe la quarta parete (si rivolge spesso a noi spettatori come nei fumetti commentava addirittura le nuvolette grafiche in cui erano contenuti i suoi pensieri), rompe le ossa (da umano era un mercenario tostissimo; da mutante un killer che metterebbe in difficoltà lo stesso Wolverine), rompe le scatole (è un battutaro dallo humour inesauribile quanto sgradevolmente senza limiti) ed è in grado di vedere le proprie ferite rimarginarsi in fretta (come il fratello maggiore/papà Wolverine). Lo sentiremo dire di sé all'epoca dell'umanità: “Sono solo un cattivo che viene pagato per picchiare quelli più cattivi di lui" oppure, parlando del suo gruppo di colleghi mercenari: “Sono la versione depravata delle fatine dei denti". E quando diventa mutante? Repentini cambiamenti di umore e autoriflessioni a voce alta che avrebbero fatto risultare Amleto un ragazzo con tutte le rotelle a posto. Tipo: "Pessimo Deadpool... ottimo Deadpool!" oppure: "Cazzata... ficata!".
E' bibolare peggio di Bradley Cooper ne Il Lato Positivo il nostro ragazzaccio... prima di diventare estremamente popolare grazie agli incassi vertiginosi di questo suo esordio nel lungometraggio tutto ma proprio tutto suo.
Cos'è successo per avere tutto questo successo?
Azzardiamo qualche ipotesi. Più che la bocca... il cuore. Più che il trauma... l'amore. Più che represso... il sesso.
Il mercenario Wade Wilson poi Deadpool nasce nei comics nel non lontano 1991 e subito fa dell'irriverenza la sua stessa essenza. Se sei una spalla può bastare, ma se vuoi diventare eroe in primo piano... no.
Bisognava dunque renderlo protagonista di un film dove ci saremmo dovuti appassionare alle gesta di un garrulo nichilista e magari affezionarci pure un po'. Non era per niente facile. Ebbene, ci sono riusciti alla grande.
Già Wilson è dalle prime scene un mercenario più altruista di quello che vorrebbe far sembrare (occhio che non prende i soldi del primo incarico contro lo stalker Jeremy) ma quando incontrerà la prostituta Vanessa, il film decolla del tutto. Sarà sesso a prima vista e poi anche amore. Lei è anche quasi più spiritosona di lui e guardate che dolci quando si lanceranno nell'articolata parafrasi di un celeberrimo caposaldo dello humour inglese come il Four Yorkshiremen sketch, poi reso molto famoso dai Monty Python nel Live at the Hollywood Bowl (1982).
A Wade non pare vero che quella stangona sia così battutara pure lei. Il canadese Reynolds e la brasiliana Morena Baccarin sembrano essere nati per questi due personaggi. Pazzesca la loro sintonia.
Se tu credi all'amore fortissimo e fatto di acrobazie linguistiche e sessuali tra Wade e Vanessa... allora credi a tutto il film visto che la struttura è uno scarnissimo revenge movie (o meglio: Deadpool vuole ritrovare Ajax per costringerlo a rimettergli a posto la faccia ustionata per poter tornare da Vanessa) con lunghi e perfettamente incastrati flashback in cui vediamo il passato del garrulo nichilista in tutina spandex rosso & nera con quegli occhi bianchi che fanno tanto versione stoner di Spider-Man.
Deadpool è l'alter ego di ogni adolescente che si rispetti.
E' sporco, dalla pelle rovinata, estremista, sentimentalmente squilibrato e sessualmente confuso.
E' nichilista ma guai se gli toccate Vanessa... e anche qualche amico come Weasel e Blind Al.
Non vuole frequentare gli X-Men ma poi sarà costretto a chiedere aiuto a Colosso e a Testata Mutante Negasonica per andare a dare una lezione ad Ajax (Ed Skrein meglio qui che in The Transporter Legacy) e Angel Dust (Gina Carano più grassa qui che nel memorabile Knockout in prendeva a calci Michael Fassbender).
E quindi?
Deadpool deve soffrire. Perché se non soffre e spara solo spiritosaggini... ma a noi che ci frega della sua vita? E allora ecco Wade Wilson scappare da Vanessa perché malato di cancro terminale ed ecco Deadpool tornare da lei per farsi prendere a schiaffi e dirle tutto rammaricato: "Scusa. Ho sbagliato. Sono stati due anni duri".
Dobbiamo ammettere che da un designer, effettista e pubblicitario come Tim Miller non ci saremmo mai aspettati una cura tale nell'affrontare con Ryan Reynolds l'importanza di semplici primi piani in cui il nostro ha sinceramente paura oppure impreca come farebbe ognuno di noi in preda a frustrazione e rabbia.
E come ci è piaciuto assai quel costume sporco, vissuto e pieno di chiazze di sangue e altri umori che rimangono incollati e ben presenti davanti ai nostri occhi mano a mano che passano i minuti e Deadpool avanza dentro questo squallido ma vibrante mondo fatto di cavalcavia (onnipresenti anche sullo sfondo dei totali nello scontro finale), locali abitati da rozzi mercenari, appartamenti fatiscenti, luride cliniche, camion della spazzatura, taxi guidati da indiani di basso profilo ed enormi sfasciacarrozze.
Se non ci fosse stato questo tocco umano da parte di tutti, il film sarebbe risultato solo stucchevole onanismo per maschietti repressi e brufolosi.
Invece è schifosamente divertente, violento, romantico e... umano.
Non male per un supereroe, no?